«Entropia, Utopia, Distopia». A Timisoara, la pittura di Marco Gradi Lo scorso 23 aprile si è inaugurata presso la Galeria Primariei, Galleria del Comune di Timisoara, la mostra delle opere dell’artista Marco Gradi, dal titolo Entropia, Utopia, Distopia, nell'ambito degli eventi culturali organizzati con il patrocinio del Consolato onorario d’Italia a Timisoara, della Camera di Commercio Italiana per la Romania e della sezione territoriale Timis di Confindustria, nonché con il sostegno del Municipio di Timisoara. Qui l’intervista all’artista.
In quella temperie storica, quando a Bologna confluiscono personalità quali Eco, Maldonado, Arnheim nonché artisti del Calibro di Marina Abramovic, Max Bill, Louis Cane, qual è l’aria che si respira? Bologna è un vero crocevia in cui i linguaggi, in una moltitudine di espressioni, si incontrano. Io ero comunque un pittore e sono rimasto tale, un pittore, e la pittura è la mia lingua, lo è sempre stata. Ho iniziato con la sperimentazione analitica sulle tracce degli elementi «primi» che compongono «l’intorno a noi», procedendo per giungere ad «azzeramenti» assoluti sulla tela: Bianco su Bianco in forma di «tautologia». Quali sono stati i suoi riferimenti culturali? Quali le tecniche, gli strumenti, i supporti, i materiali? Ho utilizzato anche materiali extrapittorici, come ad esempio graffe, nastri adesivi, carte veline e quant’altro, cercando in essi anche una valenza compositiva. Ricordo la mostra allestita nel 1980 al Palazzo D’Accorsio di Bologna, dal titolo Accursia, curata da Concetto Pozzati, in cui con una installazione al soffitto presentavo L’Azzurro del cielo e poi ancora a Ferrara, in una mostra di mie opere, intitolata Rapido Fine, in cui provocavo un allagamento con Olio Combustibile; usando inoltre àncore di imbarcazioni, distribuite e sparse negli spazi espositivi, creavo l’idea di un approdo mancato e in quel caso l’olio combustibile aveva un ruolo preciso, era funzionale, cioè alla creazione di un Mare senz’acqua, di un fondo marino nero, visibilmente NON vero. Quanto è importante lo studio nelle sue opere e quanta parte ha la casualità? Quanto le escursioni emotive, interiori, possono renderla imprevedibile nelle sue creazioni? Quale la ricerca a cui si dedica adesso?
Intervista realizzata da Gloria Gravina
(n. 5, maggio 2019, anno IX) |