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La Romania al Trieste Film Festival
Il Trieste Film Festival, giunto alla 32° edizione e appena conclusosi il 30 gennaio 2021, è il principale appuntamento italiano e tra i più importanti a livello continentale per la cinematografia europea centro-orientale. L’edizione di quest’anno, totalmente online, ha visto una nutrita partecipazione romena con anche una vittoria importante. Vincitore nella sezione lungometraggi documentari è stato, infatti, Acasă, My Home (Casa mia, 2020) di Radu Ciorniciuc, a cui è stato assegnato il premio Premio Alpe Adria Cinema da parte della giuria internazionale composta da Heidi Gronauer, Eszter Hajdú, Leena Pasanen. Acasă, My Home è un esempio di come la qualità del cinema romeno sia ormai duratura e capace di vincere premi in ogni festival, come spesso accade, da oltre un decennio, anche nei festival maggiori come Cannes e Berlino. Il film di Ciorniciuc non è l’unica opera di nostro interesse.
Nella stessa sezione il delizioso Tatăl nostru (Padre nostro, 2020) di Andrei Dăscălescu, che è anche protagonista della pellicola. Partendo dalla gravidanza della sua fidanzata Paula, Dăscălescu decide di partire e ritrovare suo padre, diventato monaco sul Monte Athos. Inizia così un confronto quasi esistenziale, che si sviluppa in un film girato benissimo – con splendidi momenti che ritraggono il Monte Athos – e narrativamente preciso: in poche parole, un eccellente documentario che affronta temi come la costruzione del rapporto padre-figlio, le paure di diventare genitori e la necessità di modelli da seguire, il senso di colpa e di abbandono.
Nella sezione lungometraggi è stato, invece, presentato Berliner (La campagna, 2020) di Marian Crișan, nome importante della cinematografia romena, autore di splendide opere come The Rocker, e che qui regala una satira amara sulle campagne elettorali in Romania.
Altri due nomi di prestigio come Radu Jude e Cristi Puiu sono stati presenti con i loro lavori più recenti nella sezione «Fuori dagli Sche(r)mi». Tipografic majuscul (A lettere maiuscole, 2020) di Radu Jude, presentato già a Berlino, è un intrigante film politico, molto complesso nella sua realizzazione a ʽtecnica mista’, basato sul testo di teatro documentario del 2012 a firma di Gianina Cărbunariu. Jude mette in scena il testo di Cărbunariu dedicato al sedicenne Mugur Călinescu che nel 1981 fu interrogato dalla Securitate per alcune scritte col gesso nella città di Botoșani. Come Cărbunariu, Jude drammatizza i documenti della Securitate, ma li ʽmescola’ con immagini di archivio, in modo tale da creare una contrapposizione tra la Romania scritta sui muri col gesso da Călinescu e quella raccontata dal regime. Di impianto teatrale e stilizzato, con attori eccellenti, Tipografic majuscul si avvicina non poco all’epico brechtiano.
Sempre per «Fuori dagli Sche(r)mi», il monumentale Malmkrog (2020) di Cristi Puiu, anche protagonista di una masterclass. Quasi 3 ore e mezza, per un film davvero fuori dagli schemi. Puiu si allontana dalle ambientazioni dei suoi film precedenti, per immergerci nella Russia – con dialoghi in francese – e nella filosofia di Vladimir Solov'ëv, i cui scritti sulla morte o Il racconto dell’Anticristo sono alla base della pellicola. Ma la differenza con il passato è solo apparente: gli interni, i tempi e i toni di Malmkrog sembrano quasi l’altra faccia della medaglia rappresentata da Sierranevada.Un film difficilissimo, teatrale, di grande fascino, un dibattito di filosofia vero.
A chiudere la rappresentanza romena vi è il cortometraggio Bucureștiul văzut de sus (Bucharest vista dall’alto, 2020) di Andrei Răuţu con l’ormai anziana cantante Marina Voica come protagonista: un’opera tenera, che gioca sul filo della memoria e che potrebbe essere sviluppata in lungometraggio.
Acasă, My Home (Casa mia, 2020) di Radu Ciorniciuc
Tipografic majuscul (A lettere maiuscole, 2020) di Radu Jude
Tatăl nostru (Padre nostro, 2020) di Andrei Dăscălescu
Armando Rotondi
(n. 2, febbraio 2021, anno XI)
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