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Donne che scrivono di donne. Ornella Spagnulo: «Alda Merini è un esempio di amore»
«La figura di Alda Merini rappresenta salvezza, la salvezza di una che ce l’ha fatta, ha sconfitto la malattia, ha sconfitto l’incomprensione degli ‘addetti ai lavori’ che non la ritenevano abbastanza brava da volerla pubblicare, e poi, alla fine, se la sono contesa. Alda Merini ha sconfitto tutto, perfino la morte, tanto che è ancora più viva oggi tra di noi di quando era ancora viva». Così Ornella Spagnulo, autrice di E gli angeli sono distanti (L’Erudita, 2019), un saggio di interviste su Alda Merini. Ha inoltre curato una raccolta di inediti di Alda Merini per Einaudi, Confusione di stelle (2019), insieme a Riccardo Redivo.
Il suo primo romanzo, Maddalena bipolare (Golem Edizioni, 2020), è stato vincitore del premio speciale della giuria concorso Casentino, 46a edizione, premio della critica concorso Montefiore, 11a edizione, premio speciale della giuria concorso Giovane Holden, 15a edizione, ed è stato selezionato come uno dei 200 libri più belli d’Italia dal concorso Tre Colori, 3a edizione.
E gli angeli sono distanti ripercorre la vita di Alda Merini mediante le parole della poetessa e quelle di persone più o meno note, dall’editore Casiraghy a Emanuela Carniti Merini. Quale figura di donna ne emerge?
Dalle interviste che ho fatto emerge una figura di donna molto sfaccettata, sicuramente generosa, poi anche autoironica e passionale, un vulcano in pratica. Io non ho avuto la fortuna di incontrare Alda Merini, ma negli ultimi anni mi sono appassionata molto alla sua poesia e quando si parla di Alda Merini, poesia e vita fanno un tutt’uno, così ho voluto dialogare con persone che hanno avuto modo di conoscerla in maniera più o meno approfondita.
Alda Merini sapeva voler bene e farsi volere bene. Le sue telefonate fiume agli amici erano una richiesta di contatto con il mondo, anche se il mondo l’aveva relegata per molto tempo ai margini della società.
Lo scrittore Crocifisso Dentello me l’ha descritta come una donna che amava provocare, anticonformista, che non parlava di letteratura e, addirittura, se interrogata sull’argomento, cambiava discorso.
La psichiatra Maria Antonietta Dicorato mi ha raccontato che il suo approccio con lei era stato difficile all’inizio, perché la poetessa era ostile verso la categoria degli psichiatri, ma una volta rotto il ghiaccio, Alda Merini aveva preso l’abitudine di chiamarla al telefono tutti i giorni per parlare di sé.
Riccardo Redivo, che ha curato con me la raccolta di poesie e racconti di Alda Merini Confusione di stelle, pubblicata da Einaudi, ha definito il suo tono di voce profondo, consapevole del proprio dolore, a tratti sapiente. Anche Redivo aveva avuto delle difficoltà, all’inizio, ad approcciarsi con lei, perché gli aveva chiuso la porta in faccia rimproverandolo di non averla avvisata prima di arrivare.
Ambrogio Borsani, curatore del Suono dell’ombra per Mondadori, conoscendola bene ha affermato che Alda Merini avrebbe preferito morire in manicomio piuttosto che vivere una vita senza poesia.
Pasolini sul Corriere della Sera scriveva: «…perché come sanno bene gli avvocati, bisogna screditare senza pietà tutta la persona del testimone per screditare la sua testimonianza…». Cosa non è stato ancora perdonato ad Alda Merini?
A me sembra che oggi ad Alda Merini sia stato perdonato tutto. Tutti la adorano, ultimamente inizia a essere valutata positivamente anche in ambito accademico, dove all’inizio si era restii a convalidare il suo valore. È una poetessa che piace sia agli intellettuali che alle persone con poca istruzione. Se si gira per i social si vede quanto proliferano le pagine e i gruppi dedicati a lei. Tra i poeti del secondo Novecento Alda Merini spicca, e ancora di più spicca tra le poetesse di ogni tempo, dove ha un primato indiscutibile a livello di popolarità. Il fatto è che di Alda Merini si apprezzano due cose in particolare: per quanto riguarda la sua vita, paradossalmente se ne esalta la sfortuna – renderle tributo, anche post mortem, credo faccia sentire tutti più buoni, solidali e sensibili (so che può apparire forte come affermazione) –, per quanto riguarda la poesia, invece, si ama la sua semplicità – infatti, la poesia di Alda Merini non ha molto di ermetico, di difficile, ma può essere compresa da tutti.
Alla poetessa dei Navigli non hanno perdonato molto quando era ancora in vita: soprattutto non le hanno perdonato il disturbo mentale, di cui non aveva colpa. Ma se il disturbo mentale fa molta paura quando chi ne è affetto è vivo ed è una mina vagante – come lo è stata la poetessa, come lo sono in generale i bipolari –, sembra meno pericoloso quando chi ne soffre muore, e allora torna a essere una persona uguale alle altre, perché nella morte tutti siamo uguali, anche i cosiddetti ‘pazzi’. E non fanno più paura.
Qual è stata la più grande lezione della poetessa dei Navigli?
Per me la lezione di Alda Merini – sembra banale, ma per me è così – è stata l’amore: la capacità di amare nonostante tutto, di resuscitare quando tutti ti hanno lasciato sola, di amare perfino un marito che ti ha picchiato, di amare la poesia nonostante i tanti rifiuti degli editori e infine, soprattutto, la conquista di amare sé stessi anche se gli altri ti hanno stigmatizzato, anche se ti hanno fatto gli elettrochoc, anche se hanno detto che la tua poesia non è abbastanza colta, anche se ti hanno vietato di crescere le tue figlie, anche se qualche volta ti viene voglia di morire. Alda Merini è stata questo: un esempio di poetessa, ma ancora di più, per me, un esempio di donna. Perché non si è lasciata andare, ha combattuto senza cedere alla rabbia. Alda Merini è un esempio di amore.
Alda Merini è nota, per lo più e anche per aspetti massmediatici piuttosto che per i riverberi sentimentali, lirici e pirateschi di una donna che ha speso la sua vita nel combattere una rivoluzione sia estetica che linguistica. Per quale ragione, ancora oggi, risulta prevalente l’interesse per le polemiche civili, giornalistiche e letterarie rispetto alla versificazione?
Semplicemente perché sulle prime tutti possono mettere bocca, mentre non tutti hanno l’istruzione necessaria per recensire le sue opere, analizzandone le figure retoriche per esempio. E poi perché tutti siamo umani, quindi è naturale che ci sia più interesse per l’aspetto umano, specie quando è così singolare ed eccentrico, e meno per l’aspetto professionale. E poi anche perché Alda Merini ha saputo scuotere le coscienze. Le sue interviste meriterebbero uno studio a parte. Potrebbero essere trascritte e formare uno splendido libro a sé. La gente le ascolta ancora oggi incantata.
Le interviste che ha effettuato delineano una donna «disordinata, generosa, ironica e provocatoria» che, senza la poesia, non si sarebbe salvata dal buio delle reclusioni nell'ospedale psichiatrico di Milano e, successivamente, del reparto di psichiatria di Taranto. Questo delicatissimo libro nasce con uno scopo salvifico? La scrittura stessa può assurgere a una funzione soterica?
Si scrive sempre per salvarsi. Passavo un bruttissimo periodo quando mi sono dedicata a questo libro di interviste, mi sono attaccata al telefono disturbando persone che per lo più non conoscevo (devo dire che si sono dimostrati tutti estremamente disponibili) e ammetto che per me questo piccolo libro, insieme al romanzo Maddalena bipolare che ho scritto poco tempo prima, è stato un appiglio, una ragione di vita in più quando tutto era diventato molto difficile da sopportare.
La figura di Alda Merini rappresenta salvezza, la salvezza di una che ce l’ha fatta, ha sconfitto la malattia, ha sconfitto l’incomprensione degli ‘addetti ai lavori’ che non la ritenevano abbastanza brava da volerla pubblicare, e poi, alla fine, se la sono contesa. Alda Merini ha sconfitto tutto, perfino la morte, tanto che è ancora più viva oggi fra di noi di quando era ancora viva.
La scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate, vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è l’attuale status della letteratura esperìta da donne?
Mi sembra che negli ultimi anni alle donne sia dato più posto che in passato, e questo è giusto. Pensiamo a Dacia Maraini e Patrizia Cavalli, ma anche, tra le più giovani, a Chiara Gamberale, Silvia Avallone… qualcosa inizia a muoversi, le donne non sono più ai margini ma non hanno neanche tutto il posto che dovrebbero avere. Siamo in un’epoca di transizione, in letteratura, dal maschilismo alla parità.
Le scrittrici sono e sono state sensibili a diverse ideologie, visioni del mondo, sensibilità politiche e filosofiche; personalità diverse tra loro e spesso assolutamente inconciliabili. Riesce a scorgere un fil rouge che annoda le plurime e molteplici anime della letteratura declinata al femminile?
Più di uno: il primo che mi viene in mente è l’amore, il secondo – la casa, il terzo – il corpo. Non penso sia un pregiudizio rintracciare dei temi più diffusi tra le donne rispetto agli uomini. È come quando si studiano e si comparano le letterature di paesi differenti. Ognuno ha le sue caratteristiche. È come quando si dice che i neri ballano meglio dei bianchi. Hanno un senso del ritmo che a noi manca. Perché non si può dire? È un pregiudizio? A ogni modo, se penso a un libro che racchiuda i temi femminili, penso alla Casa degli spiriti di Isabel Allende. Un romanzo spettacolare, che rimarrà nella storia della letteratura mondiale.
Taluni reputano che la Letteratura non prescinda dal tempo per interpretare semplicemente lo spirito della Storia universale e che, ciononostante, essa sia congiunta alla finalità delle mode e a qualsivoglia ambito del gusto. Quali direzioni, mete o deviazioni vede attualmente caratterizzare il panorama letterario italiano e internazionale? Quali potrebbero essere il ruolo e la funzione della scrittura nel frangente storico che stiamo vivendo?
Io purtroppo non credo che la letteratura abbia un ruolo politico o sociale. Credo che la letteratura «serva» a quegli individui che ricorrono a lei per non sentirsi soli. Credo che la letteratura prenda diverse strade e che non siano tutte funzionali a qualcosa. Le anime che hanno qualcosa da gridare più forte sono quelle che restano di più. Se prendiamo il caso di Alda Merini, però, possiamo dire che la sua letteratura serve anche ad abbattere lo stigma, il pregiudizio sulla malattia mentale. Per questo, la letteratura prende tante strade quanti sono i suoi autori e le sue autrici. Sono i lettori e le lettrici a tracciare quelle strade e a dare significato e valore ai libri.
A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone
(n. 5, maggio 2022, anno XII)
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