Da Aldo Manuzio ai giorni nostri. In dialogo con Roberto Russo La Graphe.it edizioni di Perugia, che guarda anche alla Romania, è stata costituita nell’estate del 2005 e quest’anno ha raggiunto la maggiore età. Con l’occasione abbiamo intervistato Roberto Russo, il titolare di questa impresa orientata verso la decrescita editoriale, nel senso che intende pubblicare meno per pubblicare meglio. In questo modo opera in una dimensione che consente di instaurare rapporti umani prima ancora che professionali. Molto dipende da come si concepisce il lavoro di editore. Ci sono editori che pubblicano moltissimo in nome della filosofia che «tutti devono avere una possibilità»; ce ne sono altri, e io mi colloco tra questi, che fanno una rigida selezione per far sì che il proprio catalogo cresca con una logica interna. Va da sé che se si effettua una selezione alla fonte, poi si propone al pubblico qualcosa di curato, che può anche non piacere, naturalmente, ma che senza dubbio ha in sé un valore aggiunto.
Bisogna dirlo in maniera chiara: non esiste il diritto a essere pubblicati. Ognuno può scrivere quello che vuole, ma questo non significa che poi lo scritto debba diventare un libro. Purtroppo noto sempre più persone che non accettano consigli su come modificare il proprio testo o non hanno la pazienza di attendere i tempi editoriali. Ultimamente alla mia richiesta di intervenire sul testo, modificarlo, prendersi tempo per rileggerlo mi sento spesso rispondere da chi scrive che ha l'urgenza di vedere pubblicato il proprio scritto perché è arrivato il momento di chiudere un cerchio. Per lui, forse, non certo per me! Il fatto che oggi sia relativamente semplice realizzare un libro (con i tanti servizi di print on demand) fa perdere di vista l'orizzonte. Se uno ha fretta può benissimo autopubblicarsi, con tutto quello che comporta. Per quel che mi riguarda, faccio miei i versi del poeta Ferruccio Brugnaro: «Ma noi siamo /della pazienza del grano».
Uno dei mantra della casa editrice è «L'importante è leggere». Il supporto, secondo me, è secondario: libro cartaceo, digitale, audio… tutto contribuisce al piacere della lettura. Sono mezzi che si affiancano e non li vedo come uno che fa «guerra» all'altro. Detto questo, personalmente preferisco la lettura in cartaceo, ma conosco persone che adorano ascoltare i libri.
Qualche tempo fa le avrei detto che la lotta tra «profumo della carta» e «comodità del digitale» era molto forte, con fan da una parte e dall'altra. Oggi direi che c'è una sorta di livellamento. Il mercato degli e-book non ha avuto il boom che sembrava dovesse incontrare e quello del libro cartaceo si è contratto. Lo sguardo di un autore, a mio modo di vedere, è concentrato sulla pubblicazione e i due mezzi risultano essere complementari.
La pazienza. I tempi della Graphe.it edizioni, che, lo ricordo, è una piccola casa editrice, sono molto lunghi e dall'accettare un libro un catalogo al vedere lo stesso in libreria passa molto tempo, anche più di un anno. In tutto questo periodo si ha tempo di conoscersi vicendevolmente, di valutare il lavoro uno dell'altro e, di conseguenza, stabilire un rapporto umano che va al di là, o, se si vuole, che completa, quello professionale.
C'è un certo interesse verso la letteratura romena e alcuni nomi si sono imposti all'attenzione di tutti: penso a Cioran, Eminescu, Mircea Cărtărescu, Mircea Eliade ma anche Herta Müller ed Elie Wiesel. Senza dubbio la vostra rivista Orizzonti culturali italo-romeni fa un lavoro encomiabile e prezioso nel tenere aggiornato il database degli scrittori romeni tradotti in italiano a partire dal 1900! Ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada editoriale due giganti della letteratura moldava: il poeta Grigore Vieru di cui abbiamo pubblicato l'antologia Orfeo rinasce nell'amore e lo scrittore Nicolae Dabija con il suo celeberrimo romanzo Compito per domani. Entrambi i testi sono stati tradotti per noi da Olga Irimciuc che, tra l'altro, è autrice dell'interessantissimo saggio La letteratura romena nella Repubblica Moldova. E recentemente è approdata da noi anche Ana Blandiana che ha firmato la prefazione del libro Behind the Nobel di Emiliano Tognetti.
Speranza e timore. Se guardo ad alcune realtà editoriali indipendenti che hanno un progetto alle spalle, sono pieno di speranza perché la qualità dei libri proposti è alta, sia dal punto di vista del contenuto che da quello grafico. Pur riconoscendo l'indubbio valore della grande editoria e senza voler cadere in banali luoghi comuni, bisogna notare, purtroppo, che c'è anche tutto un carrozzone del “bestseller del momento” che senza dubbio fa bene all'economia, ma non so quanto ne faccia alla cultura. E questo mi pare di ravvederlo tanto in Italia quanto all'estero.
Non progetti, ma un percorso. Continuare, cioè, sulla via della decrescita editoriale: l'ideale sarebbe pubblicare al massimo dieci titoli l'anno, curandoli e promuovendoli molto bene. Siamo orientati in questa direzione che, per quel che ci riguarda, è fondamentale.
A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone |