Con Mariagloria Fontana, direttrice del Premio «Le Città delle Donne» Mariagloria Fontana è direttrice della testata online per donne www.lecittadelledonne.it, nonché del Premio «Le Città delle Donne», che nel 2022 è tornato per il secondo anno consecutivo, riconoscendo ad alcune personalità femminili contemporanee il ruolo rilevante svolto all’interno del mondo culturale e sociale. Le donne premiate sono state: la scrittrice Dacia Maraini; Giovanna Melandri, ex Ministro per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica italiana e Presidente della Fondazione Maxxi; Simona Cives, referente per la Casa delle Traduzioni a Roma, responsabile della Casa delle Letterature e curatrice del Letterature - Festival Internazionale di Roma; Clelia Piperno, direttrice del Progetto Talmud e docente di Diritto internazionale; Serena Bortone, conduttrice e giornalista di Rai Uno; Carola Carulli, giornalista del Tg2 e scrittrice; la giornalista e scrittrice Annalena Benini; la scrittrice Marilù Oliva; la regista e scrittrice Elisa Fuksas; la poetessa Maria Sole Sanasi d’Arpe. La solidarietà nei confronti delle donne, il riconoscimento del talento altrui e la sua valorizzazione, inoltre, lo studio, la formazione, la professionalità, la curiosità, l’approfondimento e l’ascolto. Viviamo ancora i lasciti di una società patriarcale. Basti pensare che, come mi raccontò Lilli Gruber, i test per la sicurezza stradale in automobile, i crash test, sono modellati su manichini con corpi medi maschili, eppure le donne hanno il 47% in più di probabilità di essere gravemente ferite in un incidente d’auto, tanto per dirne una. Solo nel novembre scorso una società svedese ha finalmente realizzato dei crash test utilizzando un manichino con corpo femminile ma le società automobilistiche non sono obbligate ad avvalersene finché non entreranno in vigore nuove leggi. Questa è la società in cui viviamo. I miei obiettivi non erano sociali, civili e politici, ritengo che le donne non siano una categoria da proteggere. Il mio obiettivo era quello di far diventare lecittadelledone.it un punto di riferimento informale per la cultura senza fare accademia. Le mie ‘muse’ vanno da Simone De Beauvoir a Nora Ephron, da Joni Mitchell a Marguerite Duras, da Marguerite Yourcenar a Edna O’Brien, da Courtney Love a Carla Lonzi, da Antonia Pozzi ad Anna Magnani, da Kae Tempest ad Annie Ernaux, da Marie Colvin a Eva Green, da Virginia Woolf a Katherine Mansfield, da Dorothy Parker ad Amy Sherman Palladino, da Clarice Lispector a Cristina Campo. Vorrei abituare il pubblico a delle letture di qualità, a scoprire il mondo della letteratura e non solo e a (ri)conoscersi attraverso quelle letture. Ci sono riuscita? Non lo so, forse è troppo presto, la rivista è ancora “giovane”. Premesso che non sono né una sociologa, né una storica, ma una giornalista e scrittrice, ognuna di loro ha sicuramente cambiato il corso della società in cui ha vissuto e ha avuto conseguenze sulle nostre esistenze, sulla percezione dell’ambiente modificando la consapevolezza che ne avevamo e ne abbiamo oggi. Una domanda che meriterebbe come risposta un intero libro di saggistica, ma provo a menzionare l’autrice che, a mio avviso, non solo è stata la protagonista dell’anno appena trascorso, Annie Ernaux, vincendo il premio Nobel per la Letteratura, ma è anche il paradigma massimo, l’apice, di dove sta andando la letteratura contemporanea e non solo femminile. La scrittrice francese incarna il riconoscimento massimo internazionale e sociale attraverso una letteratura di pregio che ha cambiato il corso della scrittura. Una scrittura che partendo da un “io” , quello di Ernaux, si è trasformata grazie al suo talento, in un “noi” collettivo. Questo è il potere della vera letteratura. Il femminismo è la nostra storia, la nostra memoria, non potremmo essere chi siamo se non ci fossero state nel corso dei lustri le varie fasi del femminismo. Quest’ultimo è più che mai vivo, sia in Europa che negli Stati Uniti. Le femministe conducono battaglie sempre più rilevanti per la parità di genere, ma non solo. Ad esempio, negli Stati Uniti d’America è in corso una terza, straripante, ondata femminista che, attraverso scrittrici, intellettuali e accademiche, sta sollevando questioni spinose forse ancora di più del femminismo degli anni Settanta, soprattutto in merito alla sessualità e alle sue declinazioni. La terza ondata statunitense, per alcuni è anche la quarta, l’attuale, è caratterizzata da una più cospicua cognizione della politica intersezionale (sessualità, genere, razza ecc.) sul pensiero femminista. Ovvero cerca di affrontare la transfobia e l’omofobia di alcuni movimenti femministi del passato che perdurano talvolta anche oggi. Credo che il valore della scrittura sia sempre, in ogni epoca, per lo scrittore: “Scrivo come se fosse in gioco la vita di qualcuno. Probabilmente la mia stessa vita” come scrive Clarice Lispector, e per il lettore quello che scriveva Franz Kafka a Oskar Pollak nel 1903: “Un libro deve essere un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi”, e aggiungo anche di produrre nel lettore una sorta di “straniamento”, cioè quello di cambiarne la percezione delle cose, lo sguardo sul mondo, quello che teorizzava Viktor Borisovič Šklovskij nel 1916.
A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone |