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Perché fare l’«Inventario di un cuore in allarme». Dialogo con Lorenzo Marone
Perché credo in un comune sentire, credo che condividere serva a esorcizzare, credo che questa società debba uscire dal loop della perfezione, della crescita personale a ogni costo, del successo come scopo ultimo. Dobbiamo imparare ad accogliere le nostre imperfezioni, le fragilità, i limiti, imparare a mettersi in ascolto di sé e degli altri, tendere la mano. Io per primo mi racconto, mi denudo, mi auguro possa servire da sprone. «Quando, ancora libero e inconsapevole (insisto su queste due parole), ti accorgi che esiste la morte. E tutto cambia»: accorgersi, assumere consapevolezza, comprendere la propria finitezza. Ipocondria come alternativa sinonimica di ʽpensiero’, ʽcoscienza’? Acquisire il concetto di morte per dare valore alla vita. Comprendere della nostra insignificanza nel tutto per darsi da fare e rendere degna la propria esistenza, capire che bisogna tendere a fioritura nel tempo (poco) che ci è stato concesso. L’ipocondria come presa di coscienza di sé, sì, come presa di coscienza della vulnerabilità dell’essere umano. L’impegno di non interloquire della sua ipocondria capitola dinanzi a un risotto al radicchio e a un pollo agli agrumi, innescando una esilarante, spassosa, comica resa al suggerimento d’un serio psicanalista. Qual è la ragione per la quale l’angoscia è narrata in termini divertente e giocosi? L’ironia è il solo strumento che abbiamo per difenderci dalle mazzate della vita, e nella narrativa lo è ancora di più, uno strumento. Altrimenti il libro sarebbe stato il lamento di un uomo impaurito, non avrebbe avuto senso e sarebbe diventato solo una gran rottura di balle. Invece queste pagine sono una ricerca. Leggendo le sue pagine pare che emerga un elogio dell’imperfezione. È il difetto, la fragilità, l’incompiutezza che ci rende unici? Sì, dare valore alle fragilità e alle imperfezioni, come quella tecnica giapponese, il Kintsugi, che ripara i cocci con l’oro e evidenzia le crepe. Abbiamo bisogno di umanità, di solidarietà, di gentilezza, tenerezza, accoglienza, siamo tutti uguali, tutti parenti, abbiamo il 97.7% di Dna uguale l’uno con l’altro, siamo esseri mortali, eppure passiamo il tempo a farci la guerra. Quale proposta ci offre per rimanere a galla? Pensavo alle sogliole da lei citate. Nessuna proposta, nessuna risposta, né insegnamento, solo l’invito ad ampliare lo sguardo, a cercare di migliorare sé stessi e il proprio piccolo pezzettino di mondo, così da migliorare tutti insieme il mondo.
A cura di Giusy Capone |