Con Anna Pasquini, un viaggio fra le aspirazioni delle giovanissime d’oggi

Ospite di Femminile plurale, Anna Pasquini vive e lavora a Roma come impiegata in un’industria spaziale. Ha svolto molti mestieri in diversi campi e vissuto in Usa e in Giappone. Ha prestato assistenza volontaria a fianco della Croce Rossa e della Protezione Civile subito dopo il terremoto dell’Aquila del 2009. È volontaria Telethon nelle campagne di raccolta fondi. Collabora con il blog Alessandria Today nella stesura di interviste ad autori emergenti dopo aver letto i loro libri e averli recensiti sulla sua pagina FB La piccola biblioteca degli autori emergenti. Ha collezionato molti riconoscimenti letterari per racconti singoli e per raccolte. Pubblicazioni: Quando andavo in bicicletta (2018, Akkuaria Ed.), Fotografie scomposte, (2018, Antipodes Ed.), Misticanza (2019, PAV Ed.), Chissà se al Liga fischiarono le orecchie (2019, Argento Vivo Ed.), 57 risposte efficaci alla più inopportuna delle domande da fare a una donna: «e tu perché non hai figli?». Manuale di autodifesa verbale per non-mamme (2020, Antipodes Ed.), SeMiCerchi – racconti slegati (2020, Jacopo Lupi Ed.), Gli arancini di Omar (2021, Antipodes Ed.), In casa senza affanni – 39 consigli pratici per vivere serenamente il proprio tempo in casa, (2021 Youcanprint), Principesse, scienziate, oppure… (2021, PAV Ed.).


Principesse, scienziate, oppure… Viaggio fra le aspirazioni delle giovanissime d’oggi. Questo opuscolo illustrato, destinato principalmente alle bambine e ragazze d’oggi, è stato ideato e realizzato per contrastare gli stereotipi di genere, ma anche per difendere la legittima libertà di scelta che, così com’è giusto che sia, può guardare con ambizione al futuro ma anche, perché no, lasciarsi ispirare dal passato, nel rispetto di tutti e principalmente dei nostri figli, dei loro desideri, delle loro vocazioni. Una carrellata di illustrazioni in cui bambine immaginarie dichiarano cosa davvero desiderano sulla base delle loro inclinazioni: qual è lo scopo del suo progetto?

Anni fa lessi un articolo di Gramellini in cui parlava del giovanissimo Barak Obama che insieme a un suo amichetto sognava cosa fare da grande. Obama espresse il desiderio di diventare una persona importante nel panorama mondiale, un politico o perché no, il Presidente degli Stati Uniti d’America, l’altro avrebbe voluto diventare un bravo orologiaio. Quando i due si rividero, dopo tanti anni, avendo entrambi realizzato i propri sogni, l’amico disse a Obama: «Hai visto? Ce l’abbiamo fatta!».  Ecco da questa considerazione è nata l’idea per il mio libricino. È giusto che tutti noi abbiamo le stesse possibilità per realizzare i nostri sogni, di qualsiasi natura essi siano, indipendentemente dal prestigio che essi possano avere agli occhi del mondo. Ancor di più questa considerazione ha senso rapportata alle donne, che possono e devono (volendolo) diventare le più grandi astrofisiche della storia, ma se volessero essere qualcosa di più, diciamo, modesto, non dovrebbero (per me) vedersi sminuite o derise. Tutti dobbiamo essere liberi di esser quello che vogliamo, senza condizionamenti sociali.


Stante la sua peculiare indagine, quanto influiscono gli stereotipi di genere nella scelta d’un mestiere per le giovanissime?

Credo che oggi i social media e, in generale, i moderni mezzi di comunicazione giochino un ruolo importante nell’immaginario collettivo e soprattutto nelle giovani menti dei nostri ragazzi, tuttavia credo che passata la fase di, diciamo, «emulazione passiva», esista ampio margine per poter sperare che gli stereotipi di genere siano un ricordo lontano e remoto e che sempre più mestieri che prima erano esclusivamente appannaggio di uomini, vedano impegnate donne e ragazze.


Rachel Carson, la donna che sconfisse le multinazionali del DDT, il premio Nobel Wangari Maathai, l’instancabile Jane Fonda, Alexandria Ocasio-Cortez e Greta Thunberg unite in un’alleanza intergenerazionale. Le donne sono riuscite ad abbattere con fiera determinazione le gabbie concettuali in cui abbiamo abitato per lungo tempo. Ebbene, in cosa si diversifica il punto di vista muliebre?

Se rispondessi che le donne possiedono questa o quella caratteristica per natura, e dunque esclusivamente perché facenti parte del genere femminile, cadrei nella trappola di categorizzarle. Io non credo che esista un punto di vista muliebre, ma è anche vero che per secoli le donne sono state incasellate nel ruolo esclusivo di mogli e madri, si è loro impedito di studiare, di acculturarsi, di prendere il meritato spazio nella società. Le donne da lei citate sono donne che hanno sentito probabilmente il peso di queste discriminazioni subite per anni, e hanno difeso le proprie ragioni o portato avanti le loro convinzioni con coraggio e ancor maggiore forza proprio in virtù di secoli di oppressioni. Finalmente qualcosa, almeno nel modo di empatizzare, pare stia cambiando, i tempi sono maturi per una vera rivoluzione che veda le donne protagoniste a pieno diritto della nostra Storia.


Quali sono le professioni più gettonate?

Prima di scegliere le illustrazioni ho fatto un giro di telefonate con le mie amiche che hanno bimbe fra i quattro e i dodici anni. Posso dire che i mestieri come: blogger, youtuber, influencer sono molto amati, ma resistono gli evergreen come: veterinaria, musicista, fotografa, pasticcera, scrittrice…
Io stessa da ragazzina ne ho desiderati fare tanti e credo anche le mie giovani lettrici ne sognino più d’uno, ma del resto tempo per pensarci ce n’è.


La scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate, vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è l’attuale status della letteratura esperìta da donne?


Sì, credo anch’io che esistano autrici davvero illuminate, non solo fra le contemporanee e non propriamente (e non soltanto) relegabili nel cosiddetto «romance». È, infatti, un luogo comune ritenere che le scrittrici donne siano quelle che meglio dei colleghi maschi possano rappresentare i moti dell’anima e le sventure amorose. Fra tutte voglio annoverare una scrittrice che adoro: Patricia Highsmith, grande giallista americana, regina del thriller, molto amata da Andrea Camilleri (dichiarò che fosse l’unica a spaventarlo davvero!), e da cui il grande regista Hitchcock trasse spunto per alcune sue pellicole (e non solo lui).


Le scrittrici sono e sono state sensibili a diverse ideologie, visioni del mondo, sensibilità politiche e filosofiche; personalità diverse tra loro e spesso assolutamente inconciliabili. Riesce a scorgere un fil rouge che annoda le plurime e molteplici anime della letteratura declinata al femminile?

Non so se io sia in grado di rispondere in modo esatto e completo a questa domanda, che presuppone da parte mia una conoscenza quasi universale della letteratura contemporanea femminile (magari!), tuttavia è interessante notare – e ci ho fatto caso anch’io nel tempo – che in effetti, sì, esiste un fil rouge che, parlando forse un poco per luoghi comuni, differisce dalla prosa maschile.
Non vorrei dire banalità (Dio me ne scampi!), ma nei testi scritti da donne ho spesso riscontrato un’indagine più approfondita alle tematiche legate alla maternità e alla sua negazione, sia essa una libera scelta, sia essa una dolorosa perdita. Oltre a un esame a più ampio respiro legato ai temi inerenti al ruolo di donna nella società moderna, alle lotte per un’affermazione che ancora oggi stenta ad arrivare, e se arriva deve fare i conti con credenze retrograde che non accettano uno scollamento da vecchi cliché.


Quale significato assume, oggi, il termine «femminismo»?

Di passi ne son stati fatti tanti, e non finiremo mai di ringraziare le nostre nonne e madri, tuttavia la strada per la vera emancipazione è ancora lontana, e mi spiace dirlo, spesso osteggiata da altre donne, che invece di andare avanti scivolano paurosamente all’indietro.
La letteratura, così come la scrittura in generale, dovrebbero trasmettere storie e testimonianze di donne moderne interessate a questo: tramandare ideali e valori di libertà, indipendenza, coraggio, forza.
Non siamo tutte nate per fare le astronaute o le inventrici, ma a ognuna di noi dovrebbe essere data l’opportunità di poterlo diventare se questo fosse il nostro desiderio e la nostra volontà (e ne avessimo le capacità/predisposizione, ovviamente), e laddove si anelasse alla maternità, lo Stato dovrebbe agevolare un percorso che ancora oggi appare contrastato da politiche che anziché supportare, scoraggiano, arrivando all’abominio – da parte delle donne – di dover scegliere fra carriera e famiglia.


Si può diventare l’eroina della propria storia oppure il miglior sidekick del mondo per un’eroina di proprio gusto. Si può diventare colei che fa cambiare l’organigramma di una redazione oppure colei che diffonde la notizia che l’organigramma è mutato. Si può diventare colei che contribuisce a redigere le leggi che ci conducono a una società più equa e libera dalla paura del diverso oppure colei che quelle leggi le vota. Come si fa la rivoluzione femminista?

È una bellissima domanda e mi piacerebbe avere non solo una risposta sensata, ma anche i mezzi per poterla mettere in pratica. Confesso che ultimamente sono un poco perplessa, mi guardo attorno e vedo situazioni che non comprendo, persone che negano l’esistenza di cose che abbiamo vissuto sulla nostra pelle e che hanno causato la morte di molte vite; mi sembra che pur vivendo la stessa realtà, stiamo guardando un altro film, e allora diventa complicato anche solo immaginare a una possibile rivoluzione, che presuppone una base di partenza comune e condivisa.
Prendendo la prima parte della sua domanda posso solo dire che esiste un’eroina in ognuno di noi, anche negli uomini, è la loro parte femminile, e in quanto tale scalpita ed è capace di qualsiasi cosa? (Ho detto una banalità? Forse. Nessuno è perfetto!)







A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone

(n. 6, giugno 2022, anno XII)