Con Barbara Costa, un «viaggio nei segreti e nelle ossessioni del sesso contemporaneo»

Che cos’è il sesso, oggi? Cos’è la libertà? Adulti che si eccitano pagando per essere trattati come bambini, mangiare omogeneizzati e giocare col pongo in finti asili appositamente creati. Video porno di anziani ultrasettantenni i cui amplessi vengono visualizzati in rete da milioni di utenti entusiasti. Transgender lesbiche e donne che si fingono uomini nei panni di drag queen. Mai come ai giorni nostri la sessualità è stata tanto libera, complessa e variegata. Nel libro intorno al quale volge la nostra intervista – Pornage. Viaggio nei segreti e nelle ossessioni del sesso contemporaneo (Il Saggiatore, 2018) – Barbara Costa spalanca le porte di un mondo, quello del sesso e della sessualità contemporanei, fatto di passioni e segreti inconfessabili, di perversioni al di là di ogni immaginazione e godimenti un tempo impensabili: un universo in cui la tecnologia più all’avanguardia si unisce alla perversione più raffinata e le sperimentazioni in camera da letto aprono la strada al cambiamento sociale.

Negli anni ’70, tra gli altri, Félix Guattari, Ado Kyrou, Fernanda Pivano, Gianni Scalia, Elémire Zolla e Pier Paolo Pasolini esemplificarono i termini di un dibattito di non scarse suggestioni circa la censura. Oggi, la rappresentabilità e la rappresentazione del sesso sono divenute un obbligo?

Obbligo, e perché? Ognuno è libero di rapportarsi o no al porno, ognuno è libero di vedere o no un porno e quale, e di rappresentarlo o no, e se sì in che misura. Ma la rappresentazione del porno è da sempre sotto attacco e censura perché dà fastidio. E lo dà perché il porno scuote i paletti morali su cui ogni società si basa e attraverso i quali uno Stato impone ordine e regole. Il porno ʽbatte’ su questi paletti, per questo si tenta di porgli freno. Negli anni ’70 l’Occidente è giunto a un grado di emancipazione tale da legalizzare la pornografia, stabilendo che un adulto può scegliere di sovvertire questi paletti prendendosene però la responsabilità. Perché il porno toglie il tappeto su cui poggia la rispettabilità, e non puoi aspettarti che, sfilato questo tappeto e quindi fatto fare un capitombolo all’etica e alla moralità delle persone, poi queste persone ti ringrazino! Al contrario si disorientano, e per questo si irritano, e succede che ci sono alcuni che mettono in discussione i loro precetti morali, e li cambiano, e altri invece vi restano fedeli perché li credono giusti. E questo perché il porno, in ogni sua forma (cinematografica, fotografica, ecc.) sovverte sempre chi lo guarda, provocandogli turbamenti piacevoli, o spiacevoli, o curiosità, o ribrezzo. Il porno ʽsmuove’, provoca una reazione, favorevole o contraria, mai indifferente. Questo sovvertimento è però privatissimo, e muta da persona a persona, da cultura a cultura, da tempo a tempo. Scrittori, filosofi, registi da te citati, ognuno ha preso il porno, lo ha messo su un piano di dibattito, e ne ha fatto film e libri e pensiero, perché il porno è materia viva ed è parte innegabile della nostra vita, è intorno a noi, è arte, è show, ed è scrittura e  modo di rapportarsi al mondo, nel mio personalissimo caso.

L’Eros non è una tematica tra le altre bensì la stessa coscienza erotica dell’immagine come sensibilità e corporeità. La digitalizzazione come ha cambiato la fruizione del porno, volendolo reputare uno dei prodotti più peculiari del tecnocapitalismo ipermediale?

Il web è nato governativo, come strumento della Difesa americana, ma il porno ci è entrato subito: i primi siti web in gran parte ospitavano materiale porno, sebbene fossero lontanissimi dallo sviluppo e dall’accesso che ne abbiamo oggi. Che il porno entri a gamba tesa nell’innovazione impossessandosene e portandola a nuovi livelli di sviluppo è Storia, basti pensare al cinema: dopo il treno dei fratelli Lumière, le prime pellicole mostravano corpi nudi ʽin azione’, per occhi e divertimento di un pubblico selezionatissimo… E quando negli anni ’50 e ’60 la distribuzione di film porno qui in Italia era vietata, sai cosa facevano i nostri connazionali per vederli? Si mettevano in macchina per arrivare in Svizzera, dove tali film erano legalmente distribuiti nei cinema! Oppure via posta ordinavano porno dalla Danimarca, dalla Svezia, per proiettarseli a casa chi ne aveva la possibilità, o in circoli privati e clandestini… e sempre che i porno non venissero sequestrati alla frontiera! Oggi tutto questo fa parte di un passato lontano, oggi che all’istante e con pochi clic puoi fruire di porno di ogni tipo. Le anime belle e ʽpensose’ dicono sia un male, io dico che ogni adulto ha libertà e consapevolezza di vedere ciò che vuole nel suo privato. Il porno fa male a chi ne diventa schiavo, non capisce che quello che vede su uno schermo è finzione, e per il porno accantona ogni legame personale e sociale, annientandoli e annientandosi. 

Lo spazio espressivo della pornografia si è allargato tanto da contemplare il tentacle sex. Qual è stata l’evoluzione del comune senso del pudore in special modo della società borghese italiana?

Sono sempre più convinta che questa evoluzione non sia avvenuta! Non prendiamoci in giro: in Italia vale la regola «si fa ma non si dice», in nome di una indistruttibile onorabilità sociale che fa perno su questo diktat: «Che penserebbero di me gli altri?». Questa paura del giudizio sociale è per me insensata ma è purtroppo inscalfibile. Io stessa, nel mio piccolo, facendo del porno scrittura e mestiere, e non separando ciò che scrivo da ciò che penso e vivo, ho dovuto affrontare e affronto attacchi, e insulti, che virano immancabilmente sul piano personale. Peggio di me chi il porno lo fa su un set. Inutile girarci intorno: ancora oggi se un uomo fa il porno è invidiato e lodato, invece se lo fa una donna, è bollata come una p*ttana e una persona sporca. Così in Italia, e non solo in Italia, anche se pornostar italiani che lavorano all’estero mi dicono che in Nord Europa la situazione sia un pochino migliore. Sicché: in Italia va bene brigare, va bene dire gravi menzogne, insomma, sono tollerate molte nefandezze sociali, ma il porno no, e se sei una donna che si vive libera la propria sessualità, lo puoi certo fare ma meglio se di nascosto e, se lo vuoi esibire, magari su un set, sei messa in croce, e sempre da un giudizio che è altrui, formulato da persone che vorrei proprio sapere quanto sono effettivamente rette!

In seguito alla pubblicazione di un articolo/inchiesta del New York Times in cui sono state indirizzate al colosso del porno «Pornhub» accuse circostanziate in merito a contenuti, caricati on line, di abusi su minori, MasterCard e VISA hanno impedito transazioni verso MindGeek, ovvero la società che controlla il sito di porno in streaming più seguito. È appena il caso di ricordare che Mindgeek ha diffuso i suoi dati economici, dichiarando un giro d’affari che si aggira attorno ai 30 miliardi di dollari: solo Pornhub vale circa 100 milioni di utenti giornalieri. Ebbene, ritiene legittima la richiesta di regolamentazione di queste piattaforme per tutelare chi ne rimane vittima, considerando che il porno è un’industria dal fatturato stratosferico?

Pornhub ha sbagliato, non c’è dubbio. Su Pornhub chiunque può caricare video, e dire che da parte di Pornhub i controlli sul contenuto di questi video siano stati carenti, è dire poco. Però colpendo Pornhub si fa il solletico ai trafficanti di minori e alla pornografia minorile. Perché isolati mostri stanno su Pornhub, mentre tantissimi stanno nel Deep Web, vero immondezzaio e luogo franco di crimini orribili. I video oscurati da Pornhub sono una quantità irrisoria del sudiciume illegale che fuori Pornhub gira. Pornhub sta facendo al suo interno pulizia generale, ed era ora, ma la fa indiscriminata: sta altresì togliendo video che di illegale nulla hanno, arrecando danno a pornostar e a star porno amatoriali che dal commercio legale di quei video vivono. Perché se tu censuri indiscriminatamente ogni video con nel titolo – faccio un esempio – la parola «mom», tu getti nel secchio anche video porno legali girati da attori che recitano una scena tra una (finta) matrigna e un (finto) figliastro arrapato… E poi nel mucchio censorio ci finiscono legali video porno violenti che violenti non sono per niente, quella è violenza finta, recitata secondo codici cinematografici, e però finiti nel cestino di Pornhub lo stesso! Insomma, sì alla pulizia, sì alla rimozione di video caricati e smerciati senza consenso e dei video con veri minori, ma si faccia attenzione al lavoro serio e lecito di persone che col porno ci vivono e ci pagano tasse e le bollette. Perché il porno sta cambiando, e il 2020, a causa della pandemia e della crisi economica, ha visto varie persone trovare in Pornhub e OnlyFans fonti di reddito esibendo liberamente il proprio corpo e la propria sessualità. Sono forme nuove di lavoro autonomo che meritano rispetto. Miro al cuore del problema: è ora che la politica si svegli, si renda conto che il mondo nato alla fine della Seconda guerra mondiale è morto, e non ieri, ma 30 anni fa!!! Abbiamo bisogno di inedite leggi che governino il mondo e il mondo sul web, e questo vale anche per i social e per nuovi reati che colpiscono le persone, come il revenge porn o il furto d’identità in rete.

Le identità dei soggetti, le metamorfosi relazionali, la percezione della corporeità, l'investimento dei desideri e le pratiche sociali in qual misura sono condizionati dalla pornografia?

La pornografia cambia la percezione dei corpi perché nel porno non esiste un canone di bellezza. Una ragazza di 20 anni e una donna di 45, coi loro corpi il primo al massimo del suo splendore, il secondo segnato da cellulite e gravidanze, oggi nel porno hanno la stessa fattibilità di farcela. Nel porno un corpo magro e slanciato non vince su un corpo ʽpieno’. Nel porno non ci sono canoni predefiniti e il successo che nello showbiz stanno avendo le donne plus-size, nel porno ce l’hanno da anni. Il porno mette i corpi ʽimperfetti’ accanto a quelli ʽperfetti’ con medesimo glamour e dignità, e questo già negli anni ’70, con Long Jeanne Silver, ragazza con una gamba amputata e pornostar come le altre, e ti dico oggi, ad esempio con Demi Sutra, pornostar in ascesa, ʽseppure’ sul suo addome alloggino due enormi voglie. È un fatto: il porno porta alla ribalta le donne ʽin età’: le pornostar over 40 e over 50 hanno nulla da invidiare alle colleghe più giovani e, esibendo corpi anche non rifatti, mostrano che le donne non perdono con gli anni la capacità di essere provocanti né il legittimo desiderio di continuare a vivere e a sperimentare la propria sessualità. E lo mostrano palesemente pure agli uomini! Le relazioni a mio parere sono nettamente cambiate per via dei social: tu dimmi oggi come si fa a credere alla monogamia quando via app si ha modo di soddisfare ogni capriccio, e ognuno è lusingato, e accerchiato da tentazioni? Però va pure detto che social e web offrono conoscenze importanti, basti pensare al velo che hanno tolto alle sessualità non etero e agli orientamenti sessuali non etero: vogliamo mica tornare indietro, quando una persona che si scopriva trans cadeva in un buio di paura e solitudine!?

Rocco Siffredi partecipa all’«Isola dei famosi», Valentina Nappi esprime opinioni politiche, Malena è testimonial di un resort di lusso in Cilento. La pornografia è cultura pop?

Le pornostar sono innanzitutto persone. Sono persone normali che hanno scelto di fare un lavoro ʽspeciale’! E come ogni altra persona hanno o meno idee politiche, e le esprimono se vogliono. Il porno non può diventare pop nel senso declinato da Warhol perché per farlo dovrebbe snaturarsi, cioè eliminare la sua innata capacità di smuovere i paletti morali di cui parlavo prima. La TV ospita le pornostar secondo regole narrative del linguaggio televisivo, e regole però morali e moraleggianti, e, infatti, ci avrai fatto caso: Rocco è invitato ʽsolo’ per il suo ruolo di marito e padre modello (lo è), Malena come opinionista che nella vita fa porno però, quando la presentano, mica lo dicono! Come se nessuno lo sapesse che è una pornostar!!!  Valentina Nappi non è un personaggio, è una personalità: il suo carattere è strutturato, le sue idee politiche possono piacere o meno ma sono robuste. Lei è attaccata da chi ha il pregiudizio che una donna pornostar debba essere per forza una scema. Va da sé che io, da pornografa, sto a mio agio con Valentina Nappi, con Malena, con Martina Smeraldi, non con donne dal mainstream rappresentate quali virtuose e rispettabili.  

Lei ha redatto Pornage: viaggio nei segreti e nelle ossessioni del sesso contemporaneo: un testo minuzioso e dettagliato, affatto omissivo. C’è qualcosa che cambierebbe a qualche anno di distanza?

È come dici tu: il mio Pornage è un viaggio che non fa solo il lettore che sceglie di leggermi pagina dopo pagina, ma anche il viaggio che ho fatto io scrivendolo come persona. Poiché io non separo ciò che scrivo da ciò che sono, oggi riscriverei Pornage da capo, e non perché ne abiuri una virgola, ma perché dalla sua uscita sono cambiata io, sicché ho idee più ricche su ciò che sono e penso e scrivo. Ne so di più, perché ho vissuto di più, sono cresciuta attraverso il confronto avuto con gli altri, di più con le persone con cui ho fatto sesso (sia quelle che mi hanno fatto godere che non), di più ancora con chi ho voluto bene, per non parlare poi di chi voglio bene adesso…!

In Giappone la legge non colloca demarcazioni, limiti, barriere alla tipologia di argomenti o di storie trattate, tuttavia vieta di palesare gli organi genitali al pubblico: per siffatta ragione nel porno, inclusi anime e manga, i genitali sono epurati con multiformi artifici grafici. Quali sono le differenze più eclatanti tra Oriente ed Occidente?

Ogni cultura, ogni società, esprime il suo concetto di porno. Il Giappone esprime una sua pornografia che a noi pare ʽstramba’ perché noi lo abbiamo occidentalizzato, e il Giappone ci ha risposto a suo modo. Il Giappone è Occidente e, al tempo stesso, non lo è. Tu pensa al concetto di «peccato» associato al sesso: è un concetto ebraico-cristiano che con le religiosità giapponesi c’entra nulla. Il Giappone è un Paese che voglio vivermi, ci voglio andare, e solo per imparare. Si rimane allibiti da certi suoi manga, dai suoi sessi censurati (ancor oggi, che sul web puoi vedere tutto!), ma senti una cosa porno giapponese che credo in pochi sanno: l’industria porno nipponica è florida, e sai qual è uno dei suoi rami più produttivi? I porno dedicati agli anziani, girati da attori anziani, per un pubblico anziano che lo guarda più che volentieri. Questi video sono distribuiti anche nelle case di riposo, senza problemi. Noi questi… ʽproblemi’ li avremmo, e loro no. Culture diverse producono società diverse, quindi porno diversi, per pubblici diversi, ognuno con la sua propria porno-identità. 




Intervista realizzata da Giusy Capone
(n. 1, gennaio 2021, anno XI)