Cristina Caboni: «I lettori soffrono di pregiudizio nello scegliere testi idealmente adatti»

Cristina Caboni torna con un romanzo che è un inno alla natura: La via del miele (Garzanti, 2022). L'autrice ci parla di quello che le sta più a cuore, la magia delle api e la difesa del loro mondo. Una storia di scelte e di legami familiari. Di amore e di speranza.
Tra il fascino di Parigi e quello della Sardegna, Alice prova ad abbattere le barriere che la dividono dalla vera sé stessa. Dal tetto del suo palazzo, riesce ad ammirare tutta Parigi. Davanti a tanta bellezza, ciò che si è lasciata alle spalle non fa più così male. Con sé ha portato solo la cosa più importante: le sue api. Lì, a decine di metri d'altezza, c'è il suo alveare, un posto per lei magico. Ma ora le api sono scomparse, e Alice sa che questo è un messaggio per lei. Loro da sempre le indicano la strada. Così, quando il telefono squilla, capisce che tutto sta per cambiare: sua sorella Emma, la persona che ha amato come nessun'altra, ma che non sente da due anni a causa di una sciocca lite, non c’è più. Prima di andarsene, però, le ha lasciato il dono più grande: sua figlia. Alice non sapeva di avere una nipote e non ha idea di come si cresca un bambino. Non si sente all’altezza. Deve trovare qualcuno che se ne prenda cura, anche se questo vuol dire andare in Sardegna, l’isola che fa da sfondo a tanti racconti della sua famiglia. Come un’ape che ricorda sempre la strada verso l'alveare, abbiamo tutti bisogno di trovare un posto da chiamare casa.


Dai tetti di Parigi alle asperità sarde. Un itinerario emozionale. Può costituire oggetto di riflessione il viaggio intimo, giustappunto “emozionale”, laddove la realtà tecnologica in cui siamo immersi ci impone di non passare inosservati, puntando proprio sul dato noto e visibile?

Il viaggio è novità, induce alla scoperta, alla rivelazione di sé, prepara dunque al cambiamento, alla rivoluzione. Da Parigi alla Sardegna il viaggio mostra ad Alice nuovi scenari che scardinano il suo mondo ordinato e tutte le sue certezze. La scoperta di una terra che era già dentro di lei, e che infine riconosce, le offre nuove possibilità.


Alice ed Emma: innumerevoli contraddizioni e un dolore indicibile generato da una morte precoce ed improvvisa. Qual è l’antidoto alla sofferenza?

La sofferenza è una condizione dovuta alla lacerazione dell’anima, dell’io più profondo e delle certezze. È un’onda che ti travolge e che almeno in principio puoi solo subire. Tuttavia accade che all’improvviso ci sia qualche cosa che richieda il tuo intervento e tutte le tue energie, e spesso il dolore passa in secondo piano perché oscurato da qualcosa che richiede un’immediata e totale attenzione. Chissà, forse questa distrazione può diventare un antidoto, anche se ti richiede lo stesso impegno, ed esige un altrettanto importante tributo.


Lo straordinario successo de Il sentiero dei profumi e, oggi, La via del miele: odori e sapori. Pare che lei reputi che la Natura sia sott’attacco, sia da proteggere e tutelare: ebbene, la Natura come paradigma dell’umano sentire?

La natura è una dimensione nella quale ogni essere umano può crescere. È il luogo ideale che fornisce tutto ciò che è necessario alla vita. La natura è una culla e un nido che va rispettato, custodito e protetto. Senza la natura l’uomo non esiste. 


Alice ritorna in Sardegna, dove, progressivamente e ineluttabilmente, le sue radici riemergeranno dalla terra. Perché per proseguire il nostro cammino dobbiamo sapere chi siamo stati?

Le radici sono fondamentali perché offrono chiavi di lettura del presente e del futuro. Una volta ho letto una frase che mi ha colpito profondamente: noi siamo un carrozzone nel quale viaggiamo insieme a tutti i nostri antenati. Senza radici siamo in svantaggio, senza memoria siamo come bambini adulti che affrontano prove ardue privi di sostegno.


Le api sono protagoniste discrete ancorché fortemente evocative delle sue suggestive pagine. Qual è il messaggio etico che ci offrono?

Le api nei millenni hanno stretto alleanze con le altre specie alle quali offrono in cambio di ciò che a loro serve per vivere una controparte altrettanto potente: l’impollinazione. Grazie al loro incessante lavoro le piante prosperano, i fiori diventano frutti. L’ambiente intero ne usufruisce. Persino noi umani dobbiamo alle api una buona parte della nostra sopravvivenza. Le api inoltre vivono in virtù dell’alveare, ogni loro azione è votata al più profondo altruismo. Non esiste un impianto decisionale perché a governarle è l’istinto. Vivono di bellezza, armonia, perfezione.


Le scrittrici sono e sono state sensibili a diverse ideologie, visioni del mondo, sensibilità politiche e filosofiche; personalità diverse tra loro e spesso assolutamente inconciliabili. Riesce a scorgere un fil rouge che annoda le plurime e molteplici anime della letteratura declinata al femminile?

Davvero esiste una distinzione di genere nella produzione letteraria? Non amo generalizzare, trovo che ci sia una tale vasta ricchezza da offrire profonde esperienze a prescindere da chi l’abbia scritta. Credo che invece siano i lettori a soffrire di pregiudizio, scegliendo sulla base di errate convinzioni testi idealmente adatti, pregiudicandosi così una grande e infinita ricchezza di esperienze.


Taluni reputano che la Letteratura non prescinda dal tempo per interpretare semplicemente lo spirito della Storia universale e che, ciononostante, essa sia congiunta alla finalità delle mode ed a qualsivoglia ambito del gusto. Quali potrebbero essere il ruolo e la funzione della scrittura nel frangente storico che stiamo vivendo?

La letteratura è come la famiglia, offre strumenti, esperienze, dona sapere e così facendo stimola riflessioni e genera idee. La conoscenza è potere. Chi comprende si avvia cauto nel pensiero e nell’azione, chi è privo di ogni discernimento soccombe.







A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone

(n. 11, novembre 2022, anno XII)