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Intervista all’artista Mario Lanzione, a cura di Maurizio Vitiello
Mario Lanzione è nato a Sant’Egidio del Monte Albino (Sa). Vive e lavora a Benevento. Dal 1975 è impegnato nell’ambito culturale dell’Arte Astratta, coniugando Informale e Astrattismo Geometrico, per la ricerca di un equilibrio e di una sintesi tra forze razionali e irrazionali, tra materia e geometria, tra luce e spazio.
Oltre alla pittura, realizza installazioni site specific utilizzando ferro, acciaio, plexiglas, legno.
È protagonista, ideatore e promotore di mail-art e performances ove pittura, scultura, musica, poesia e teatro si fondono in un’unica espressione artistica. Con mostre in Italia e all’estero (Berlino, Buenos Aires, Innsbruck, Istanbul, Mendoza, Miami, Salisburgo, San Juan, Tokyo, Zurigo, Elda, Santa Pola-Alicante…) è presente nel panorama nazionale e internazionale dell’arte.
Nel 1989 il Centro Iniziative di Angri lo invita per una personale e Maurizio Vitiello lo presenta con una monografia «Il lirismo geometrico di Lanzione» edito dalla «Biemme» di Angri (Sa).
È tra i fondatori del Gruppo «Generazioni» con i capiscuola e maggiori protagonisti dell’Arte Astratta in Campania.
Nel 1997, Rosario Pinto lo inserisce nel volume edito dalla Liguori di Napoli La pittura nel Salernitano e, nel 2018, con la stessa casa editrice, nel volume La pittura Napoletana.
Il suo lavoro è riportato nei libri di storia dell’arte contemporanea, cataloghi e monografie edite da Mazzotta, I.G.E.I., Liguori, Paparo, Rubbettino, Electa, di quest’ultima, del 1994, il terzo volume La pittura in Italia. Il Novecento, curato da Enrico Crispolti.
Nel 2002, Vitaliano Corbi lo inserisce nella pubblicazione Quale Avanguardia? L’arte a Napoli nella seconda metà del Novecento, edito da Paparo.
Nel 2007 la rivista «Futuro contemporary/art» edito da Fischer di Meisterschwanden (Svizzera), pubblica il testo critico di Angelo Calabrese Cosmici eventi e liriche visioni. L’Astrattismo Totale di Mario Lanzione e, nel 2008, con la personale curata da Rosario Pinto «L’Astrattismo Totale di Lanzione» espone alla galleria Rosso Fenice di Benevento.
Ne consegue, nel 2012, il «Gruppo Astrattismo Totale», di cui è fondatore, nonché teorico dei principi ideologici redatti nei cataloghi da ARTE/studio-G5 IN/out di Benevento del 2013 e Paparo Edizioni di Napoli del 2014.
Tra le mostre più rappresentative degli ultimi anni ci sono: 2016, l’antologica «Carte, trasparenti scenari» al FRAC di Baronissi, curata da Massimo Bignardi e con testi critici dello stesso Bignardi, di Enrico Crispolti e di Ada Patrizia Fiorillo. Segue la personale alla «Fundación Paurides» di Elda (Spagna) del 2017.
Del 2018, «Icone bizantine e arte contemporanea in dialogo» a Palazzo Marliani Cicogna di Busto Arsizio (VA); l’antologica «Geometrie Materiche» al Museo ARCOS di Benevento curata da Ferdinando Creta, con testi critici di Francesco Creta e Massimo Bignardi e un’importante mostra personale in Spagna «Geometría Espiritual» al Museo del Mar «Castillo Fortaleza» di Santa Pola, curata da Maria Cerda Bertomeu e testi critici di Valeriano Venneri.
In contemporanea delle personali e in continuità con le ricerche perseguite, dal 2012 al 2019, espone con il Gruppo Astrattismo Totale alla galleria «Recò» di Città di Castello (Perugia); al Museo delle Arti Applicate di Nocera Superiore (Sa); al Museo d’Arte Contemporanea di Rende (Cosenza), a cura di E. Le Pera e con i testi critici di Giorgio Di Genova e Maurizio Vitiello; al Museo di Arte Contemporanea di Busto Arsizio (VA), con i testi critici di Ettore Ceriani e Giovanni Cardone e alla galleria «Arianna Sartori Arte e Object Design» di Mantova. Michelangelo Giovinale, lo invita a Palazzo delle Arti di Capodrise (Ce), nel 2018 alla mostra «La Collezione» e, nel 2019, a «Lost Landscape».
Nel 2022, con la partecipazione alla XXXIII edizione del «Porticato Gaetano» di Gaeta, gli viene attribuito il Premio alla Carriera.
Puoi segnalare tutto il tuo percorso di studi?
Diplomato al Liceo Artistico di Salerno, ho terminato gli studi al Corso di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli con il maestro Domenico Spinosa. Abilitato per l’insegnamento di Educazione Artistica e Storia dell’Arte, avendo conseguito anche l’abilitazione per i Licei artistici, sono stato titolare della cattedra di Discipline Pittoriche negli Istituti d’arte di Torre del Greco (Na), Torre Annunziata (Na), San Gennaro Vesuviano (Na) e nei Licei Artistici di Benevento, Eboli (Sa), Cardito (Na), Napoli, ricoprendo ruoli, oltre a quello di docente, di responsabilità e di importanza didattica e istituzionale tra i quali quello di vicepreside all’Istituto d’Arte di San Gennaro Vesuviano e ai Licei Artistici di Napoli e Benevento.
Puoi definire e sintetizzare i desideri iniziali?
Ho sempre avuto, fin da ragazzo, l’esigenza di esprimere i miei sentimenti di amore verso la natura e il rispetto dell’ambiente; di difendere e rinnovare quei valori universali inerenti alla famiglia e alla fede in Dio; alla solidarietà tra i ceti sociali; alla democrazia e alla pace tra i Popoli.
Tutte idee che ho cominciato a esternare attraverso la poesia e, avendo una grande ammirazione per Giacomo Leopardi ho cercato i punti di riferimento nel suo pensiero filosofico, non come appartenente al «romanticismo» dell’Ottocento, ma interpretando il suo «pessimismo» come un realismo sociale universale, espresso con profonda spiritualità.
Puoi segnalare i sentieri operativi che avevi intenzione di seguire?
La scelta di frequentare il Liceo Artistico, contro il parere negativo dei genitori e degli amici di famiglia, è nata e si è concretizzata con l’idea di poter diventare artista e insegnante.
La mia idea di artista è stata quella di poter trasformare la pittura in poesia o di esprimere «pensieri poetici» attraverso la pittura.
Un ardore giovanile, nella certezza di potermi esprimere in più settori e in maniera più completa.
Quando è iniziata la voglia di affrontare l’ambiente artistico e quando la voglia di «produrre arte»?
Durante l’ultimo anno dell’Accademia, con la conoscenza di personaggi del mondo dell’arte, sono stato sollecitato alla partecipazione in concorsi di pittura e collettive e a metter su personali.
Rilevante la conoscenza di Marcello Venturoli, al Premio Michetti del 1977.
Verso la fine degli anni Settanta, con l’adesione alla Galleria d’Arte «di San Carlo» di Napoli e grazie al maestro (di musica, ndr) Raffaele Formisano, ho cominciato a conoscere l’ambiente artistico relativo alle gallerie e al mercato dell’arte.
Questi contatti, volta per volta, hanno rafforzato la voglia di produrre arte e di sentire l’ambiente artistico come un «luogo» di appartenenza.
Mi puoi indicare gli artisti bravi che hai conosciuto e con cui hai operato, eventualmente «a quattro mani»?
