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Sul miraggio dell’Oriente: la XXXIII Serata italiana di Bucarest
Le Serate italiane, attraverso gli autori e i libri che vengono proposti come spunto di dibattito, regalano al pubblico romeno non solo un costante incontro con la letteratura e la cultura della Penisola, ma anche un ampliamento del quadro di riferimento e di analisi, instaurando un dialogo con vari altri spazi culturali. Prova di ciò è stato uno degli ultimi incontri di questo progetto, diventato ormai – visto che parliamo della serata numero 33 – una presenza costante e solida nell’ambito degli eventi culturali bucarestini. Così, il 20 aprile scorso, ci siamo dati appuntamento fra gli scaffali della Libreria Humanitas Kretzulescu per discutere del miraggio dell’Oriente e, in particolar modo, del Giappone, partendo dal romanzo Seta – nella traduzione di Adrian Popescu e pubblicato dalla Casa Editrice Humanitas nella ben nota collana «Raftul Denisei» (Lo scaffale di Denisa) – firmato da Alessandro Baricco, uno degli scrittori italiani contemporanei più noti e più tradotti all’estero.
Dato che nel corso degli anni la mentalità occidentale si è nutrita di innumerevoli stereotipi concernenti l’Oriente, gli studenti italianisti che hanno organizzato la serata (Alina Vlăgea – che ha fatto da moderatrice dell’evento, Gabriela Varia, Marilena Petre e Diana Dinică) hanno tentato di scoprire quali di questi cliché persistono ancora oggi, domandando ai propri colleghi e conoscenti quale fosse la prima cosa che venisse loro in mente quando sentono la parola Giappone. Le risposte ricevute sono state condensate in una breve proiezione coordinata da Matei Stoenescu. Dai ciliegi in fiore ai più noti marchi giapponesi, dai samurai alle geishe e alla cerimonia del tè, tutte queste e tante altre cose si sono susseguite in un rapido elenco di immagini rappresentative.
Dopo questa introduzione visuale è seguito il dibattito vero e proprio attorno al libro di Alessandro Baricco, durante il quale è stata tracciata un’analisi dettagliata sul modo in cui lo scrittore italiano costruisce l’immagine dell’Occidente e, allo stesso tempo, dell’Oriente – del Giappone, in special modo – sullo sfondo di una narrazione che si sviluppa nella Francia dell’Ottocento. Il dibattito è stato aperto da Oana Boșca-Mălin (docente della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bucarest, traduttrice e specialista di letteratura italiana contemporanea), che, in un approccio diverso dal classico ritratto d’autore, ha scelto di parlare del «fenomeno Baricco», definendolo come un «professionista dello spettacolo e dell’immaginifico, un arbiter elegantiarum del postmodernismo italiano».
Nel secondo intervento è stata la volta di Elisabeta Lăsconi (saggista e critico letterario, con una vasta attività di giornalista culturale alle spalle), che ha voluto sottolineare la sete di conoscenza e l’apertura dei lettori romeni nei confronti della letteratura nipponica, la quale, nonostante l’enorme distanza fisica, è molto più nota da noi rispetto a Paesi vicini al nostro. E tenendo conto che questo fascino non è recente, ci ha illustrato alcuni degli episodi più salienti che hanno segnano nella nostra storia la scoperta del Giappone.
La terza ospite della serata, Anca Focșeneanu (responsabile della Sezione di Giapponese preso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bucarest, autrice di numerosi volumi specializzati e traduttrice di letteratura giapponese moderna e contemporanea), ha passato in rassegna i dati storici concreti sulla fine dell’Epoca Edo (il periodo che fa da sfondo agli eventi del romanzo) e il modo in cui questi dati e i cliché di quel tempo sono esposti o interpretati sul piano narrativo proposto da Baricco.
Com’è buona tradizione delle Serate italiane, l’incontro è continuato con un dialogo fra il pubblico presente e le tre invitate: tra gli argomenti dibattuti, certi luoghi comuni presenti anche nel romanzo (l’atteggiamento dei giapponesi verso il corpo, la violenza di certi gesti ecc.), la simbologia del titolo ( la prof. Focșeneanu l’ha interpretato come una metafora delle uniche due forme di comunicazione del Giappone di quel tempo, data l’assenza di un linguaggio comune: il denaro e l’amore) e dei colori, finché verso il termine della serata il tema del dibattito è stato completamente rovesciato e indirizzato verso il miraggio esercitato attualmente dall’Occidente sui giapponesi e sugli orientali in genere. Questa nuova Serata italiana è stata un’occasione per mettere a confronto due sistemi culturali fondamentalmente diversi, spaziando fra varie epoche storiche (dal tempo della narrazione romanzesca a quello presente), un dialogo fra spazi geografici più o meno lontani e più o meno fittizi: da quello italiano o francese a quello giapponese, ma anche romeno.
Cristina Gogianu
(n. 5, maggio 2015, anno V)
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