Intervista all’artista Pino Labarbera, a cura di Maurizio Vitiello

Pino Labarbera nasce a Reggio Calabria, dove vive e opera. Ha compiuto gli studi artistici all’Istituto Statale d' Arte, e all'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. 
Ha insegnato nelle Accademie di Urbino, Roma, Catanzaro, Reggio Calabria e Catania.
Il 27 Dicembre 2011 il Presidente della Repubblica gli ha conferito l’Onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
Opera nel campo della ricerca e della sperimentazione visiva con linguaggi diversi, dall’incisione alla pittura, dall’opera plastica all’installazione in cui è evidente una marcata simbologia che rimanda a una visione archetipale e antropologica dell’esistenza. 


Puoi segnalare tutto il tuo percorso di studi?

Il mio percorso di studi inizia all’Istituto Statale d' Arte e si conclude all'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. 

Puoi definire e sintetizzare i desideri iniziali?

I desideri sono tanti. Ho sognato, nel tempo, di poter un giorno raggiungere livelli importanti nel campo dell’arte. È stata una scommessa con me stesso, che con il tempo si è avverata (forse).

Puoi segnalare i sentieri operativi che avevi intenzione di percorrere e che hai, effettivamente, seguito?

I sentieri operativi, nel tempo, sono stati tanti, quasi tutti realizzati con successo grazie alla tenacia e al lavoro continuo. il linguaggio pittorico caratterizzato da stesure di colore sul piano rappresentativo, fino ad arrivare a un’evocazione.

Quando è iniziata la voglia di affrontare l’ambiente artistico e quando la voglia di “produrre arte”?

Ho iniziato all’età di tredici anni, ero lì con la matita in mano per copiare i quadri dei maestri del Novecento, successivamente ho scelto di continuare gli studi artistici sotto la guida di grandi Maestri della Pittura e da lì iniziò la voglia di produrre arte di qualità, partecipando a mostre nazionali.

Mi puoi indicare gli artisti bravi che hai conosciuto e con cui hai operato, eventualmente “a quattro mani”?

Nel mio percorso ho conosciuto tantissimi artisti di chiara fama; non c’è stata mai l’opportunità di lavorare a quattro mani.

Quali piste e tracce di maestri della pittura hai seguito?

Non me la sento di citare nessun maestro che mi abbia influenzato rispetto a un altro.
L’arte non si presenta né bella, né brutta, deve solo piacere per lasciare al fruitore un messaggio che l’artista vuole esprimere.

Quali sono le tue personali da ricordare?

Le mie personali da ricordare sono «Matite colorate» nel 1981 e «L’incanto nel narrare» nel 2017.

Ora, puoi specificare, segnalare e motivare la gestazione e l’esito delle esposizioni tra collettive e rassegne importanti a cui hai partecipato?

La prima mostra a livello nazionale l’ho sostenuta quando frequentavo l’Accademia di Belle Arti con la selezione del «Premio Lubiam», poi a seguire il «Premio Villa San Giovanni», questi sono stati i premi più importanti nella mia gioventù.
Successivamente, Expo Arte di Bari, «Amplexo, Caixas pretas sobre Cubo Branco», Recife (Brasile), collettiva «Imago – mundi», Luciano Benetton collection «Uno sguardo alla Sicilia Orientale», su invito di Luciano Benetton.
Successivamente, tanti altre; infine, con il «Premio Sulmona», invitato dal Prof. Maurizio Vitiello.

Puoi definire i temi che hai trattato in pittura? Ma dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?

Ho iniziato con entusiasmo un percorso iperrealista avvicinandomi tantissimo al realismo americano.
Nel primo periodo i maestri di riferimento sono stati gli artisti del Nuovo Realismo Fotografico, dopo un lungo studio e di lavoro approdo alla pittura iperrealista, a una figurazione espressionista per approdare a un informale materico.
La mia ricerca artistica è, intimamente, legata al lavoro precedente svolto, quello iperrealista.
Cioè in sintonia con la certezza e la sicurezza di poter tendere, successivamente, a un linguaggio nuovo e più “libero”. Nelle opere eseguite successivamente al periodo iperrealista, abbandono per necessità il figurativo per approdare a un’astrazione, dove c’è una rinnovata gioia per il colore e per i fasci di luce che esplodono negli intrichi e negli slanci del segno.

L’Europa è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti? Le «vetrine ombelicali» parigina, londinese e quella milanese cosa offrono, adesso?

L’apertura delle frontiere territoriali comporta, inevitabilmente, anche un’apertura della frontiera artistica, che attribuisce, un valore positivo alla figura dell’artista.
Pertanto, ogni artista è un portatore di arte nell’Europa che rappresenta.

Pensi di avere una visibilità congrua, adesso?

La visibilità si ha tramite il lavoro, la ricerca e sperimentazione artistica continua.
Dando la possibilità agli addetti ai lavori di seguirti continuamente nell’assiduo lavoro.

Quanti «addetti ai lavori» ti seguono come artista?

Nel tempo ho conosciuto tantissimi addetti ai lavori che hanno creduto in me con i quali collaboro.

Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro nel campo della pittura?

Il desiderio è di continuare con la mia ricerca attuale denominata: «Natural Natura».
È ricerca, dove la presenza della natura non è un ritorno alla realtà esterna, ma invece richiama a una natura restituita alla sua dimensione poetica.

Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte? Quanti, secondo te, riescono a saper «leggere» l’arte contemporanea e a districarsi tra le «mistificazioni» e le «provocazioni»?

L’arte non conosce frontiere, pertanto la difficoltà credo sia pressoché scarsa.
Ancora pochi ad oggi riescono a cogliere la sottile differenza tra mistificazioni e provocazioni, pertanto sarebbe opportuno organizzare più eventi d’arte.

I «social» t’appoggiano, ne fai uso?
Sì, ho sia un profilo Instagram, sia un Facebook, che uso quotidianamente anche per pubblicare le mie opere.
Instagram, sicuramente, è una finestra obiettiva sul mondo dell’arte, la quale offre accesso gratuito ad artisti collezionisti e mecenati.
I social in generale facilitano la fruizione dell’arte.

Con chi ti farebbe piacere collaborare tra critico, artista, gallerista, art-promoter per metter su una mostra?

Il desiderio sarebbe quello di collaborare con le persone addette ai lavori che sappiano comprendere al meglio la mia arte.

Hai mai pensato di metter su una rassegna estesa di artisti collimanti con la tua ultima produzione?

Sì, certamente, l’ho pensato, ma mi sembra una cosa impossibile in quanto la produzione artistica si deve differenziare da artista ad artista.

Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi diversi impegni?

Il pubblico dovrebbe attenzionare la mia ricerca artistica legata alla natura e seguirmi così nei miei impegni artistici.

Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario e con quali metodi educativi esemplari?

Sì, l’arte deve essere veicolo di conoscenza per i giovani, tramite rassegne artistiche nelle istituzioni di competenza, con studi e ricerca del materiale esposto.

Prossime mosse, a Reggio Calabria, Napoli, Roma, Milano, Londra, Parigi, NY ...?

C’è in cantiere un evento nella mia città e non solo, ma non vado oltre i confini italiani, per ora.

Che futuro prevedi nell’immediato post-Covid-19 e nel post-conflitto Russia-Ucraina?

Sicuramente, la pandemia Covid e il conflitto bellico hanno messo un freno alle nostre vite.
Così, come siamo riusciti a tenere a bada il Covid, mi auguro che riusciremo nel breve periodo a porre fine anche a questa situazione russo–ucraina e tornare al clima sereno e a un futuro ricco di soddisfazioni per tutti.




Natural Natura 1, tecnica mista su tela cotone, cm. 99x93, 2020




Natural Natura 2, tecnica mista su tela cotone, cm. 99x93, 2020




Natural Natura 3, tecnica mista su tela cotone, cm. 99x93, 2020




Pino Labarbera con una sua opera



A cura di Maurizio Vitiello
(n. 9, settembre 2023, anno XIII)