Intervista a Giuseppe Lucio Labriola, in arte LUCIO DDT ART, a cura di Maurizio Vitiello

L’interessante produzione pittorica e disegnativa di Giuseppe Lucio Labriola (n. 1971) riesce a centralizzare temi icastici su cui transitano simboli, fortemente caratterizzanti, di varie sensibilità cromatiche, ma tutte tendenti alla gamma dei grigi e del nero.
Proprio le particolarità delle cromie, tutte appartenenti a quella sfera sincera che possono eleggere una prova d’artista a blocco monocromatico, come una incidente fotografia in b/n, ci trasmettono una sospensione che trattiene il respiro.
Scendono in campo insetti, vari stravolgimenti, tute, che anche gli artisti futuristi, già negli anni Trenta, elaborarono come possibili «vestiti» spaziali.
Comunque, nel caso di Giuseppe Lucio Labriola le tute sono metafora di un viaggio per recuperare il pianeta Terra.
Il suo percorso artistico ricerca con costanza, nel tempo, motivi di grande intensità e nel 1997 si contraddistingue col nome d’arte «DDT ART», il quale si accompagna al logo che lo rende facilmente riconoscibile: la cavalletta, insetto con rara capacità di sopravvivere alle eventuali catastrofi nucleari e somigliante a una maschera antigas.
Anche la scelta del nome d’arte è legata alla tematica sul nucleare: il ddt è un noto veleno insetticida, associato all’inquinamento e alla morte; ad esso, come contraltare, si contrappone l’arte.
Ovviamente, la sua ricerca artistica lancia messaggi, le sue opere riescono a essere un grido violento contro l’orrore della società in cui viviamo, quasi un preavviso, estremamente allarmato, di un futuro incerto, da cui guardarsi, anche perché le conseguenze sono lontane da ogni più che legittima immaginazione.
Ricicla scarti, materiali di risulta e plastiche industriali per creare creature inquietanti, assillanti, chimeriche, fantastiche, bizzarre; frutto di mutazioni irreversibili, di intrecci tra uomini, insetti e cose, prototipi di incubi possibili di un universo degradato, deteriorato, angustiato.
Crede, risolutamente, nel suo lavoro, ed è deciso a essere determinato nel continuare un lavoro insolito.

 

È difficile concretizzare opere in diverse discipline operative, oggi?

No.

Vuoi trasferirti a Parigi, Londra o New York?

Se avessi la possibilità, preferirei New York.

Quali progetti vorresti sviluppare nel 2025, e dove e con chi?

Vorrei realizzare una mostra di scultura e pittura a New York con persone che contano nel mondo dell’arte.

La stampa ti ha seguito ultimamente?

Sì.

Hai partecipato a fiere d’arte?

Mai, le mie opere parlano al mondo, non al mercato dell’arte.

Credi che l’arte andrà avanti su altri canoni e codici?

Penso che il vero artista esprima quello che sente senza seguire nulla.

Perché l’arte va avanti nonostante alti livelli epidemici e stati di guerra?

L’ artista necessita di raccontare sulla tela quello che sente e non quello che succede. Anche se arrivasse la fine di tutto, l’artista andrà sempre avanti per raccontare in quale viscido mondo viviamo.

Vedi la tua città nel contesto attendibile del circuito dell’arte?

Non commento.















A cura di Maurizio Vitiello
(n. 12, dicembre 2024, anno XIV)