Donato Di Poce: «Per lasciare il segno nella storia della letteratura, ai poeti basta una virgola»
Continua la nostra inchiesta, a cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone, nel campo della critica letteraria, con diversi argomenti di attualità e un'ampia indagine sulla ricezione della letteratura romena in Italia, un tema di particolare interesse per noi. «Ci sono scrittori che scrivono senza punteggiatura
In maniera assoluta. In questa società di iperspecializzazioni, di birilli ammaestrati, di cervelli monocentrici e unidirezionali, ho sempre amato le voci fuori dal coro, gli eretici, gli irregolari e sperimentatori, le contaminazioni di linguaggi, strutture, emozioni. Sono stato affascinato culturalmente da personaggi rinascimentali come Giordano Bruno (su cui ho scritto un saggio, Un poeta al rogo, Eretica Edizioni), Alberti, Vasari, Pico della Mirandola e Leonardo da Vinci. In anni più recenti ho adorato il lavoro di Munari, di Le Corbusier, Pignotti, tutti maestri di contaminazione e di sperimentazione di linguaggi tra Arte, poesia e scrittura e mi ha affascinato un grande filologo e studioso russo, Juri Lotman, che ha scritto, tra gli altri, un saggio interessantissimo, La danza delle muse, in cui analizza l’interdipendenza e la contaminazione delle arti (musica, letteratura, pittura, ecc.).
Attualmente sto lavorando a un libro sul Rinascimento dal titolo La danza delle idee, con l’intento proprio di mettere in luce quanto sia stato importante all’epoca per gli artisti, poeti e filosofi, incontrarsi tra di loro, interessarsi contemporaneamente di filosofia, arte, poesia, architettura ecc.
Moltissimo credo, Squartamento fu un libro straordinario che mi aprì il cuore, il corpo e la mente a un altro modo di essere e di pensare. Ogni suo libro è stato fondamentale e la sua rinnovata fortuna critica mi allarga il cuore. Le riporto cosa ho scritto in una recente recensione di Sillogismi dell’amarezza: «Dopo la lettura di Cioran si esce frastornati e liberati, attoniti ed esaltati, dalla grandezza di questo apolide metafisico impazzito. Cioran, intossicato dal male di vivere (e dalla colpa di sopravvivere), sputa veleno salvifico sulla società e l’uomo per liberarlo. Cioran risponde con la flagellazione della scrittura al tritacarne dell’essere come in Italia forse solo Carmelo Bene aveva saputo fare con la parola, i falsi idoli e le maschere dell’uomo contemporaneo, arrivando a de-pensare persino sé stesso. Il pessimismo di cui è permeata la vita e quindi l’opera di Cioran è assoluto, ma liberatorio e salvifico…»
Ci può dire qualcosa in merito? La riflessione sulla scrittura e poesia è, in effetti, un tema costante della mia produzione aforistica fino quasi a diventare metapoetica. Credo semplicemente che questo aiuti a fare chiarezza sul perché e cosa cerco di fare e di essere in poesia e nella vita, anche rispetto a troppi invasati con l’aureola sulla testa solo perché gestiscono un blog o hanno pubblicato un libro. I miei aforismi sono stati definiti dalla critica (Petta, Caramagna, Elefanti, Barrios) aforismi poetici, «poesismi» proprio perché fondono insieme ironia (tipica dell’aforisma) e liricità (tipica della poesia), filosofia e vita quotidiana. Alda amava il modo in cui riuscivo sinteticamente a esprime un concetto poetico con brevità ironia e sentimento, una sorta di umanesimo ironico e spesso autoironico («Sono un poeta fallito», «Cretini non invidiatemi/Sono uno di voi»). Credo che la forza dell’aforisma stia nella capacità di creare un cortocircuito emozionale, linguistico, esistenziale. Colpisce per la sua brevità e intensità. Gli autori da lei citati hanno la caratteristica comune di aver fustigato i vizi della propria epoca in maniera brillante. Faccio notare che Oscar Wilde in vita sua non ha scritto mai nemmeno un aforisma. Tutti quelli pubblicati postumi sono stati estrapolati dai suoi libri, romanzi e commedie, che La Rochefoucauld e Lichtenberg sono conosciuti solo da pochi studiosi e addetti ai lavori e che Ceronetti e Flaiano sono grandissimi e attualissimi autori poco conosciuti dal grande pubblico ma che avranno un’importanza futura innegabile e crescente. Sono grato a tutti questi cari autori e amici che si sono occupati del mio lavoro aforistico. Ognuno di loro ha detto e scritto parole e riflessioni importanti sui miei aforismi di cui sono grato, ma tutti hanno posto l’accento sulla contaminazione tra filosofia e poesia, ironia ed esistenzialismo. Una particolare amicizia e collaborazione si è sviluppata con Hiram Barrios, autore e traduttore messicano con cui è nato prima un feeling poetico e poi una vera collaborazione avendo realizzato insieme due antologie bilingui italiano-spagnolo: Silenzi Scritti e poi Clandestini/Clandestinos entrambi editi da I Quaderni del Bardo, Lecce.
L’industria culturale ha creato gravi problemi e danni alla letteratura (come il mio maestro Roberto Roversi e Pasolini avevano previsto), imponendo nomi, stili, temi, scuole e generi. Quindi ha drogato il mercato con romanzi insulsi e romanticherie da baci perigina, imposto autori teleguidati e pompati dal marketig, autorevolizzati e spesso aureolizzati immeritatamente. In giro troppi, mafiologi, poetologi, vaticanologi, virologi, troppi tuttologi del nulla e dell’effimero. Poi, il colpo di grazia lo hanno dato i critici letterari che fanno troppo spesso giornalismo letterario di bassa lega e legato a interessi editoriali specifici. Di conseguenza, sono state penalizzate la poesia, l’aforisma e la saggistica e molti bravi autori resi irrilevanti o invisibili. Dobbiamo essere grati al lavoro della piccola e microeditoria che fanno scouting e valorizzazione di generi poco reclamizzati (poesia, critica letteraria, libri per l’infanzia ecc.) e al lavoro di poeti e scrittori che lavorano onestamente nell’ombra, nella clandestinità e invisibilità dei media.
Da anni sono un convinto sostenitore della specificità e qualità artistiche e poetiche delle Donne (vedi i miei libri: Rompete le righe, Campanotto Editore, e Donne per l’Arte, I Quaderni del Bardo Edizioni). Sono altrettanto convinto che le Donne non hanno bisogno di fans e di garanti, ma solo di opportunità e di spazi per la loro creatività. Ho conosciuto una grande Donna come Alda Merini, che ha trovato spazio e fortuna solo dopo la spettacolarizzazione della TV, e Maria Pia Fanna Roncoroni, grandissima Artista che non ha avuto il riconoscimento che meritava. Conosco molte Artiste contemporanee (Anna Boschi, Aurora Maletik, Carmela Corsitto, Maria Micozzi, Tiziana Cera Rosco e Poetesse contemporanee (Fernanda Ferraresso, Antonella Anedda, Anna Lauria, Anna Maria Farabbi, Gabriela Fantato, Mariella De Santis) di grande valore e che faranno molto parlare di sé. La contemporaneità non contempla esclusivamente le opposizioni oralità/scrittura e poesia/prosa, ma anche la possibilità di scelta tra e-book/online e cartaceo, tra letteratura cartacea e digitale. Quanto lo sguardo della critica è condizionato dal profumo della carta stampata o, viceversa, dalla comodità del digitale? Sono due media con potenzialità diverse e pubblici diversi, credo entrambe utili e indispensabili alla promozione della cultura. Il libro cartaceo non morirà mai, ma la diffusione e socializzazione passa anche attraverso internet e i social. Lo stesso dicasi per le presunte opposizioni oralità/scrittura e poesia/prosa. Sempre più autori sperimentano entrambe le forme d’espressione e spesso contaminandole tra loro. Io, ad esempio, ho inserito spesso nei miei saggi di critica d’arte vere e proprie poesie, e nelle poesie immagini che solo un amante dell’arte poteva scrivere. In futuro vedremo giovani autori che inventeranno sicuramente qualcosa di nuovo e attuale che saprà tenere insieme tradizione e sperimentazione, arte, poesia, musica, teatro, scrittura e silenzio nell’ottica di una POESIA TOTALE.
La vostra rivista sta svolgendo in merito un lavoro eccezionale, un ponte culturale di memoria e promozione di altissimo livello. Dagli interscambi culturali se ne esce tutti più ricchi e consapevoli di una comune socialità e umanità spezzata e da ricostruire. Personalmente conoscevo il lavoro di Ionesco, Mircea Eliade, Cioran, Celan, e degli autori contemporanei Valeriu Butulescu e Gheorghe Vidican. Quanto al Nobel Herta Müller, devo ringraziare l’opera meritoria di Sellerio e Feltrinelli che ci hanno fatto conoscere questa grande autrice dissidente e cosmopolita.
A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone |