Le «Serate Italiane» di Bucarest. La 51a edizione è stata dedicata a Galileo Galilei

Ci siamo appena lasciati alle spalle il vecchio anno e quello nuovo è già qui con un altro ciclo delle Serate italiane nel quadro delle attività degli incontri culturali. Il libro al centro del primo evento – svoltosi il 7 gennaio scorso presso la Libreria Cărturești, Caffè Verona – rappresenta senza dubbio un libro-evento, in quanto Sidereus nuncius di Galileo Galilei ha cambiato la nostra immagine dell’universo ma anche il nostro modo di osservarlo, ponendo le basi della scienza moderna. L’iniziativa e la traduzione del volume – pubblicato presso la casa editrice Humanitas, nella collana bilingue «Biblioteca italiana» – appartengono al prof. Gheorghe Stratan, fisico e storico delle scienze, lo stesso che nel 2009 ha presentato al pubblico romeno anche una parte della mostra internazionale galileiana, nella cui organizzazione e presentazione è stato direttamente coinvolto: il 2009 è stato infatti l’Anno Internazionale dell’Astronomia, in cui si sono festeggiati i 400 anni dalle prime osservazioni astronomiche fatte da Galilei tramite il cannocchiale.

Al lancio del volume sono stati invitati a presenziare tre graditi ospiti, oltre al traduttore, tutte personalità di grande rilievo, e ciascuna di loro ha inteso dimostrare come il campo il cui rappresentante è, a modo suo, Galilei, in quanto referente fondamentale, è pur sempre dominato dall’astronomia, dalla fisica o dalla filosofia.

È stata Magda Stavinschi – ricercatrice onorifica ed ex direttrice dell’Istituto Astronomico dell’Accademia Romena, la più nota astronoma romena, recentemente premiata dall’Accademia Romena per i suoi contributi – ad aprire la serata. Ospite delle Serate italiane per la seconda volta, la scienziata ha parlato dell’importanza della pubblicazione in Romania del Sidereus nuncius, volumetto che ha rivoluzionato i metodi di ricerca sulla natura, come anche l’immagine che l’umanità aveva dell’universo. Magda Stavinschi ha sottolineato la svolta prodotta da L’annuncio stellare nella storia del sapere, ma anche il modo in cui esso ha portato alla nascita della scienza moderna e del metodo specifico della ricerca. A partire da Galilei in poi, la ricerca parte dall’osservazione diretta dei fenomeni naturali e ulteriormente, dopo la verifica tramite l’esperimento, tali osservazioni vengono espresse come leggi. È stato Galilei a imporre l’idea che la natura ha delle proprie leggi e che compito dello scienziato è di scoprire queste leggi e di formularle.

Ha preso poi la parola il fisico e accademico Nicolae Victor Zamfir, direttore generale dell’Istituto di Fisica e Ingegneria Nucleare «Horia Hulubei» e coordinatore del progetto ELI – conosciuto più popolarmente con il nome di «Il laser di Măgurele». Lo studioso ha parlato del ruolo fondamentale nello sviluppo della fisica che ha giocato questo libricino galileiano, che può essere considerato, senza tema di esagerare, il primo articolo scientifico al mondo: da un lato, proprio per il suo modo di costituirsi, per il metodo di osservazione e di indagine che viene applicato, e dall’altro, per il linguaggio in cui è stato scritto – per redigere il suo opuscolo, Galilei sceglie il latino, la lingua franca di quei tempi, prova del suo desiderio di far diffondere quanto più diffusamente le sue scoperte e conclusioni, portandole a conoscenza del pubblico specialistico della sua epoca, ovunque si trovasse. Inoltre, senza Galilei e le sue innovazioni nel campo dell’ottica, il laser di Măgurele non sarebbe esistito.

A queste due prospettive, appartenenti alle scienze esatte, si è aggiunta quella della filosofia, grazie all’intervento di Dana Jalobeanu, professoressa presso la Facoltà di Filosofia, Università di Bucarest, dottoressa in filosofia della scienza e specialista in quello che con un termine generale si chiama «l’alba della modernità». È stata lei a proporci un esercizio d’immaginazione, facendoci volare con la fantasia a un gennaio di ben quattrocento anni fa, quando, arrampicato sul tetto della propria casa, Galilei osservava il cielo con il cannocchiale e segnava in ogni dettaglio, quasi notte dopo notte, i satelliti di Giove e i loro movimenti. Siccome noi siamo i figli del nostro mondo, famigliarizzati ormai con il modello eliocentrico e con tutto quello che implica e suppone, attraverso il suo esercizio del viaggio nel tempo, la prof.ssa Dana Jalobeanu ha inteso calarci, per qualche istante, nei panni di colui che per la prima volta vedeva e capiva l’universo così come lo conosciamo noi oggi. Sullo slancio di questo gioco d’immaginazione, ci ha descritto le conseguenze che il piccolo trattato hanno prodotto sull’immagine dell’universo, che da quel momento cambia completamente dopo quasi duemila anni di visione aristotelico-tolemaica, ma anche le conclusioni che Galilei trae – partendo dalle immagini della luna osservate con l’aiuto del cannocchiale – in relazione alla natura degli astri. Una di queste conclusioni, che ha sconvolto le convinzioni millenarie dell’umanità, riguarda la somiglianza fondamentale della luna alla Terra, il che pone fine all’idea di perfezione dei corpi astrali. La professoressa ha continuato il suo discorso sottolineando l’importanza della cultura artistica di Galilei, che gli ha permesso di realizzare disegni molto precisi e suggestivi ricavati dalle sue osservazioni, e rimarcando, allo stesso tempo, le differenze tra i disegni galileiani e quelli del suo contemporaneo inglese – che in un certo senso l’ha anche preceduto –, Thomas Harriot. Ritornando a Sidereus Nuncius, Dana Jalobeanu ha parlato dell’ottima redazione del volume nella versione romena, edizione che gode di un variato e ricco apparato critico, ma anche di una prefazione firmata dal professor Franco Giudice dell’Università di Bergamo – rinomato specialista dei testi fondamentali dell’inizio della scienza moderna e in particolar modo di quelli galileiani –, raccomandando calorosamente la lettura di questo volume-evento.

Dopo gli interventi dei tre invitati, la prof.ssa Smaranda Bratu Elian – moderatrice della serata e curatrice della collana che ospita anche l’opuscolo di Galilei – ha dato la parola al prof. Gheorghe Stratan, a cui il pubblico romeno deve essere grato perché tramite lui ha accesso a questo classico fondamentale del pensiero e della scienza moderna. Questi ha portato nuovi e preziosi elementi in più relativi agli strumenti ottici galileiani, al contesto storico in cui essi sono apparsi, all’atteggiamento degli uomini di scienza e delle autorità del tempo, compresa quella religiosa, ma anche riguardo al ruolo fondamentale di Galilei nell’imporre la teoria copernicana dell’eliocentrismo.

A tutte queste informazioni si sono aggiunte anche quelle della prof.ssa Smaranda Bratu Elian, che ci ha tenuto a porre in rilievo la rivoluzione compiuta dal libricino galileiano anche a livello antropologico – l’individuo non risulta più essere la creazione perfetta plasmata dalle mani di Dio, ma un essere perfettibile, ma perfettibile per sua stessa volontà, ragione e operosità, il cui prototipo umano, uno completamente nuovo, diventa l’uomo di scienza –, indicando anche il rapporto indissolubile fra scienza e tecnica, che inizia a essere e diventa fondamento in quanto tale a partire da Galilei, un rapporto divenuto fondamentale nella stessa misura per il progresso e lo sviluppo di ambo i campi.

Al termine della serata, è stato il pubblico presente a tenere la scena – come è tradizione delle Serate italiane –, un pubblico numeroso, se si tiene conto del fatto che si era nei primi giorni dell’anno, giorni ancora di festa e di vacanza per molti. Dunque, l’interesse per il tema del dibattito – suscitato anche dagli interventi degli invitati – è stato ancora più visibile quando ha trovato sfogo nella valanga di domande e commenti formulati dalle persone fra il pubblico. Gli spettatori hanno chiesto dettagli, chiarimenti, hanno fatto commenti o si sono lanciati in varie proposte di riflessione, e tutto questo ha prolungato l’evento ben oltre l’ora stimata inizialmente. Tale atteggiamento – in un mondo del divertimento facile e dell’informazione manovrata in modo superficiale – da parte di un pubblico visivamente eterogeneo non può che essere motivo di speranza.                                      



Cristina Gogianu
(febbraio 2019, anno IX)