Indubbiamente, l‘esperienza più significativa è stata quella del Gruppo «Generazioni» (1997/1999) con Renato Barisani, Domenico Spinosa (avuto come docente all’Accademia), Carmine Di Ruggiero, Gianni De Tora, Mario Lanzione e Antonio Manfredi; tutti «maestri» riconosciuti della storia dell’Arte Astratta in Campania.
Per la verità, la prima mostra con Barisani, Di Ruggiero, De Tora, Lanzione e Spinosa, curata da Nicola Scontrino, storico dell’arte e docente all’Università di Salerno da me contattato per storicizzare una collettiva di pittura così importante, è stata realizzata nel 1994 alla Galleria «Il Ponte» di Nocera Inferiore, diretta da Mimmo Pagano.
Così, come in passato, avevo organizzato sul territorio salernitano mostre con ex allievi dell’Accademia di Belle Arti, alcuni prevalentemente geometrici e altri materici (vedi le mostre «L’irrazionalità e oltre», «una matrice Astratta e poi…» del 1978 e «Conseguenze dell’Astratto» del 1980), l’evento aveva, come scopo principale, di mettere insieme e a confronto i maggiori rappresentanti dell’Arte Astratta in Campania, sia nel settore dell’Informale che in quello dell’Astrattismo Geometrico.
Ovviamente, l’esperienza che ha determinato gli ultimi sviluppi artistici è stata la fondazione, nel 2012, del Gruppo Astrattismo Totale con Giuseppe Cotroneo e Antonio Salzano.
Il Gruppo, che prende il nome dalla mia mostra del 2008 alla Galleria Rosso Fenice di Benevento, curata da Rosario Pinto, «L’Astrattismo Totale di Mario Lanzione», è stato concepito sull’idea di coniugare le due espressioni dell’Arte Astratta: L’Informale e l’Astrattismo Geometrico.
Un obiettivo da me perseguito, già dal 1975, e che, con Giuseppe Cotroneo e Antonio Salzano, svolgendo anche il ruolo di teorico del Movimento (vedi le pubblicazioni «Astrattismo Totale. La geometria e la materia – l’istinto e la ragione, tra segno, luce e spazio», edito da Arte/Studio – G5 IN/out e presentato a Benevento nel 2013 e «Astrattismo Totale».
Con il catalogo «Cotroneo, Lanzione, Salzano», edito da «Paparo» e presentato al PAN di Napoli nel 2014), ho ritrovato e rinnovato quello spirito di convinzione sulla possibilità di «superare» le esperienze aniconiche del ‘900, attraverso un unico linguaggio artistico.
Quali sono le tue personali da ricordare?
Le personali sono tutte importanti, sia per una crescita artistica che per un confronto con il pubblico.
Tuttavia, basandomi più su uno stimolo emotivo, posso ricordare quella del 1975 alla Galleria «La Roggia» di Pordenone (una delle prime esperienze fuori dal territorio campano); nel 1979, alla Galleria d’arte «di San Carlo» di Napoli (per il legame affettivo e culturale che mi legava a Raffaele Formisano) e alla Galleria «La Seggiola» di Salerno (prima e importante affermazione, come esponente dell’Arte Astratta nel salernitano.
Tenendo in considerazione che, in quel periodo, i giovani artisti della nostra Provincia, soprattutto quelli dell’Agro-Nocerino/Sarnese, erano condizionati dalla notorietà di un artista operante nel settore dell’arte figurativa, alla galleria «Il Pilastro» di Santa Maria Capua Vetere del 2005, alla galleria «Immaginaria» di Firenze del 2010, alla galleria «Keller» di Zurigo del 2008, alla galleria «Rosso Fenice» di Benevento del 2008 (per il riferimento storico sull’Astrattismo Totale), al «FRaC» di Baronissi del 2016, al «Museo del Mar» al Castillo Fortaleza di Alicante (Spagna) e al «Museo ARCOS» di Benevento del 2018.
Ora, puoi specificare, segnalare e motivare la gestazione e l’esito delle esposizioni tra collettive e rassegne importanti a cui hai partecipato?
A parte le mostre da me organizzate nel salernitano, quelle con il Gruppo «Generazioni» e con il «Gruppo Astrattismo Totale», già citate, molte sono le collettive e le rassegne importanti alle quali ho partecipato; da quelle organizzate con l’associazione «Sole Urbano» con Vitaliano Corbi, a quelle ideate dall’associazione «Tempo libero» di Linda Irace e a quelle curate da Maurizio Vitiello a Cantalupo nel Sannio.
Come per le personali, posso elencare quelle che maggiormente hanno stimolato il mio entusiasmo.
Sul piano affettivo ed emotivo non posso dimenticare la mostra del 1970 realizzata con Salzano al «Casinò Municipale» di Angri e l’operazione di Mail-Art «1980 Angri 23 novembre Laviano 1981», da me ideata e organizzata in collaborazione (poi) con il «Gruppo Operatori Arti Visive» di Angri, con esposizione nella «Sala Santa Caterina» di Angri e, su proposta di Domenico Spinosa, all’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Questa rassegna di Mail – Art nasce in conseguenza del tragico evento del sisma del 1980.
Avendo sempre considerato Laviano, oltre a Sant’Egidio del Monte Albino, come il mio paese di origine, non potevo restare indifferente alla sua totale distruzione.
Nel vedere i corpi dei miei parenti estratti dalle macerie, quelli di tanti amici fraterni, della casa dei miei nonni materni letteralmente scomparsa e tanti ricordi cancellati in pochi minuti, ho voluto condividere con Angri, ugualmente coinvolta nel terremoto, e con il mondo artistico italiano ed estero, il mio dolore per tanti lutti e tanta distruzione.
Tra gli altri eventi, posso sottolineare «Una situazione a Napoli» del 1982, gruppo di artisti appartenenti alla Galleria d’arte «di San Carlo», riuniti in una pubblicazione edita da I.G.E.I. di Napoli e curata da Luigi Paolo Finizio, come ritengo rilevante la collettiva «Una Linea napoletana» del 1987, tenuta alla Pinacoteca Provinciale di Pordenone con una pubblicazione edita da Mazzotta di Milano e curata da Enrico Crispolti.
Di grande importanza storica è stata la 19^ Fiera Internazionale di Arte Contemporanea di Bari del 1998 ove, invitati dall’Ente a partecipare con il Gruppo Generazioni, furono messi a nostra disposizione ben sei stand nel settore delle mostre culturali e, per l’occasione, Giorgio Segato scrisse il testo «Diverse Gener-Azioni», pubblicato nel catalogo generale della Fiera. Entusiasmante sono state le esperienze concretizzate in Austria, nel 2001 e 2002, grazie alla promotrice artistica Agneta Kreischer, con le mostre organizzate nella sua galleria, in spazi pubblici e alla Fiera di Salisburgo; in Svizzera con la Fondazione «Del Mese/Fischer» e in Slovenia, ospiti del Ministero della Cultura, per incontri di sette giorni con artisti Sloveni.
Per ultimo vorrei citare, del 2018, la mostra di Arte sacra con una mia opera a sfondo religioso a confronto con «Icone Bizantine», tenuta a Palazzo Marliani Cicogna di Busto Arsizio, alle collettive curate da Michelangelo Giovinale a Capodrise, alle collettive in Spagna e, del 2022, la partecipazione alla XXXIII edizione del «Porticato Gaetano» a Gaeta, ove mi è stato conferito il Premio alla Carriera.
Puoi definire i temi che hai trattato in pittura? Ma dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?
Nella mia pittura, nelle installazioni, nelle operazioni di Mail-Art e nelle performances, in simbiosi con l’idea di coniugare i due opposti dell’Arte Astratta, ho trattato temi sociali, filosofici, religiosi e scientifici.
Credo nell’esistenza di un unico Dio che possa essere percepito dal dialogo e dal confronto di tutte le Fedi. Ho sempre rifiutato ogni forma di fanatismo, di sopraffazione, di razzismo, di violenza sociale e di potere politico; a maggior ragione, quelle condizionate dalle religioni. Molte delle mie opere, pur senza ricorsi iconografici, sono ispirate a questi concetti.
Vorrei sottolineare, comunque, che la mia cultura e le mie tradizioni si identificano con il cattolicesimo; un’appartenenza, in nome della quale, ho realizzate opere di riferimento al Nuovo Testamento come la Trasfigurazione, l’Ascensione, la Via Crucis e l’Ottavo Giorno (come simbolo numerico della resurrezione dal peccato).
Sul versante scientifico ho sviluppato lavori stimolati dalla teoria della relatività e al fenomeno dei buchi neri nell’Universo. Una ricerca attraverso le componenti materia, luce e spazio che portano ad indagare sul senso della vita nell’infinito cosmico.
Per quanto riguarda il rapporto con la filosofia, lo considero indispensabile per la formulazione di un progetto artistico.
Partendo dall’idea di leopardiana memoria su «l’ultimo orizzonte», ho ideato opere sulla «molteplicità degli orizzonti» e sugli «orizzonti cosmici».
Infine, come ho scritto nei testi realizzati per l’Astrattismo Totale, dove ho avuto modo di spiegare la mia teoria, attraverso la quale penso che sia nell’equilibrio degli opposti la possibilità di identificare la struttura stessa dell’essere umano: Dio ha creato l’uomo con elementi negativi e positivi, il bene e il male. Più un individuo persegue l’esigenza materialistica e più si identifica nel suo egoismo e nel suo istinto di perversione; più una persona ricerca il bene e più persegue un obiettivo di santificazione.
Il vero equilibrio è la normalità, nella quotidianità dell’esistenza, è quello ove le persone, pur costrette a soddisfare le proprie esigenze di sopravvivenza, riescono a contenere la bramosia del potere e del possesso trasformandola nel diritto limitato al proprio dovere verso gli altri.
L’amore per il paesaggio e le sue metamorfosi cromatiche attraverso le stagioni è afferente alla (nostra) intima spiritualità e alla (nostra) filosofia di vita, rispetto a una realtà naturalistica. È una visione «interna» del paesaggio; l’artista non è spettatore del panorama circostante, ma è egli stesso soggetto e parte integrante dell’ambiente.
Tra le ultime opere, ci sono quelle dedicate al Mediterraneo e quelle di riferimento alle Quattro stagioni di Vivaldi.
L’Italia è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti? La Campania, il Sud, la «vetrina ombelicale» milanese cosa offrono adesso?
L’Italia non offre soddisfacenti opportunità per lo sviluppo dell’arte. Le Istituzioni non sovvenzionano, come una volta, iniziative artistiche e, addirittura, per poter esporre in tantissime strutture pubbliche agli artisti si chiede di pagare per poter esporre. Questo, con altre manifestazioni speculative organizzate da privati, ha reso più insistente la visibilità di operatori dilettanti, rispetto ad artisti che hanno una propria professionalità e competenza.
Milano ha perso il suo ruolo di centralità artistica rispetto all’Europa mentre la Campania, il Sud, pur avendo artisti bravi e di grande qualità, non ha le risorse per poterli proiettare nel panorama internazionale dell’arte. Non è una visione pessimistica, ma è, invece, l’esortazione a una maggiore attenzione verso quegli artisti che hanno fatto dell’Arte una propria ragione di vita.
Quali piste e tracce di maestri della pittura hai seguito?
Tra i primi maestri della storia dell’arte del Novecento che ho seguito con attenzione è stato Carlo Carrà del periodo metafisico. Un artista che, tra l’altro, mi ha fatto riscoprire l’importanza della pittura di Giotto.
Indubbiamente, l’esperienza di Burri, Vedova, Rotella, Mondrian, Kandinsky e l’Astrattismo classico di Gualtiero Nativi sono stati determinanti per le mie scelte e metamorfosi artistiche.
Molto utile, invece, per il mio processo tecnico, è stata la conoscenza dello «sfumato» di Leonardo e gli effetti di luce di Caravaggio. Giorgio Vasari è un esempio di riferimento per coniugare i vari aspetti dell’impegno operativo sul piano culturale, oltre che artistico.
Pensi di avere una visibilità congrua?
Penso di sì.
Avendo lavorato sempre con lealtà verso i colleghi e in coerenza con i miei sentimenti, credo che chiunque possa porre fiducia nelle mie iniziative o investire sulla mia produzione artistica.
Una serietà e una capacità operativa, ribadita e storicizzata dalle testimonianze e dai documenti esistenti.
Quanti «addetti ai lavori» ti seguono come artista?
Tantissimi. Come per alcune città europee, dalla Campania al resto dell’Italia, ho tanti amici artisti, critici e galleristi che mi stimano e seguono con attenzione il mio percorso.
Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro nel campo della pittura?
Dopo questi anni difficili di pandemia e tenendo conto di una guerra in corso nel cuore dell’Europa, credo sia indispensabile una riflessione e un confronto dialettico con i critici d’arte e gli amici artisti. Oltre a una certa verifica dei risultati e delle adesioni avute con il Movimento «Astrattismo Totale», credo che ognuno di noi debba rivedere le proprie posizioni, non solo sul profilo artistico o ai propri impegni rispetto al mercato dell’arte, ma anche alla possibilità di proporre un nuovo Umanesimo.
Se in passato abbiamo avuto delle affermazioni e dei riconoscimenti, dobbiamo assumerci il doveroso compito di diffondere, attraverso il nostro linguaggio, un Rinascimento Artistico e Culturale Nuovo (R.A.C.N.) a livello mondiale.
Un’iniziativa che, anche a nome e per conto dell’Arte/Studio – Gallery, ho già intrapreso e che avrà i suoi sviluppi nel prossimo autunno.
Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte? Quanti, secondo te, riescono a saper «leggere» l’arte contemporanea e a districarsi tra le «mistificazioni» e le «provocazioni»?
Anche se mi sento sempre onorato di essere invitato e di partecipare a rassegne ed eventi importanti, allo scopo di perseguire traguardi di lusinghiere affermazioni o di incrementare il mio modesto circuito commerciale, seguo la mia strada e i miei progetti senza avere l’assillo di dover conquistare delle frontiere, spesse volte inquinate da logiche speculative o clientelari. Ho sempre lavorato per l’esigenza di esprimere i miei sentimenti con umiltà, coerenza e sincerità, affidando la mia perseveranza al giudizio di tutti ma con le necessarie riflessioni e deduzioni.
Tantissimi «addetti ai lavori» hanno le capacità e le competenze per saper «leggere» l’arte contemporanea. Non tutti, però, svolgono un lavoro di mediazione disinteressato. Questo crea confusione tra i fruitori dell’arte che, per pigrizia o per difesa, non si documentano sui percorsi seguiti dagli artisti e si chiudono in un pregiudizio culturale; limitandosi ad apprezzare l’arte dei secoli passati o assoggettandosi alla propaganda «di parte» che impone le preferenze di giudizio soggettivo.
I «social» t’appoggiano, ne fai uso?
Anche se in maniera moderata, ne faccio uso e ritengo che siano importanti come veicoli d’informazione.
Ogni giorno, ho tantissimi contatti attraverso i «social».
Bisogna, però, stare molto attenti ai pericoli che nascondono.
Con chi ti farebbe piacere collaborare tra critico, artista, gallerista, art-promoter per metter su una mostra?
Con chiunque! Basta che sia spontaneamente, sinceramente interessato al mio lavoro e disponibile ad accettare il mio linguaggio artistico. Non vado necessariamente alla ricerca di leader noti al pubblico, ma di personaggi del mondo della cultura che amano l’arte e sanno apprezzare gli sforzi che fa, un artista come me, nell’affrontare le difficoltà quotidiane per poter difendere e diffondere le proprie idee e aspirazioni.
Hai mai pensato di metter su una rassegna estesa di artisti collimanti con la tua ultima produzione?
Certo!
Per fare questo, avendo già individuato alcuni artisti disposti a fare un’operazione del genere, ci sarebbe bisogno di una struttura museale dove poter esporre le opere e una consistente sponsorizzazione da parte di qualche Ente pubblico o privato.
Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi diversi impegni?
Il pubblico è stato sempre numeroso e protagonista nelle mie mostre. Molte volte come fruitore, in alcuni casi (performances e rassegne di mail-art) è stato coinvolto, ma, nella maggioranza degli eventi da me proposti, il pubblico mi è stato riconoscente per aver ritrovato, nelle mie opere, le proprie intime emozioni.
Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario e con quali metodi educativi esemplari?
Più che giusto, penso che sia necessario. Avvicinare i giovani all’arte significa indicare loro i sentieri della sensibilità umana e la possibilità di riscoprire la propria spiritualità.
In una nazione come la nostra, piena di ricchezze artistiche, soprattutto gli allievi dei Licei artistici e delle Accademie dovrebbero avere, per diritto di competenza, l’acceso a ricoprire posti di lavoro e dirigenziali nei Beni artistici culturali, nei musei, nelle strutture competenti a incentivare il turismo, nel campo del restauro e in tanti altri Enti pubblici e privati preposti a diffondere l’utilità storica delle bellezze artistiche.
Per quanto riguarda le altre scuole e università, bisognerebbe incrementare la visita ai musei e a tutte quelle strutture che hanno fatto dell’Italia una meta ambita per tanti turisti. Nell’Educazione Civica bisogna evidenziare il rispetto per le opere d’arte, i monumenti, i siti archeologici e le strutture architettoniche esistenti.
Prossime mosse, a Roma, Milano, Londra, Parigi, NY ...?
Ho alcuni progetti già avviati e in fase di realizzazione che mi porteranno a essere operativo in Italia, in Spagna, in Germania e in Francia. Tuttavia, è mia abitudine rendere noti e pubblicizzare gli eventi volta per volta e solo quando sono stati già formalizzati e concretizzati nella loro struttura organizzativa.
Che futuro prevedi nell’immediato post-Covid-19?
Sotto il profilo commerciale, con le difficili condizioni economiche, non vedo una grande possibilità di espansione del mercato dell’arte. Sul piano, invece, della rinascita culturale del Paese, credo che l’arte possa svolgere un ruolo fondamentale e predominante. Gli artisti hanno sempre avuto una funzione importante nella visione della bellezza estetica e spirituale. A maggior ragione, possono contribuire ad una ripresa positiva nei rapporti sociali e umani.
Mario Lanzione, Autunno (da Le quattro stagioni), carte veline e acrilici su tavola, 100x150, 2019
Mario Lanzione, Estate (da Le quattro stagioni), carte veline e acrilici su tavola, 100x150, 2019
Mario Lanzione, Inverno (da Le quattro stagioni), carte veline e acrilici su tavola, 100x150, 2019
Mario Lanzione, Primavera (da Le quattro stagioni), carte veline e acrilici su tavola, 100x150, 2019
Mario Lanzione, Fioritura, veline e acrilici su tavola, 40x40, 2019
Mario Lanzione, La nebbia del Sud, veline e acrilici su tavola, 40x40 cm, 2019
Mario Lanzione, L'abbraccio (studi - opere a sfondo religioso), carte veline e acrilici su tavola, 100x165, 2020
A cura di Maurizio Vitiello
(n. 12, dicembre 2023, anno XIII)
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