I risvolti del binomio cultura-sociale. In dialogo con Giorgia Butera Il binomio cultura-sociale presenta molteplici risvolti di ampio respiro. Alcuni temi di notevole interesse li abbiamo affrontato nell’intervista a Giorgia Butera, dal 2015 presidente di Mete Onlus (Multiculturalism, Earth, Territory, Education), un’organizzazione basata in Sicilia e impegnata nella mediazione socio-culturale tra i popoli, nell’affermazione dei principi civili, democratici e liberali di ciascun individuo e nella giustizia sociale. Mete Onlus nasce in seguito alla campagna di sensibilizzazione (divenuta successivamente Comunità Internazionale) riguardante le spose bambine e i matrimoni precoci e forzati. Ogni giorno, il nostro impegno ideologico e concreto ha portato dei risultati notevoli in vari ambiti, come ad esempio l’esser stata sentita in commissioni del Senato della Repubblica Italiana affinché si approvasse un emendamento per ritenere il matrimonio forzato, reato anche nel nostro Paese. Altri impegni, altamente considerevoli, come l’avvio di nuovi sistemi educativi e di sensibilizzazione riguardanti ‘sexting’ e ‘revenge porn’. E grazie al patrocinio di Federfarma, la nostra campagna approderà nelle 19.000 farmacie italiane (già in atto nelle farmacie di Palermo e provincia). Il rapporto con Federfarma nasce grazie alla collaborazione con Angela Margiotta (Presidente Nazionale Farmaciste Insieme). È stato importantissimo, ad esempio, l’aver esposto in alcuni aeroporti italiani dei poster che invitano a riflettere sui viaggi esteri con la finalità dell’abuso minorile. Insieme alla nostra squadra di avvocati (Francesca Ghidini e Francesco Campagna) stiamo lavorando a una mozione in Parlamento, non riteniamo corretta la dicitura ‘turismo sessuale’, sembra quasi una espressione interessante. Come non citare il lavoro internazionale che svolgo insieme alla collega e amica Sara Baresi al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra. Insieme a Baresi guidiamo l’OIDUR (Osservatorio Internazionale Diritti Umani e Ricerca). Mete nel suo cuore ha lo studio della comunità/società nazionale e internazionale. È il donarsi incondizionatamente, e talvolta, senza preoccuparsi delle conseguenze. È offrire la propria competenza in situazioni di vulnerabilità, non tralasciando aspetti ludici e di svago. La priorità risiede nello sradicare una cultura maschilista e patriarcale; per ciò che concerne l’universo femminile, invece, una maggiore consapevolezza della propria identità. Molto spesso le donne rimangono incastrate in reticoli di pietra. Indubbiamente, una maggiore attenzione alle denunce da parte delle Autorità preposte eviterebbe che molti casi si concludessero in maniera tragica. Io non ritengo sia lontanissima, chi è rimasto indietro è l’uomo non che ha accettato l’emancipazione delle donne. Tocca consolidare aspetti già esistenti, il percorso è tracciato. Cominciamo a educare, già, nelle scuole elementari, al principio della parità. Educhiamo i bambini, ma anche le bambine. Cito una nostra campagna di educazione sociale «Una bambina istruita sarà una donna libera». Da Presidente Mete Onlus, ho avuto l’onore di accompagnare e sostenere Asmae Dachan al Premio Nadia Toffa. Verso Dachan nutro profonda stima e riconoscenza. Sono diverse le conferenze e le tavole rotonde che abbiamo condiviso, affrontando temi quali: la pace, la democrazia, i conflitti armati, i bambini-soldato, le spose bambine e i diritti femminili nazionali e internazionali. Proseguiremo su questo percorso, siamo perfettamente alchemiche nelle nostre conoscenze, avendo capacità di narrarle contestualmente. Stiamo lavorando, acciocché le nostre conferenze diventino incontri in teatro. Ineludibile per noi l’aver deciso fermamente di costituirci parte civile nel procedimento penale Saman Abbas, è nel nostro DNA intervenire in materia. È ancora, molto diffuso, anche nel nostro territorio. Ciò è dovuto alla presenza di comunità straniere che, seppur alla terza generazione, mantengono le loro tradizioni. Noi abbiamo sempre lavorato con discrezione, questo fa di noi una realtà umana e professionale alla quale affidarsi. È l’aver dato vita a un nuovo mondo, quello giusto. Quello che riconosce la persona nei suoi diritti e nei suoi doveri. E verso le quali, noi di Mete Onlus siamo grate e riconoscenti per averci insegnato a compiere battaglie di civiltà. Tante donne, sì; ma due uomini amo ricordare: Nelson Mandela e Gino Strada. Ahimè, oggi lo si è banalizzato. Non provo alcuna fascinazione verso questo termine. Parliamo di diritti femminili. Un plauso importante a chi nei tempi passati ha dato vita al femminismo. Oggi, è altra storia, lontanissimo da quel movimento. A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone |