La letteratura romena nella Repubblica Moldova. In dialogo con Olga Irimciuc In questo numero approfondiamo un tema poco noto al pubblico italiano, a partire dal volume La letteratura romena nella Repubblica Moldova. Percorso tematico (Graphe.it editore, 2022) di Olga Irimciuc. Attraverso una dettagliata analisi tematica dei testi letterari, l’autrice ci fa capire come l’immaginario artistico ha potuto garantire la sopravvivenza spirituale, seppure in modo sotterraneo, in un contesto storico opprimente e disgregante. I lettori possono quindi conoscere meglio la valida espressione di una cultura nazionale tutta da scoprire. Il percorso storico complesso ha lasciato, indubbiamente, un segno quasi indelebile sulla percezione della propria identità da parte degli abitanti di questo territorio. Nonostante tutti i tentativi di russificazione messi in atto dall’Impero zarista e, soprattutto, dall’URSS dopo la Seconda guerra mondiale (la ‘creazione’ della fantomatica lingua moldava, con il passaggio all’alfabeto cirillico, il divieto di leggere, pubblicare e citare autori romeni ecc.), l’identità romena ha conservato tutta la sua validità. Vorrei ricordare, in quest’occasione, che nel 1989, ancora prima che la Repubblica Moldova dichiarasse la propria indipendenza dall’URSS, i cittadini (attraverso una manifestazione di popolo che ha coinvolto decine di migliaia di persone) hanno chiesto al Parlamento di approvare il ritorno alla grafia latina, togliendo in questo modo ogni possibilità di promuovere ancora l’esistenza della falsa idea di una lingua moldava di origine slava. Il parlamento ha approvato questo importantissimo cambiamento storico il 31 agosto del 1989, una data memorabile che, in seguito, è diventata la Giornata della Lingua Romena. Credo che questo episodio sia molto eloquente per quanto riguarda la sopravvivenza dell’identità romena nella Repubblica Moldova. La letteratura rappresenta lo specchio di un’identità culturale e, quindi, implicitamente assorbe e codifica tutte le particolarità di una condizione periferica. Proprio per questo motivo, la letteratura romena della Repubblica Moldova è legata in modo quasi ossessivo ai motivi artistici tradizionali. Ri-attualizzare continuamente le proprie origini significa quasi riconfermare un’identità spesso ‘negata’. Nei momenti più difficili, la letteratura diventa un vero spazio compensativo dove l’essere umano, costretto da un regime storico dittatoriale ad annientare la propria identità e complessità, ritrova la libertà di pensare, di ricordare e di sognare. Perché proprio la letteratura ha svolto questo compito? Grazie, soprattutto, al suo linguaggio metaforico e polisemantico, in grado di codificare dei messaggi profondi e di trasmetterli al lettore, in modo indiretto, ingannando spesso la censura. Attualmente, la letteratura nella Repubblica Moldova ha ritrovato la sua libertà d’espressione e, quindi, si manifesta come un laboratorio di sperimentazione di diverse forme e linguaggi, da quelli più tradizionalisti a quelli più innovativi. Si è riusciti a sdoganare anche dei temi tabù, come il dramma storico vissuto dai moldavi durante l’occupazione del territorio da parte dell’URSS, nel 1940, in seguito al Patto Ribbentrop-Molotov. Il romanzo di N. Dabija, Temă pentru acasă («Compito per domani»), ha aperto letteralmente la strada verso il superamento di un dolore che aveva colpito ogni famiglia e, quindi, verso la costruzione di un futuro desiderato. Credo che si possa parlare di una fase di sincronizzazione con il processo culturale romeno, senza però cancellare del tutto le particolarità che contraddistinguono questa parte di letteratura come una di confine. Tra le caratteristiche principali evidenzierei: un approccio piuttosto tradizionalista e autoreferenziale; un pregnante regionalismo linguistico e una predilezione per la funzione culturale della letteratura. Ogni autore costruisce, ovviamente, la propria formula poetica assimilando e mettendo in connessione diversi elementi culturali. Dipende dalla sensibilità di un autore, dal periodo storico in cui vive e anche dalla presenza di una censura più o meno reprimente. Molti scrittori guardavano, soprattutto, verso l’immaginario artistico creato dagli autori di spicco della letteratura romena: M. Eminescu, T. Arghezi, L. Blaga, G. Bacovia, N. Stanescu, M. Sorescu e altri. Ma, ritroveremo anche diversi