Intervista all’artista «Madì» Renato Milo, a cura di Maurizio Vitiello

Renato Milo è nato a Napoli il 5/06/1958, risiede, con abitazione e studio, in Napoli in via S. Freud, si è diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Napoli e all’Accademia delle Belle Arti di Napoli.
Organizza, alla Galleria Dehoniana di Napoli una personale a cura di Maurizio Vitiello con testi di Vitiello e Corbi.
Ha lavorato presso la «Galleria d’Arte di San Carlo» di Raffaele Formisano.
In seguito, prende contatti e si avvicina al mondo culturale dell’arte nazionale e internazionale, conoscendo critici americani come W. Robinson che organizza per lui una mostra a New York alla Eduard Montserrat Gallery.
Conosce e frequenta lo storico d’arte Michael Newman che, insieme al critico d’arte S. Sherman, organizza alcune mostre a New York – Los Angeles e Miami; nell’Artgallery Leonard Hutton New York, Fondazione Baalam Miami e una grossa collettiva al Country Museum of Art Los Angeles.
In Italia e a Roma ha avuto incontri e interessamenti con scritti di M. Calvesi, L. Pratesi, E. Crispolti, F. Menna e A. Trombadori; G: Dorfles; lo invitano a partecipare a diverse mostre a Roma, Bologna e Milano.
Ma fu proprio a Roma, durante una mostra organizzata da L. Pratesial Palazzo delle Esposizioni in Roma, che M. Ursino, direttore del Museo d’Arte Moderna di Roma, lo invitava a partecipare a una serie di mostre curate da lui insieme al critico J. P. Helmle a Ginevra -Museo d’Art et d’Historie (des galleries) e Rotterdam –Museo Boymans – Beuniugen.
Egli svolgerà diverse mostre personali e di gruppo fino al 1996 e oltre.
Le sue più recenti realizzazioni di forme poligonali in plexiglas sono costituite da prismi ottici che si susseguono con cadenze geometriche e ritmiche.
Questi elementi posizionati in ordine crescente e decrescente creano un gioco, in movimento, di luci e di colori dando origine a ludiche estroflessioni ottiche.
Nel 1996 a Milano entra a far parte della galleria Arte Struktura di Anna Canali e del Movimento Madì Internazionale per interessamento dell’artista Saverio Cecere.
Da allora ha partecipato a tutte le manifestazioni promosse da tale gruppo in campo nazionale e internazionale.
Le sue opere sono presenti in gallerie, musei e in collezioni pubbliche e private: Londra, Vienna, New York, Paris, Dallas, Berlino, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Mosca.
Ha collaborato pure con la Galleria Neri Marino «arte geometrica contemporanea» Parigi e la Galleria Piris «Arte Contemporanea» Madrid.


Puoi segnalare il tuo percorso di studi?

Mi sono diplomato all’Istituto Statale d’Arte «Palizzi», corso di pittura con i professori Volpe, Cajati e Desiato, mentre all’Accademia delle Belle Arti, sempre corso di Pittura, con Armando De Stefano; in quel periodo seguivo anche i corsi di Renato Barisani e di Carmine Di Ruggiero.


Puoi raccontare i desideri iniziali?

Devo dire che, all’inizio, ero un po' intimorito e non avevo le idee chiare. Sin da giovane età ho frequentato due miei zii, Vittorio e Geppino Fortunati, due artisti di arte informale che mi hanno seguito, consigliato e invogliato a intraprendere gli studi d’arte.


Quali sono stati i sentieri che avevi intenzione di seguire?

Sin da ragazzo avevo un grande desiderio di conseguire il diploma all’Accademia di Belle Arti; ero affascinato dal mondo delle arti e da tutto ciò che lo circondava.


Quando è iniziata la voglia di «produrre arte»?

La vera voglia di iniziare a produrre dei miei lavori è iniziata all’età di 18 anni con opere neofigurative e, spesso, ho modificato linee, stile e linguaggi giungendo oggi ad avere una consapevolezza sia nella forma che nel concetto di linguaggio.


