I risvolti del binomio cultura-sociale. In dialogo con Giorgia Butera

Il binomio cultura-sociale presenta molteplici risvolti di ampio respiro. Alcuni temi di notevole interesse li abbiamo affrontato nell’intervista a Giorgia Butera, dal 2015 presidente di Mete Onlus (Multiculturalism, Earth, Territory, Education), un’organizzazione basata in Sicilia e impegnata nella mediazione socio-culturale tra i popoli, nell’affermazione dei principi civili, democratici e liberali di ciascun individuo e nella giustizia sociale. 
Importante è il dialogo istituzionale, sia locale, nazionale e internazionale. L’intervento parte dal territorio italiano, entrando in ogni contesto possibile, attraverso il dialogo ed il confronto. Mete Onlus partecipa attivamente alla sfida globale posta da Agenda 2030 delle Nazioni Unite, rispondendo nel costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani attraverso programmi d’azione sostenibili per le persone, il pianeta e la prosperità. Mete Onlus ha inoltre creato Global Media and Cultural Democracy, un programma di comunicazione globale e cultura democratica.



Lei è Presidente di Mete Onlus dal 2015. Quali sono le principali mete finora conseguite e quali ancora da raggiungere?

Mete Onlus nasce in seguito alla campagna di sensibilizzazione (divenuta successivamente Comunità Internazionale) riguardante le spose bambine e i matrimoni precoci e forzati. Ogni giorno, il nostro impegno ideologico e concreto ha portato dei risultati notevoli in vari ambiti, come ad esempio l’esser stata sentita in commissioni del Senato della Repubblica Italiana affinché si approvasse un emendamento per ritenere il matrimonio forzato, reato anche nel nostro Paese. Altri impegni, altamente considerevoli, come l’avvio di nuovi sistemi educativi e di sensibilizzazione riguardanti ‘sexting’ e ‘revenge porn’. E grazie al patrocinio di Federfarma, la nostra campagna approderà nelle 19.000 farmacie italiane (già in atto nelle farmacie di Palermo e provincia). Il rapporto con Federfarma nasce grazie alla collaborazione con Angela Margiotta (Presidente Nazionale Farmaciste Insieme). È stato importantissimo, ad esempio, l’aver esposto in alcuni aeroporti italiani dei poster che invitano a riflettere sui viaggi esteri con la finalità dell’abuso minorile. Insieme alla nostra squadra di avvocati (Francesca Ghidini e Francesco Campagna) stiamo lavorando a una mozione in Parlamento, non riteniamo corretta la dicitura ‘turismo sessuale’, sembra quasi una espressione interessante. Come non citare il lavoro internazionale che svolgo insieme alla collega e amica Sara Baresi al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra. Insieme a Baresi guidiamo l’OIDUR (Osservatorio Internazionale Diritti Umani e Ricerca). Mete nel suo cuore ha lo studio della comunità/società nazionale e internazionale.
Il lavoro svolto da Silvia Amato Petragnani (Responsabile Comunicazione Visuale) è importantissimo, siamo presenti in rete e lo riteniamo imprescindibile. Comunichiamo attraverso immagini e video. È un lavoro di squadra finalizzato dalla giornalista Jana Cardinale (Capo Addetto Stampa), e da me, personalmente mi occupo della parte testuale della nostra comunicazione. Interessante il partenariato con Barbara Galli (Founder Talent Up), insieme conduciamo workshop formativi ed esperienziali. Abbiamo coniugato il nostro impegno umanitario e socio-culturale all’arte, riuscendo a coinvolgere un pubblico più ampio. L’arte accarezza la parte emozionale di ciascuno di noi. Siamo consapevoli d’aver sviluppato un alto concetto di cultura Democratica e tutela dei diritti umani.


Le vostre attività sono chiaramente impastate di cuore e passione. Qual è la sua definizione di ‘volontariato’?

È il donarsi incondizionatamente, e talvolta, senza preoccuparsi delle conseguenze. È offrire la propria competenza in situazioni di vulnerabilità, non tralasciando aspetti ludici e di svago.


Diversi i vostri progetti dedicate alle donne e alla difesa dei loro diritti. Quali compiti ritiene siano più urgenti da affrontare?

La priorità risiede nello sradicare una cultura maschilista e patriarcale; per ciò che concerne l’universo femminile, invece, una maggiore consapevolezza della propria identità. Molto spesso le donne rimangono incastrate in reticoli di pietra. Indubbiamente, una maggiore attenzione alle denunce da parte delle Autorità preposte eviterebbe che molti casi si concludessero in maniera tragica.


Quanto lunga è ancora la strada per raggiungere l’effettiva parità di genere?

Io non ritengo sia lontanissima, chi è rimasto indietro è l’uomo non che ha accettato l’emancipazione delle donne. Tocca consolidare aspetti già esistenti, il percorso è tracciato. Cominciamo a educare, già, nelle scuole elementari, al principio della parità. Educhiamo i bambini, ma anche le bambine. Cito una nostra campagna di educazione sociale «Una bambina istruita sarà una donna libera».


Asmae Dachan, giornalista professionista, fotografa e scrittrice italo-siriana, ha ricevuto il premio «Archetipa» all’edizione 2022 del Premio Nadia Toffa. Su quali temi e progetti verte la vostra collaborazione?

Da Presidente Mete Onlus, ho avuto l’onore di accompagnare e sostenere Asmae Dachan al Premio Nadia Toffa. Verso Dachan nutro profonda stima e riconoscenza. Sono diverse le conferenze e le tavole rotonde che abbiamo condiviso, affrontando temi quali: la pace, la democrazia, i conflitti armati, i bambini-soldato, le spose bambine e i diritti femminili nazionali e internazionali. Proseguiremo su questo percorso, siamo perfettamente alchemiche nelle nostre conoscenze, avendo capacità di narrarle contestualmente. Stiamo lavorando, acciocché le nostre conferenze diventino incontri in teatro.


Mete Onlus sta lavorando per il «Procedimento Saman Abbad». Quanto è diffusa ancorché silenziosa la pratica dei matrimoni combinati nel nostro evoluto Occidente?

Ineludibile per noi l’aver deciso fermamente di costituirci parte civile nel procedimento penale Saman Abbas, è nel nostro DNA intervenire in materia. È ancora, molto diffuso, anche nel nostro territorio. Ciò è dovuto alla presenza di comunità straniere che, seppur alla terza generazione, mantengono le loro tradizioni. Noi abbiamo sempre lavorato con discrezione, questo fa di noi una realtà umana e professionale alla quale affidarsi.


Rachel Carson, la donna che sconfisse le multinazionali del DDT, il premio Nobel Wangari Maathai, l’instancabile Jane Fonda, Alexandria Ocasio-Cortez e Greta Thunberg unite in un’alleanza intergenerazionale. Le donne sono riuscite ad abbattere con fiera determinazione le gabbie concettuali in cui hanno abitato per lungo tempo. Qual è il loro peso specifico?

È l’aver dato vita a un nuovo mondo, quello giusto. Quello che riconosce la persona nei suoi diritti e nei suoi doveri. E verso le quali, noi di Mete Onlus siamo grate e riconoscenti per averci insegnato a compiere battaglie di civiltà. Tante donne, sì; ma due uomini amo ricordare: Nelson Mandela e Gino Strada.

 
Dagli anni ’60 del Novecento il corpo delle donne diviene l’interprete della discussione politica, il movimento femminista esplora i paradigmi e i ruoli stereotipati delle donne, mentre l’azione dei collettivi arricchisce le meditazioni sulla differenza di genere. Quale significato assume, oggi, il termine ‘femminismo’?

Ahimè, oggi lo si è banalizzato. Non provo alcuna fascinazione verso questo termine. Parliamo di diritti femminili. Un plauso importante a chi nei tempi passati ha dato vita al femminismo. Oggi, è altra storia, lontanissimo da quel movimento.



A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone
(n. 1, gennaio 2023, anno XIII)