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In dialogo con Roberto Pasanisi, poeta e psicoanalista
Roberto Pasanisi è poeta e psicoanalista, fondatore e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (del quale dirige anche le Edizioni omonime, la rivista internazionale di poesia e letteratura «Nuove Lettere» e il Corso di formazione in Scrittura Creativa) e del CISAT (Centro Italiano Studi Arte-Terapia). Dirige la Scuola di formazione politica «Guido Dorso» e la rivista telematica «Politiké». Traduttore di poeti classici e contemporanei, ha pubblicato tre raccolte di versi (fra le quali Sulla rotta di Magellano, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996; prefata da Giorgio Barberi Squarotti), alcuni volumi saggistici (fra gli altri Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, I.E.P.I., 2000; Con le armi della poesia, Napoli, Edizioni dell’ Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 2008; introduzione di Sergio Givone; E piove in petto una dolcezza inquieta, Napoli, Edizioni dell’ Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 2016) e circa trecento articoli di letteratura e di psicologia in riviste specializzate italiane e straniere. Si occupa principalmente di psicologia clinica, metricologia (nell’àmbito della quale ha ideato la ‘metroanalisi’) e di psicologia della letteratura e, come autori, di Lorenzo Spirito Gualtieri, del D’Annunzio del Poema Paradisiaco, di poeti italiani del Novecento (Caproni e Pasolini specialmente), di Mallarmé. Nel 2002 ha ricevuto il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri per la saggistica. Nel 2004 è uscito il suo romanzo Gli angeli, Salerno, Ripostes. Suoi racconti sono stati pubblicati in riviste letterarie e quotidiani in Italia e all’estero.
Ci parli della Sua formazione psicoanalitica: quali sono stati i benefici che (ne) ha tratto, in merito alla Sua attuale professione?
La mia formazione – ovvero la mia Leheranalyse come diceva già Freud: ‘analisi didattica’ o ‘di apprendimento’ –, non è stata solo psicoanalitica, ma anche in Psicodramma moreniano, Psicodramma analitico e Psicologia umanistica rogersiana.
In quanto teoria generale della psiche, la Psicoanalisi poggia su alcune nozioni fondamentali (inconscio, rimozione, conflitto, pulsione) articolate – nella sistemazione a cui Freud ha dato il nome di «metapsicologia» – secondo i tre punti di vista dinamico, topico (poi confluito in quello strutturale) ed economico. Il punto di vista secondo cui i fenomeni psichici sono considerati come risultanti da un conflitto di forze contrastanti è quello dinamico: il conflitto nevrotico, che contrappone desiderio e difesa e si compone in un compromesso, presuppone la rimozione, consistente nell’espellere e nel tenere lontano qualcosa dalla coscienza. In tale prospettiva, la rimozione è il principale meccanismo di difesa, in quanto processo che istituisce l’inconscio come campo separato dal resto dell’apparato psichico, inconscio che esercita in permanenza una forza che spinge al ritorno del rimosso. Dal punto di vista topico, all’inconscio, luogo nel quale risiedono le forze istintuali e i desideri più arcaici, risalenti alla storia infantile di ciascun individuo, si affiancano il preconscio (il luogo dei contenuti psichici non attualmente presenti ma in grado di essere portati alla coscienza) e la coscienza. Questa tripartizione dell’apparato psichico venne poi integrata, se non sostituita, dal punto di vista strutturale, che distingue tra Es (l’inconscio, sede delle pulsioni, dominato dal principio del piacere), Io (dominato dal principio di realtà, alla base del pensiero logico-razionale) e Super-Io (sede delle istanze morali, che stabilisce gli ideali e agisce come censore, ed erede della più tipica situazione psichica infantile, consistente nella rivalità verso il padre che il bambino avverte per l’amore esclusivo che rivolge alla madre). Il punto di vista economico si basa sull’ipotesi dell’esistenza di certe energie psichiche (libido, aggressività, ecc.) nonché sull’idea che l’energia psichica può unicamente trasformarsi, ma non dissiparsi o essere creata.
La Psicoanalisi più moderna ha tendenzialmente e progressivamente sostituito, al meccanismo del ‘transfert / controtransfert’, come nucleo del setting analitico, quello dell’‘empatia’, Einfühlung, della quale Freud aveva sì già parlato in Psicologia delle masse e analisi dell’Io, a c. di Emilio A. Panaitescu, Torino, Bollati Boringhieri, 1997, ma dandole un rilievo secondario, soprattutto dal punto di vista clinico.
Grandi analisti come Horacio Etchegoyen, ne I fondamenti della tecnica psicoanalitica, Roma, Astrolabio, 1990, mette l’empatia al centro del processo terapeutico, come nucleo e motore della psicoanalisi in azione, ovvero come terapia e non solo come meta-psicologia.
Quasi 40 anni dalla fondazione e direzione dell’Istituto Italiano di Cultura, a Napoli: com’è nata l’idea, da parte Sua?
Nacque prima la rivista internazionale di poesia e letteratura «Nuove Lettere», e subito dopo l’Istituto Italiano di Cultura di Napoli: inizialmente come editore e (per così dire) ‘contenitore’ e distributore della rivista. Poi, rapidamente, l’Istituto ha assunto una sua completa autonomia come ente culturale accademico, scientifico, di formazione, di ricerca e di didattica, riconosciuto dalla Regione Campania e che ha l’Adesione della Presidenza della Repubblica.
Quali personalità di spicco, nel mondo della Letteratura, ha chiamato presso di sé? Ci dica quali sono le più rilevanti…
Innanzi tutto citerei l’attuale Comitato scientifico internazionale: Steven Carter (già docente di Lingua e letteratura inglese all’Università della California, Bakersfield), Massimo Cocchi (professore di Alimenti e Nutrizione Umana presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Bologna); Giovanni Dotoli (professore emerito di Lingua e letteratura francese all’Università «Aldo Moro» di Bari e docente all’Università della Sorbona di Parigi); Giulio Marra (professore di Lingua e letteratura inglese, Università Ca' Foscari di Venezia; scrittore); Antonio Illiano (professore emerito di Lingua e Letteratura italiana alla University of North Carolina at Chapel Hill), il sottoscritto (già direttore dei dipartimenti e docente, Polo Universitario «Principe di Napoli»; direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli e di «Nuove Lettere»; scrittore; psicologo clinico, psicoterapeuta e psicoanalista), Mario Selvaggio (professore di Lingua e letteratura francese all’Università di Cagliari); Mario Susko (già ordinario all’Università di Sarajevo; docente di Letteratura americana alla State University of New York, Nassau; scrittore) e Násos Vaghenás (docente di Teoria e critica letteraria all’Università di Atene; scrittore).
E, per il passato, ne hanno fatto parte dall’inizio fino alla prematura scomparsa scrittori fra i più rilevanti del Novecento letterario italiano come Dario Bellezza, Franco Fortini (già ordinario di Storia della critica all’Università di Siena) e Giorgio Saviane; il maggiore poeta francofono romeno Constantin Frosin (già docente di Lingua e Letteratura francese all’Università «Danubius» di Galaţi); e il grande italianista vietnamita Nguyễn Văn Hoàn (già docente di Letteratura italiana e di Letteratura vietnamita all’Università di Hanoi). Ha fatto parte del Comitato scientifico dell’Istituto, oltre che mio amico personale, il grande psichiatra Vittorio Pellegrino (già presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo di Napoli; neuropsichiatra, già Direttore del Servizio d’Igiene Mentale e docente all’Università di Napoli «Federico II»).
In merito al suo curriculum ragguardevole, risulta che Lei abbia avuto numerose abilitazioni, piazzandosi sempre nei primi posti, per le scuole superiori. Di quali insegnamenti si tratta(va)? In quale, fra questi, si rispecchia maggiormente?
Con la scuola superiore ho avuto un breve approccio da ragazzo, nei primi miei anni post lauream, ma non l’amo sotto alcun aspetto: è solo (come direbbe Gramsci) una ‘cinghia di trasmissione dell’ideologia del sistema’ e un luogo anti-meritocratico nel quale si premiano di fatto l’astuzia e l’ignoranza, all’insegna del ‘tutti sempre e comunque promossi’. Vergognoso. Una delle cause di base della decadenza italiana: una cultura fra le prime al mondo (se non la prima) che è così scaduta e così involgarita da poter fare dire degli Italiani, opportunamente e realisticamente, al mio maestro Pier Paolo Pasolini (attraverso le parole di Orson Welles nell’episodio La ricotta del movie Rogopag, girato nel 1962): «Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d’Europa».
Insomma, la scuola come è andrebbe abolita, e sostituita con altre forme di trasmissione del sapere, come ci hanno insegnato ad esempio i Greci, che usavano addirittura la poesia come strumento didattico (cfr. il classico Cultura orale e civiltà della scrittura. Da Omero a Platone di Eric Havelock).
Poi ho lavorato sempre come professore universitario, specialmente all'estero: Lingua italiana, Letteratura Italiana, Storia del cinema italiano, Politica e società italiana, Psicologia clinica.
Da qualche decennio, l’ICI promuove il suo prestigioso premio letterario (Premio «Letteratura»), con cadenza semestrale: quali sono le sue sezioni, dedicate ai partecipanti?
Il Premio si articola in quindici sezioni: I. Poesia singola inedita; II. Poesia edita in rivista; III. Raccolta edita di poesia; IV. Raccolta edita di poesia ‘opera prima’; V. Raccolta inedita di poesia; VI. Racconto inedito; VII. Racconto edito in rivista; VIII. Raccolta inedita di racconti; IX. Raccolta edita di racconti; X. Romanzo edito; XI. Romanzo inedito; XII. Articolo edito; XIII. Articolo inedito; XIV. Saggio edito; XV. Saggio inedito.
Come ente nazionale, erogate una pluralità di corsi: cosa ci può dire, in merito ai percorsi terapeutici, attraverso arte e musica?
Oggi L’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI) pubblica la rivista internazionale di poesia e letteratura «Nuove Lettere», la sua versione telematica «Nuove Lettere Elettroniche» (NLE) e, nell’àmbito delle ICI Edizioni, cinque collane editoriali, sia cartacee che elettroniche (di poesia, di narrativa e di saggistica); organizza il Premio «Letteratura» poesia, narrativa, saggistica e un Corso di formazione in Scrittura Creativa, in sede (CSC) e A Distanza (LESC). Comprende tre settori: il CISAT (Centro Italiano Studî Arte-Terapia), che svolge attività di psicoterapia, di ricerca, di didattica e di Formazione nel campo dell’Arte-Terapia edella psicologia in genere, anche A Distanza (FAD), e organizza annualmente un Convegno interdisciplinare; il Libero Istituto Universitario Per Stranieri «Francesco De Sanctis» (LIUPS), con Corsi anche A Distanza (LIUPS-AD); e la Scuola di Politica «Guido Dorso», che pubblica la rivista telematica «Politiké». L’ICI, talvolta in collaborazione con altri enti culturali, organizza per tutto il corso dell’anno, nell’àmbito del proprio anno accademico, una continuativa ed altamente qualitativa attività culturale, esplicantesi in una serie di convegni, conferenze, incontri, lezioni, presentazioni e tavole rotonde, su tematiche culturali e politologiche.
Riguardo alla filosofia orientale e alle arti marziali, quale ritiene siano i princìpi degni di attenzione, ai fini della Sua attività?
Il Buddhismo, specialmente della scuola Zen, mi ha offerto alcuni strumenti psicoterapeutici di rilievo di mia ideazione, come quelli che io chiamo la Seduta Zen e il Viaggio del respiro.
Le Arti marziali, e specialmente il kung-fu cinese, mi hanno aiuto a comprendere e vivere due dei loro principî fondamentali: il ‘vuoto’ e la complementarietà e fusione degli opposti, iconicamente mostrata dal simbolo del Tao.
Come messaggio di pace, cosa si sentirebbe di proporre? Un pensiero, una riflessione, una poesia…?
Come diceva Freud, il maestro di tutti noi, l’Inconscio è un campo di battaglia. Infatti, in tutta la storia dell’umanità, dalle origini ad oggi, la pace non c’è mai stata. E mai ci sarà. La guerra fa parte della natura umana più profonda.
Voglio dunque concludere ricordano in proposito una poesia di vertiginosa bellezza, l’Epodo VII di Orazio:
Quo, quo scelesti ruitis? aut cur dexteris
aptantur enses conditi?
parumne campis atque Neptuno super
fusum est Latini sanguinis,
non ut superbas invidae Karthaginis
Romanus arces ureret,
intactus aut Britannus ut descenderet
sacra catenatus via,
sed ut Secundum vota Parthorum sua
Vrbs haec periret dextera?
neque hic lupis mos nec fuit leonibus
umquam nisi in dispar feris.
furorne caecos an rapit vis acrior
an culpa? responsum date.
tacent et albus ora pallor inficit
mentesque perculsae Stupent.
sic est: acerba fata Romanos agunt
scelusque fraternae necis,
ut inmerentis fluxit in terram Remi
sacer nepotibus cruor.
In italiano:
Dove, dove vi gettate voi, scellerati?
perché impugnate le spade in disarmo?
Forse non si è sparso sulla terra e sul mare
sangue latino a sufficienza?
e non perché i romani incendiassero in guerra
le rocche altere di Cartagine
o gli indomiti britanni in catene
scendessero per la Via Sacra,
ma perché, come sperano i Parti, perisse
questa città di propria mano?
Non è costume questo di lupi o leoni,
feroci solo coi diversi.
Follia cieca vi travolge? forza invincibile
o colpa? Rispondete.
Tacciono, e un pallore scolora il loro volto,
la mente attonita, sgomenta.
Certo: un fato atroce perseguita i romani,
l'infamia di aver ucciso un fratello,
quando, a maledizione dei nipoti, il sangue
di Remo bagnò innocente la terra.
A cura di Stefano Chiesa
(n. 3, marzo 2025, anno XV) |
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