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Flora Fusarelli: «La scrittura, un’arma bianca potente e distruttiva, sferzante e costruttiva»
Ospite della serie Femminile plurale è Flora Fusarelli, autrice di numerose recensioni di libri, ha curato una collana di classici e varie raccolte di racconti. Con Le deboli (4Punte edizioni, 2021) si cimenta nel suo primo romanzo.
Una storia ambientata in un paesino di quattromila anime dell’entroterra abruzzese, negli anni Quaranta. È in questo contesto che si sviluppano i drammi di vita di una famiglia e, in particolare, delle donne che ne fanno parte. Le tre protagoniste, nonna, mamma e figlia, si trovano a doversi districare tra i problemi che la guerra ha portato con sé, le vicende di tutti i giorni e la balordaggine di alcuni concittadini arroganti. Solo il loro essere donne forti e resistenti le farà risollevare dalla sorte che hanno avuto.
Del suo romanzo e del fil rouge che annoda le plurime e molteplici anime della letteratura declinata al femminile, nell’intervista che qui pubblichiamo.
Marietta, Vincenzina e Annuccia: un caleidoscopio di universi femminili, dissimili quanto ad età ed esperienza esistenziale. Qual tratto le accomuna?
Il tratto principale che le accomuna è di sicuro il loro essere donne oltre che quello di appartenere alla stessa famiglia. Essere donne con una forza che non sanno di avere, ma che sapranno tirare fuori al momento giusto.
«I luoghi in cui si nasce, anche se li abbandoni presto, rimangono comunque dentro per tutta la vita». Quale valore attribuisce all’elemento della “memoria” nel suo romanzo?
La memoria è fondamentale, non sono nel mio romanzo, ma in ogni aspetto della nostra vita. Dovremmo ricordare per capire e imparare. Dico in modo quasi qualunquista che senza lo sguardo al passato e alla memoria non potremmo vivere il presente.
Quelle descritte sono di certo donne emblematiche: le loro passioni, le scelte, la debolezza e l’impeto del loro essere, ma anche l'inarrendevolezza e la forza di volontà che le hanno connotate. Quale messaggio ci offrono?
Ad essere sincera, nessun messaggio specifico. Forse semplicemente l’idea che ogni persona ha il suo modo di essere, le sue sfaccettature. Ogni persona reagisce alle cose secondo la propria forza e le proprie possibilità.
Le deboli ha, evidentemente, richiesto ricerche storiche accurate e meticolose. Quale metodo si è imposta di adottare per trattenere le informazioni e, poi, renderle narrativa?
In realtà la parte storica è piuttosto una cornice, inevitabile, che mi ha permesso di inquadrare la storia in un contesto adeguato. Negli anni ’40, il patriarcato e il fascismo hanno evidenziato degli aspetti già esistenti e nemmeno troppo latenti in relazione alla figura della donna. Non ho seguito metodi e, come sempre quando scrivo, sono andata molto a istinto elaborando informazioni che già avevo.
Le donne sono riuscite ad abbattere con fiera determinazione le gabbie concettuali in cui abbiamo abitato per lungo tempo. Ebbene in cosa si diversifica il punto di vista muliebre?
Nel mio sguardo c’è una diversità di genere che è soltanto quella naturale esistente tra uomo e donna. È per questo che non amo molto parlare di femminismi. Il femminismo è uno soltanto che si può sicuramente scindere creando diverse visioni, ma resta uno e unico ed è soltanto quello che ci appartiene in quanto donne. Quello insito, atavico, ancestrale e profondo.
La scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate, vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è l’attuale status della letteratura esperìta da donne?
Fortunatamente la letteratura al femminile si sta espandendo, diffondendo nel panorama internazionale. Se ne parla oltretutto in modo più frequente rispetto al passato ponendo spesso l’accento sui temi caldi che le scrittrici trattano più spesso. Naturalmente lo svantaggio iniziale è notevole per cui c’è ancora un po’ di strada da fare.
Le scrittrici sono e sono state sensibili a diverse ideologie, visioni del mondo, sensibilità politiche e filosofiche; personalità diverse tra loro e spesso assolutamente inconciliabili. Riesce a scorgere un fil rouge che annoda le plurime e molteplici anime della letteratura declinata al femminile?
Il fil rouge che accomuna le scelte stilistiche e tematiche della letteratura al femminile è proprio la femminilità intesa come estrema sensibilità e competenza verso temi specifici. Basti pensare al tema della maternità!
Taluni reputano che la Letteratura non prescinda dal tempo per interpretare semplicemente lo spirito della Storia universale e che, ciononostante, essa sia congiunta alla finalità delle mode e a qualsivoglia ambito del gusto. Quali potrebbe essere il ruolo della scrittura nel frangente storico che stiamo vivendo?
La scrittura è sempre stata fondamentale, in ogni epoca. Un’arma bianca potente e distruttiva, sferzante e costruttiva. La letteratura non ha tempo tuttavia si adatta ai tempi che vive. Altra cosa è invece la letteratura analizzata all’interno dell’attuale panorama editoriale che non permette – a causa della grande distribuzione imperante e, a mio avviso, di un tipo di informazione standardizzata – una diffusione che si muove in base ai meriti e che dia a chi scrive la possibilità di essere letto.
A cura di Giusy Capone e Afrodita Cionchin
(n. 4, aprile 2022, anno XII)
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