La letteratura romena nella Repubblica Moldova. In dialogo con Olga Irimciuc

In questo numero approfondiamo un tema poco noto al pubblico italiano, a partire dal volume La letteratura romena nella Repubblica Moldova. Percorso tematico (Graphe.it editore, 2022) di Olga Irimciuc. Attraverso una dettagliata analisi tematica dei testi letterari, l’autrice ci fa capire come l’immaginario artistico ha potuto garantire la sopravvivenza spirituale, seppure in modo sotterraneo, in un contesto storico opprimente e disgregante. I lettori possono quindi conoscere meglio la valida espressione di una cultura nazionale tutta da scoprire.
Olga Irimciuc, studiosa di letteratura romena e comparata, ha conseguito nel 2006 un dottorato di ricerca presso l’Accademia di Scienze della Repubblica Moldova. Ha svolto attività di docenza presso l’Università Statale di Chișinău (Repubblica Moldova) e, attualmente, collabora con l’Università degli Studi dell’Insubria (Como). Insegna, inoltre, lingua e letteratura romena presso la Scuola Europea di Varese, dedicandosi anche allo studio e alla sperimentazione di nuove strategie didattiche. Ha tradotto in lingua italiana le opere dei più importanti autori romeni della Repubblica Moldova ricevendo nel 2012 il Premio per la Traduzione assegnato dal Festival Internazionale di Poesia «Grigore Vieru».


La Repubblica Moldova è appartenuta prima al Principato di Moldova e dal 1918, dopo la lunga parentesi zarista, alla Romania. Quant’è forte la sua identità romena?

Il percorso storico complesso ha lasciato, indubbiamente, un segno quasi indelebile sulla percezione della propria identità da parte degli abitanti di questo territorio. Nonostante tutti i tentativi di russificazione messi in atto dall’Impero zarista e, soprattutto, dall’URSS dopo la Seconda guerra mondiale (la ‘creazione’ della fantomatica lingua moldava, con il passaggio all’alfabeto cirillico, il divieto di leggere, pubblicare e citare autori romeni ecc.), l’identità romena ha conservato tutta la sua validità. Vorrei ricordare, in quest’occasione, che nel 1989, ancora prima che la Repubblica Moldova dichiarasse la propria indipendenza dall’URSS, i cittadini (attraverso una manifestazione di popolo che ha coinvolto decine di migliaia di persone) hanno chiesto al Parlamento di approvare il ritorno alla grafia latina, togliendo in questo modo ogni possibilità di promuovere ancora l’esistenza della falsa idea di una lingua moldava di origine slava. Il parlamento ha approvato questo importantissimo cambiamento storico il 31 agosto del 1989, una data memorabile che, in seguito, è diventata la Giornata della Lingua Romena. Credo che questo episodio sia molto eloquente per quanto riguarda la sopravvivenza dell’identità romena nella Repubblica Moldova.


Come tutte le culture di confine, la Repubblica Moldova ha tentato e tenta di custodire gelosamente la propria identità culturale. In qual misura l’espressione letteraria rispecchia la complessità storica vissuta da questa terra?

La letteratura rappresenta lo specchio di un’identità culturale e, quindi, implicitamente assorbe e codifica tutte le particolarità di una condizione periferica. Proprio per questo motivo, la letteratura romena della Repubblica Moldova è legata in modo quasi ossessivo ai motivi artistici tradizionali. Ri-attualizzare continuamente le proprie origini significa quasi riconfermare un’identità spesso ‘negata’.
D’altro campo, una cultura di confine è anche un luogo d’incontro per diverse culture. Infatti, troviamo nelle opere di tanti autori moldavi questa miscellanea d’influenze che riesce, non poche volte, a trasformarsi in un vero dialogo intertestuale e interculturale.


Quale ruolo ha quindi assunto la letteratura romena nel contesto storico opprimente e disgregante di questo territorio?

Nei momenti più difficili, la letteratura diventa un vero spazio compensativo dove l’essere umano, costretto da un regime storico dittatoriale ad annientare la propria identità e complessità, ritrova la libertà di pensare, di ricordare e di sognare. Perché proprio la letteratura ha svolto questo compito? Grazie, soprattutto, al suo linguaggio metaforico e polisemantico, in grado di codificare dei messaggi profondi e di trasmetterli al lettore, in modo indiretto, ingannando spesso la censura.
Inoltre, la letteratura usava il romeno (anche se era obbligata a scriverlo con lettere cirilliche), aiutando così a mantenere viva l’identità nazionale.


Nei tempi presenti, come si caratterizza e qual è lo stato della letteratura romena nella Repubblica Moldova?