Mi puoi indicare gli artisti bravi che hai conosciuto?

Ho conosciuto artisti bravi, ma quelli più significativi per la mia preparazione sono stati, in primis, i professori dell’Istituto d’Arte Cajati, Desiato e Volpe, e, successivamente, all’Accademia i professori De Stefano, Di Ruggiero e Barisani. Tramite Geppino e Vittorio Fortunati ho avuto la grande fortuna di frequentare, per un breve periodo, lo studio di Guido Tatafiore.
Con il passare del tempo ho avuto consigli e linee guida da Luigi Castellano, detto Luca.
Grazie a loro ho conosciuto Raffaele Formisano, direttore della «Galleria d’Arte di San Carlo» in via Chiatamone ed è qui che ho cominciato a intraprendere il mio secondo percorso.
Ho conosciuto, in quel periodo, Aldo Elefante, Marina Mailler, Arturo Borlenghi, Alberto Lombardi e Luciano Matera.
In quel periodo ci coordinammo insieme per creare un progetto di gruppo e lo chiamammo «Gruppo Es» e cominciammo a conoscere e frequentare critici e altri artisti in campo partenopeo e nazionale.
Con il passare degli anni sono entrato nel gruppo «Zon» nel quale si trovavano artisti di livello come Perrottelli e Matera, in seguito ho incontrato Saverio Cecere, presentatomi da Maurizio Vitiello alla Galleria «L’Approdo» di Avellino di Elide Rusolo – purtroppo, scomparsa a novembre 2020.
In seguito sono entrato a far parte della Galleria «Arte Struktura» di Anna Canali a Milano; Cecere mi fece entrare nel Movimento Madì con Perrottelli, Pilone, Fulchignoni e Lombardi; in seguito entrò anche Enea Mancino che, molti anni prima di noi, aveva già partecipato a manifestazioni del Movimento Madì invitato da Salvatore Presta e dal fondatore del movimento Carmelo Arden Quin.
Oggi, continuando sulla linea Madì, c’è un forte sodalizio sia di amicizia che artistica con Antonio Perrottelli ed Enea Mancino organizzando mostre a livello nazionale e internazionale, spesso con l’ausilio di Gianni Formisano, nipote del compianto gallerista Raffaele Formisano.


Quali piste di maestri italiani o stranieri hai seguito?

Il mio percorso è nato con la conoscenza e la guida di Giuseppe e Vittorio Fortunati con consigli molto importanti.
Guido Tatafiore e Luca Castellano, a loro volta, mi hanno dato preziose indicazioni per sviluppare e arrivare al percorso che attualmente svolgo.
Tutti questi consigli mi hanno spinto a ricercare sempre nuovi materiali e forme con i quali operare.
Sono arrivato a realizzare opere al di fuori dell’utilizzo della pittura.
Con il mio ingresso nel movimento Madì ho allargato le mie conoscenze tecniche e artistiche. Ricordo con piacere gli incontri nella casa-studio, a Savigny a Parigi, di Carmelo Arden Quin e del suo amico Bolivar; lì si creava, insieme ad altri artisti italiani e stranieri si organizzavano incontri, sia sulla teoria Madi che sui concetti filosofici del movimento.


Quali sono le tue personali da ricordare?

Non ho organizzato tantissime personali, perché ho lavorato, soprattutto, con gruppi.
Ho fatto la prima personale alla Galleria «G 59» di Liliana Megaro e alla «Pierrot», poi alla «Galleria Dehoniana» nella quale ho esposto opere completamente rinnovate nel concetto e nella forma, opere ben capite da Maurizio Vitiello, valorizzate con un testo ben curato e con la giusta scelta delle opere da esporre; ricordo anche l’intervento di Vitaliano Corbi.
Successivamente, ho organizzato una mostra a New York alla Galleria di Eduard Montserrat, a cura del critico W. Robinson.
Nel 1987 ho esposto, col Gruppo ES, nell’ambulacro del Palazzo Reale di Napoli – catalogo Electa e testi di Tommaso Trini, Lea Vergine, Enrico Baj.
Ho esposto, poi, a Trieste allo «Studio Tommaseo» e, poi, a Madrid alla «Galleria Madrilena», nel 1995 ho esposto a New York alla «Convention Centre Arte Expo» invitato dalla Galleria di Ferrara «Corso Porta Po Arte Contemporanea».
Ho esposto a Roma nella Galleria Di Sarro con il gruppo «Oggetto Più» con Pilone e Perrottelli, a cura di Luigi Paolo Finizio, una delle mostre più significative.
Nel 1997 ho fatto diverse mostre nella Galleria di Anna Canali «Arte Struktura» di Milano.
Successivamente, sono entrato nel movimento Madì, lì, insieme ad altri artisti partenopei e italiani, ho cominciato uno splendido percorso, ho esposto in molte gallerie e musei in Francia, Stati Uniti, Germania, Brasile, Argentina e Spagna, lì dove ho fatto una significativa mostra del movimento al «Reina Sofia», dopo la grande mostra che avevano fatto Carmelo e Bolivar insieme al gruppo storico Madì dell’epoca.
Ho esposto, anche, in moltissimi musei come Dallas, Berlino, Fortaleza, Barcellona, Madrid, Buenos Aires, Parigi e Mosca.
Attualmente, sempre lavorando nel Madì, è nato un sodalizio artistico fra me, Enea Mancino e Antonio Perrottelli e organizziamo insieme mostre a livello nazionale e internazionale; una delle più significative è quella che è stata organizzata al Pan «Palazzo delle Arti di Napoli» (dalla Galleria San Carlo all’Internazionale Madì) a cura di Luigi Paolo Finizio e organizzata da Giovanni Formisano per omaggiare il suo compianto zio Raffaele Formisano.
Tale mostra è stata portata, successivamente, a Vienna nel «Palazzo della Cultura  Italiana», il catalogo con testi di Finizio e Simoncini.
Oggi, attualmente, oltre a operare nel Movimento Madì io, Perrottelli e Mancino facciamo parte anche del Gruppo ACI (arte del Costruttivismo Internazionale con sede a Parigi) diretto da Herman Jhara.


Puoi precisare i temi e i motivi delle ultime mostre?

Purtroppo, negli ultimi due anni, precisamente da quando c’è stata la pandemia del covid non ho partecipato a molte attività artistiche.
Preciso, però, nelle mostre antecedenti alla pandemia vi è stato un riscontro proficuo e operativo con la galleria di Parigi «Marinò Arte Geometrica Contemporanea», diretta da Neri Marinò e per suo interessamento ho svolto manifestazioni di rilievo con tematiche costruttiviste Madì ... Paris: Arte Paris, Carrousel du Louvre, Museo du Luvre, Grand Palais (Arte e Capital) e Palais Espace Place, della Port d’Annil “Comparison” e diverse personali nella sua galleria con tematiche Madì dove la mia motivazione artistica era ed è il concetto della rifrazione percettiva di componenti geometrici in astrazione di luce scomposta che viene creata dal movimento interattivo di chi guarda.
In seguito, ho avuto stretta collaborazione con la galleria Piris arte contemporanea di Madrid.


Dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?

L’equilibrio e la sensibilità di comprendere l’uomo nella sua complessità con il mondo esterno diventa idea e si trasforma in un concetto che crea una connessione percettiva fra me, l’opera e chi segue il mio pensiero.


L’Italia è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti? La Campania, il Sud, la ‘vetrina ombelicale’ milanese cosa offrono adesso?

Attualmente, gli artisti in Italia lavorano e svolgono un buon servizio per sé stessi, ma credo che la post-pandemia abbia influenzato sulla realizzazione delle loro attività culturali.
Credo che gli Enti pubblici ora poco contribuiscano a realizzare esposizioni artistiche e soprattutto locali, fortunatamente si vedono sbocchi in piccoli centri, piccole città della provincia che ravvivano questa mancanza della grande città, dando nuova forza e vigore alle attività artistiche culturali in genere.


Pensi di avere una visibilità congrua?

Ci sono persone che apprezzano il mio lavoro e la mia ricerca ed è questo che mi dà la forza di andare avanti nella realizzazione del mio percorso artistico, nonché l’apprezzamento degli operatori culturali che certamente fa molto piacere; ricevere tali apprezzamenti è di gradimento.


Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro con e senza il MADÌ?

Sto per realizzare, in un vicino futuro, un gruppo di mostre con il sodalizio di Perrottelli e Mancino; poi, continueremo con i percorsi del Madì e col gruppo ACI di Parigi (Arte del Costruttivismo Internazionale) e a muoverci in spazi a livello culturale di livello internazionale.


Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte? Quanti, secondo te, riescono a saper ‘leggere’ l’arte contemporanea e a districarsi tra le ‘mistificazioni’ e le ‘provocazioni’?

Ancora oggi, non è facile penetrare le frontiere dell’arte, ma solo il buon senso e, soprattutto, una certa preparazione culturale artistica, storica e filosofica possono aiutare l’artista ad arrivare a una giusta ricerca interiore esprimendola nell’opera e in un linguaggio visivo.


I social t’appoggiano, ne fai uso quotidiano?

Uso i social in un modo molto parsimonioso, non sono un fautore dei mass media, ma solo un semplice fruitore.


Con chi ti farebbe piacere collaborare tra critico, artista, art-promoter per metter su una mostra o una rassegna estesa di artisti collimanti con la tua ultima produzione?

In questo momento non saprei dare una risposta precisa, in genere preferisco collaborare, come sempre ho fatto, con critici e artisti con i quali c’è un rapporto di lavoro, ma anche di stima e amicizia.
Ho sempre operato con moltissime gallerie nazionali e internazionali, che mi hanno curato diverse manifestazioni di livello.


Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi impegni?

Penso che il pubblico si possa ricordare dei miei impegni, perché ha compreso il mio linguaggio artistico e vede nelle mie opere una geometria semplice con contenuti lineari e, credo, una certa onestà culturale.


Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario e con quali metodi educativi esemplari?

È una domanda particolarmente interessante, perché ritengo giustissimo che l’arte debba essere uno strumento fondamentale per le nuove generazioni in qualsiasi ambiente scolastico in modo da coinvolgere gli studenti nell’arte, ma, soprattutto, nella conoscenza di quella contemporanea creando così, in futuro, persone più mature al linguaggio dell’arte.


Prossime mosse, a Dallas, NY, Roma, Londra, Parigi, ...?

È difficile organizzarsi, attualmente, soprattutto, poiché siamo uscisti da poco da un confinamento e stiamo uscendo a fatica da una pandemia.
Non è facile organizzare subito mostre di un certo livello e, soprattutto, a livello museale.
In realtà, comunque, sto cercando di trovare spazi adeguati, soprattutto, fuori dall’Italia, perché hanno una maggiore sensibilità recettiva del mio lavoro.


Che futuro si prevede post-Covid-19 e post-guerra Ucraina-Russia?

Questa domanda si aggancia alla precedente, il Covid forse sta diminuendo come dichiarano ufficialmente, ma i casi persistono e, poi, esiste questo grosso nuovo problema della guerra tra Ucraina e Russia e non possiamo immaginare quali saranno gli esiti futuri. Tutto ciò porta a un rallentamento nelle possibili organizzazioni di manifestazioni culturali ed eventi artistici.  Auspichiamo che al più presto tutto ciò finisca e si possa ritornare a operare in modo sereno, dando a ognuno di noi speranza e rinnovamento.




Resized 2 - Opera di Renato Milo, base 25x25cm, altezza 18cm, 2021




Resized 3 - Opera di Renato Milo, base 50cm, altezza 35cm, 2021



Resized 4 - Opera di Renato Milo, base 60cm, altezza 35cm, 2021




Resized 5 - Opera di Renato Milo, circ 50cm, 2021


A cura di Maurizio Vitiello
(n. 12, dicembre 2022, anno XII)