tentativi di dialogo con dei modelli culturali europei classici e moderni. Credo che meritino attenzione anche gli esperimenti proposti dai poeti postmodernisti, che utilizzano un linguaggio artistico innovativo, con delle sfumature ludiche e sorprendenti. Lo spazio diventa veramente un ‘attore’ del testo letterario, perché rappresenta l’ingrediente fondamentale per la costruzione dell’universo compensativo. Lo spazio è tutto: il passato ‘negato’, il presente, quello vero, desiderato, e il futuro che ha il compito di correggere le ingiustizie della storia. I topoi ricorrenti sono quelli ‘tradizionali’ per la letteratura romena di tutti i tempi: il bosco, le dolci colline che disegnano i contorni di un mondo rurale paradisiaco e il fiume, che diventa l’espressione del dramma vissuto dai romeni della Bessarabia. Ricordiamo che il confine tra la Romania e la Repubblica Moldova è il fiume Prut. Un fiume che duole, perché per decenni ha diviso famiglie, ma anche un fiume che rappresenta la memoria storica. Sorprendentemente, questi topoi si manifestano come un collegamento tra diverse generazioni artistiche e modi di concepire la letteratura. Spesso superano addirittura anche il contesto della finzione, come succede ad esempio con il motivo della casa, che racconta, attraverso le nuove scelte architettoniche come viene percepito oggi il rapporto dell’individuo con il mondo e con gli altri. In realtà, parlare della ricorrenza di alcuni motivi non significa solamente studiare diversi testi letterari, ma anche approdare nel campo dell’antropologia culturale e psicologica. Assolutamente, e non solo quando facciamo riferimento ai miti tradizionali romeni, come Miorița o Meșterul Manole. Anche la ri-lettura in chiave artistica dei miti antichi offre un’occasione sorprendente in questo senso. Infatti, il più importante studioso e critico della letteratura romena della Repubblica Moldova, Mihai Cimpoi, analizza le particolarità di questa realtà letteraria collegandosi al mito di Ulisse. La cultura romena nella Repubblica Moldova ha una condizione odisseica, in quanto per decenni cerca di raggiungere la propria Itaca: la sua vera identità culturale. Il mito Miorița ha rappresentato e rappresenta ancor’oggi il riferimento cardine per tutto ciò che attiene all’identità culturale romena e, soprattutto, all’espressione che offre questa cultura al rapporto tra l’uomo e la natura, l’uomo e la morte. Il contesto poetico contemporaneo spesso tratta il concetto di transumanza sul piano metafisico, evidenziando il passaggio dell’essere umano dall’effimerità all’eternità. La leggenda romena di Meşterul Manole rappresenta un affascinante connubio tra l’arte, l’amore e il sacrificio; un invito, colto da tanti scrittori romeni, di meditare sulla condizione demiurgica dell’arte e sui limiti posti (o autoimposti) all’essere umano nel ruolo di artista. Siamo in fase incipiente. Il lettore italiano ha la possibilità di leggere alcune delle opere di autori importantissimi come Paul Goma, Grigore Vieru e Nicolae Dabija, ma l’offerta editoriale dovrebbe diventare molto più ricca. Mi piacerebbe che i lettori italiani scoprissero la drammaturgia di Ion Druță, che si dimostra incredibilmente attuale, in quanto tratta degli argomenti attinenti all’ecologia e anche alla mutazione dei valori. Sarebbe auspicabile avere anche un’antologia della poesia moldava, con le opere più rappresentative dei poeti appartenenti a diverse generazioni.
Indubbiamente, come dimostrano anche tante opere tradotte e pubblicate in italiano, oggi la letteratura romena è più conosciuta rispetto a una decina di anni fa, ma ancora non sufficientemente. Rimane molto da fare. Attualmente, il successo di un libro è garantito non solo (e spesso non tanto) dalle sue qualità artistiche, quanto dal lavoro promozionale che c’è dietro. Quest’aspetto è caratterizzato ancora, purtroppo, da molte carenze. Credo che la vostra rivista svolga un ruolo fondamentale per quanto riguarda la promozione della letteratura romena. Ci vorrebbero più ‘attori’ che si impegnassero con la stessa abnegazione e professionalità. A mio avviso, la letteratura, come la storia o il destino umano in generale, percorre un viaggio ciclico. Mi sembrano adatte in questo contesto le parole di José Saramago: «Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio».
A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone |