Intervista all’architetto e artista Nicola Guarino, a cura di Maurizio Vitiello Nicola Guarino nasce a Teora (Av), architetto, è da sempre interessato all’arte nelle sue più molteplici forme; la pittura e la poesia gli fanno ottenere un immediato consenso di critica e di pubblico su tematiche condizionate dal paesaggio del paese distrutto dal sisma del 23.11.1980.
Ho frequentato le scuole inferiori (elementari e medie) a Teora, mi sono diplomato al Liceo Classico «F. De Sanctis» di Sant’Angelo dei Lombardi e laureato in Architettura all’Università Federico II di Napoli. Puoi definire e sintetizzare i desideri iniziali e i sentieri che avevi intenzione di seguire? A ben ricordare avevo disegnato prospettive diverse dal percorso che, poi, avrei seguito; su stimolo paterno avrei dovuto essere un notaio, ma arrivato a Napoli per iscrivermi all’università scelsi Architettura per una continuità di campo con molti miei famigliari che lavoravano nel campo dell’edilizia. Quando è iniziata la voglia di affrontare l’architettura e quando la voglia di ‘produrre arte’? La voglia di architettura, come dicevo, è venuta alla fine del percorso liceale; avevo dubbi sul mio futuro e idee poco chiare; poi, si sono allontanate le nuvole e ho visto bene il cielo. Mi puoi indicare gli architetti bravi che hai conosciuto e con cui hai operato? Di architetti bravi ne ho conosciuti, ma fare nomi significherebbe escludere quelli che non potrei citare per ragioni di spazio. Debbo riconoscere che molti si elevano oltre la media, ma, in generale, pochi sono Archistar! Quali sono le tue personali da ricordare? Indubbiamente, oltre alle tante organizzate in provincia di Avellino, quella di Villa Farsetti a Venezia è da annoverare tra le più distanti dal mio luogo di residenza. Ora, puoi specificare, segnalare e motivare la gestazione e l’esito delle esposizioni tra collettive e rassegne importanti a cui hai partecipato? Le collettive nascono principalmente dall’appartenere o aderire ad associazioni culturali, e in quanto socio diventa un fatto automatico. Spesso sono stato promotore di eventi in quanto responsabile della Pinacoteca – Museo d’Arte Contemporanea di Teora. Puoi definire i temi che tratti in pittura? Ma dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché? In pittura i miei temi sono soprattutto sociali o legati alla scomparsa del mio paese d’origine a causa del sisma del 23.11.1980. Ma sono un astrattista, direi, connotato di elementi sentimentali e filantropici. Poi, in quanto poeta, mi ispiro ai miei versi per colorare le mie tele anche riportandovi parole e frasi tratte dai componimenti. L’Italia è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti? La Campania, il Sud, la ‘vetrina ombelicale’ milanese cosa offrono adesso? Registro un’esplosione di interesse verso l’arte e verso la pittura in primis, ma non solo in Campania. La particolare e speciale risposta che stiamo avendo nella costruzione del Museo-Pinacoteca di Teora, con la donazione di opere da parte degli Artisti provenienti da tutt’Italia fa pensare e capire che il movimento artistico è tutt’altro che inceppato. Anzi. Quali piste di maestri dell’architettura e quali tracce di maestri della pittura hai seguito? Da studente, ho seguito i corsi dei professori Capobianco e Gambardella e penso di essere stato affascinato dalle loro idee di modernità mentre in arte i Maestri Ambrosone e Angiuoni possono a tutti gli effetti essere considerati gli ispiratori della mia arte, che ha seguito un percorso autonomo e leggibile, ma indirizzato dalle esperienze fatte con loro. Pensi di avere una visibilità congrua? Non saprei, immagino di essere riconoscibile e per i giudizi che ne ricevo anche un originale. Quanti ‘addetti ai lavori’ ti seguono da architetto e quanti ti seguono come artista? Come architetto, essendo stato Responsabile di Settore presso un’Amministrazione locale, oggi collocato a riposo, non penso di avere più seguito, anche se molte opere pubbliche portano la mia firma. Come artista penso di avere un seguito maggiore, perché ho da dedicare molto più tempo alla pittura e alla poesia che al lavoro, adesso. Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro nel campo dell’architettura e nel campo della pittura? Non penso di essere un esempio né di poter tracciare strade che ho chiuso dopo il pensionamento, ma nel campo della pittura sarò sempre l’artista legato al territorio e al disagio sociale, soprattutto quello legato all’emigrazione che spesso ha come risposta l’alzata di muri e barriere insormontabili. Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte? Quanti, secondo te, riescono a saper ‘leggere’ l’arte contemporanea e a districarsi tra le ‘mistificazioni’ e le ‘provocazioni’? L’arte è un mondo difficile, non oggettivo e a penetrarci è facile rischiando di rimanere nell’oblio e nell’anonimato, le tendenze sono spesso favorite da interessi e sponsor che sanno interpretare le tendenze e a leggerle per favorire chi nel quotidiano si è espresso con interessato anticonformismo. I social t’appoggiano, ne fai uso quotidiano? Sono discretamente dipendente dai social, ma dire che essi mi appoggiano è nei fatti l’opposto del modo in cui essi vengono da me gestiti; io li utilizzo e li governo, ma non so se essi mi conoscono quanto io conosco loro. Forse, ci rispettiamo senza fare uso esagerato l’uno dell’altro. C’è rispetto però, faccio il possibile perché le mie vicende artistiche siano presenti su Facebook, Instagram o anche Messenger. Con chi ti farebbe piacere collaborare tra critico, artista, gallerista, art-promoter per metter su una mostra o una rassegna estesa di artisti collimanti con la tua ultima produzione? Mah! Le collaborazioni sono sempre positive ed è molto importante trovare e incontrare le persone giuste al momento giusto, che sia un critico o un artista, ovvero un gallerista tutto quello che ti porta a realizzare le cose che pensi e che desideri di fare è il benvenuto. Oggi sarei molto felice se incontrassi sulla mia strada un art promoter per portare alla ribalta della maggiore conoscenza possible il Museo-Pinacoteca d’Arte Contemporanea, che vedrà la luce a Teora per fine anno e che fiorirà con la pubblicazione su di un catalogo dell’Editoriale Giorgio Mondadori con le opere donate da oltre 180 artisti italiani e stranieri. Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi diversi impegni? Ma, sicuramente, perché nelle mie cose ci metto passione e impegno. Certamente, non pretendo che si ricordino di me, ma delle tante manifestazioni che ho promosso e organizzato sì. E se si ricordano dell’evento, forse, ci sarà spazio di riconoscenza anche per chi quell’evento lo ha promosso. Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario e con quali metodi educativi esemplari? Si, si, ritengo giustissimo avvicinare i giovani all’arte, ma questo dovrebbe avvenire sin da quando le nostre nuove generazioni si apprestano ad attraversare i primi cancelli degli edifici scolastici, dalle scuole materne, alle primarie. I nostri figli debbono imparare e, successivamente, percorrere le strade che i nostri antenati hanno costruito per elevare la nostra Patria a culla della cultura mondiale. Debbono sapere che abbiamo avuto i più grandi scultori, pittori, musicisti, architetti a modellare, ritrarre, arricchere e abbellire questa terra che oggi con le guerre l’uomo rischia di riportare indietro nel tempo, all’età del bronzo e del ferro con le distruzioni perpetrate in nome di improbabili conquiste, che si rivelano tali per l’impossibilità di ritrovare il gusto del bello, della scoperta, dell’osservazione. Oggi, l’arte in tutte le sue sfumature e con ogni mezzo a disposizione deve insegnare ai nostri giovani, nella scuola, che il progresso dell’uomo si fonda sulla sua cultura e che nell’arte vengono a realizzarsi anche i nostri sogni. E se sono di pace hanno i colori dell’arcobaleno e le note di tutto il pentagramma, la forza del marmo della Pietà di Michelangelo o del Cristo Velato del Sanmartino, i riflessi angelici dei ritratti di Raffaello Sanzio, la luce dei campi di papaveri di Van Gogh. Tutto questo perché per dirla con Dante Alighieri… fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Insegnamenti che nella storia dell’uomo... spesso vengon dimenticati. Prossime mosse, a Napoli, Londra, Parigi...? Prossime mosse torre che fa scacco al re. Napoli, Londra, Parigi, Madrid, Lisbona. Se volessi rimanere uomo del mio tempo oggi mi accontenterei di Kiev e se la cosa fosse possibile significherebbe che la storia ha voltato pagina. Che futuro prevede nell’immediato post-Covid-19? So che c’è una novità per Teora, il tuo paese natale... Il futuro si chiama MUSEO-PINACOTECA D’ARTE CONTEMPORANEA di Teora, con 180 opere e più donate da artisti di ogni regione e anche di paesi stranieri. Un Museo che raccoglie una collezione fortemente voluta da me e che vedrà la luce verso fine anno 2022, grazie alla collaborazione di tanti amici che hanno intuito, apprezzato, adottato il progetto e che hanno contribuito a farlo crescere. Parlo di Maurizio Vitiello, di Enzo Angiuoni, di Luciana Bertorelli, di Roberto Di Giampaolo. Ecco, nel campo artistico la novità non solo per il mio paese, ma per il mondo dell’arte in cui navighiamo sarà questa struttura moderna che è il vanto di un piccolo paese dell’Alta Irpinia, pronto ad accogliere sempre più e maggiori donazioni per un museo unico nel suo genere.
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