Attualmente, la letteratura nella Repubblica Moldova ha ritrovato la sua libertà d’espressione e, quindi, si manifesta come un laboratorio di sperimentazione di diverse forme e linguaggi, da quelli più tradizionalisti a quelli più innovativi. Si è riusciti a sdoganare anche dei temi tabù, come il dramma storico vissuto dai moldavi durante l’occupazione del territorio da parte dell’URSS, nel 1940, in seguito al Patto Ribbentrop-Molotov. Il romanzo di N. Dabija, Temă pentru acasă («Compito per domani»), ha aperto letteralmente la strada verso il superamento di un dolore che aveva colpito ogni famiglia e, quindi, verso la costruzione di un futuro desiderato.
Inoltre, l’uso delle forme ludiche e della parodia offre anche un interessante approccio sul dialogo artistico tra la tradizione e la modernità.
Sicuramente, l’aspetto più importante di oggi è rappresentato dal fatto che il processo letterario nella Repubblica Moldova non può più essere considerato estrinseco a quello romeno.


Come si pone oggi la letteratura romena della Repubblica Moldova tra l’affermazione della propria identità culturale e il profondo legame con i valori fondamentali della cultura romena?

Credo che si possa parlare di una fase di sincronizzazione con il processo culturale romeno, senza però cancellare del tutto le particolarità che contraddistinguono questa parte di letteratura come una di confine.


Dalla prospettiva del rapporto tra la matrice di origine latina e l’influenza slava, quali tratti contraddistinguono la letteratura romena nella Repubblica Moldova?

Tra le caratteristiche principali evidenzierei: un approccio piuttosto tradizionalista e autoreferenziale; un pregnante regionalismo linguistico e una predilezione per la funzione culturale della letteratura.


In quale direzione virano le ricerche letterarie maggiormente rappresentative degli autori moldavi?

Ogni autore costruisce, ovviamente, la propria formula poetica assimilando e mettendo in connessione diversi elementi culturali. Dipende dalla sensibilità di un autore, dal periodo storico in cui vive e anche dalla presenza di una censura più o meno reprimente. Molti scrittori guardavano, soprattutto, verso l’immaginario artistico creato dagli autori di spicco della letteratura romena: M. Eminescu, T. Arghezi, L. Blaga, G. Bacovia, N. Stanescu, M. Sorescu e altri. Ma, ritroveremo anche diversi tentativi di dialogo con dei modelli culturali europei classici e moderni. Credo che meritino attenzione anche gli esperimenti proposti dai poeti postmodernisti, che utilizzano un linguaggio artistico innovativo, con delle sfumature ludiche e sorprendenti.


Nel percorso tematico disegnato lo spazio si rivela un ‘attore’ nell’universo testuale. Ci sono topoi ricorrenti e in quale rapporto è l’uomo con la natura?

Lo spazio diventa veramente un ‘attore’ del testo letterario, perché rappresenta l’ingrediente fondamentale per la costruzione dell’universo compensativo. Lo spazio è tutto: il passato ‘negato’, il presente, quello vero, desiderato, e il futuro che ha il compito di correggere le ingiustizie della storia. I topoi ricorrenti sono quelli ‘tradizionali’ per la letteratura romena di tutti i tempi: il bosco, le dolci colline che disegnano i contorni di un mondo rurale paradisiaco e il fiume, che diventa l’espressione del dramma vissuto dai romeni della Bessarabia. Ricordiamo che il confine tra la Romania e la Repubblica Moldova è il fiume Prut. Un fiume che duole, perché per decenni ha diviso famiglie, ma anche un fiume che rappresenta la memoria storica.


Come si coniuga la ricca simbologia di questi topoi a dei contesti moderni e specifici della realtà moldava?

Sorprendentemente, questi topoi si manifestano come un collegamento tra diverse generazioni artistiche e modi di concepire la letteratura. Spesso superano addirittura anche il contesto della finzione, come succede ad esempio con il motivo della casa, che racconta, attraverso le nuove scelte architettoniche come viene percepito oggi il rapporto dell’individuo con il mondo e con gli altri. In realtà, parlare della ricorrenza di alcuni motivi non significa solamente studiare diversi testi letterari, ma anche approdare nel campo dell’antropologia culturale e psicologica.


Un ruolo fondamentale è svolto dagli elementi mitologici. Il mito come strumento per la restaurazione dei valori nazionali?

Assolutamente, e non solo quando facciamo riferimento ai miti tradizionali romeni, come Miorița o Meșterul Manole. Anche la ri-lettura in chiave artistica dei miti antichi offre un’occasione sorprendente in questo senso. Infatti, il più importante studioso e critico della letteratura romena della Repubblica Moldova, Mihai Cimpoi, analizza le particolarità di questa realtà letteraria collegandosi al mito di Ulisse. La cultura romena nella Repubblica Moldova ha una condizione odisseica, in quanto per decenni cerca di raggiungere la propria Itaca: la sua vera identità culturale.


In che cosa consiste, nel mondo di oggi, il fascino di un mito come Miorița (La pecorella), incentrato sul motivo della transumanza, e come viene interpretato nelle opere degli scrittori moldavi?

Il mito Miorița ha rappresentato e rappresenta ancor’oggi il riferimento cardine per tutto ciò che attiene all’identità culturale romena e, soprattutto, all’espressione che offre questa cultura al rapporto tra l’uomo e la natura, l’uomo e la morte. Il contesto poetico contemporaneo spesso tratta il concetto di transumanza sul piano metafisico, evidenziando il passaggio dell’essere umano dall’effimerità all’eternità.


Un altro mito fondatore è quello del Mastro Manole, riguardante il sacrificio nel compimento dell’atto creativo e riscontrabile nei vari paesi dell’Europa centrale e dell’Est. Per cosa si contraddistingue la leggenda romena di Meşterul Manole e come viene riletta dagli scrittori moldavi?

La leggenda romena di Meşterul Manole rappresenta un affascinante connubio tra l’arte, l’amore e il sacrificio; un invito, colto da tanti scrittori romeni, di meditare sulla condizione demiurgica dell’arte e sui limiti posti (o autoimposti) all’essere umano nel ruolo di artista.
Anche gli scrittori della Repubblica Moldova hanno proposto diverse interpretazioni del mito, ma la più sorprendente, secondo il mio parere, è quella di Grigore Vieru, che sostituisce il sacrificio della donna amata con quello della madre, rendendo ancora più complesso sul piano emotivo e metafisico il rapporto tra l’essere umano e l’arte.


Se ci riferiamo alle traduzioni, come si presenta ad oggi il quadro degli scrittori moldavi pubblicati in Italia?

Siamo in fase incipiente. Il lettore italiano ha la possibilità di leggere alcune delle opere di autori importantissimi come Paul Goma, Grigore Vieru e Nicolae Dabija, ma l’offerta editoriale dovrebbe diventare molto più ricca.


Quali autori e/o libri auspicherebbe, invece, che venissero pubblicati nell’avvenire?

Mi piacerebbe che i lettori italiani scoprissero la drammaturgia di Ion Druță, che si dimostra incredibilmente attuale, in quanto tratta degli argomenti attinenti all’ecologia e anche alla mutazione dei valori. Sarebbe auspicabile avere anche un’antologia della poesia moldava, con le opere più rappresentative dei poeti appartenenti a diverse generazioni.


Se parliamo poi della letteratura romena tradotta in italiano, alla quale la rivista «Orizzonti culturali italo-romeni» dedica il database Scrittori romeni in italiano: 1900-2023, in che misura pensa sia conosciuta in Italia?

Indubbiamente, come dimostrano anche tante opere tradotte e pubblicate in italiano, oggi la letteratura romena è più conosciuta rispetto a una decina di anni fa, ma ancora non sufficientemente. Rimane molto da fare. Attualmente, il successo di un libro è garantito non solo (e spesso non tanto) dalle sue qualità artistiche, quanto dal lavoro promozionale che c’è dietro. Quest’aspetto è caratterizzato ancora, purtroppo, da molte carenze. Credo che la vostra rivista svolga un ruolo fondamentale per quanto riguarda la promozione della letteratura romena. Ci vorrebbero più ‘attori’ che si impegnassero con la stessa abnegazione e professionalità.


Quanto alla letteratura in generale, taluni reputano che non prescinda dal tempo per interpretare semplicemente lo spirito della Storia universale e che, ciononostante, essa sia congiunta alla finalità delle mode ed a qualsivoglia ambito del gusto. Quali direzioni, mete o deviazioni vede attualmente caratterizzare il panorama internazionale?

A mio avviso, la letteratura, come la storia o il destino umano in generale, percorre un viaggio ciclico. Mi sembrano adatte in questo contesto le parole di José Saramago: «Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio».
Più che delle mete, parlerei di una sola meta: creare un buon libro capace di emozionare e di far stupire il lettore.
Le deviazioni? Le deviazioni di oggi potrebbero trasformarsi in importanti modelli per il domani. Non sarebbe la prima volta…


Come viene vissuto, nella Repubblica Moldova, questo particolare momento storico segnato dalla guerra in Ucraina e quali possibilità si intravvedono per il futuro?

Non è un momento facile, anche perché rappresenta un doloroso déjà-vu, ricordando l’occupazione sovietica del giugno 1940. Infatti, se leggeste oggi il romanzo di N. Dabija, Temă pentru acasă (Compito per domani, edito dalla Graphe.it), vivreste la sensazione di trovarvi tra le notizie della cronaca attuale. Sicuramente, la prima cosa a cui si ambisce è la pace, perché una vita umana conta più di tutte le ambizioni politiche. Per quanto riguarda, invece, il futuro della Repubblica Moldova, è arrivato il momento di decidere definitivamente che strada scegliere, risolvendo in questo modo l’assurda situazione della Transnistria, una regione da decenni controllata militarmente dalla Russia. La pazienza del tempo (come direbbe M. Preda) è finità…









A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone
(n. 5, maggio 2023, anno XIII)