Salone del Libro di Torino 2019: uno sguardo d’insieme sugli eventi dello stand della Romania

La 32a edizione del Salone internazionale del libro di Torino – 9-13 maggio 2019 –, tradizionale e attesissimo evento del mondo dei libri e della cultura declinata nei suoi molteplici aspetti – letteratura, filosofia, scienze, arti, giornalismo, cinema, musica ecc. – e ospitato come sempre negli ampi tre padiglioni di Lingotto Fiere (con l’attigua moderna e spaziosissima «propaggine» Oval, spazio pluri-contenitore, comprendente, fra le varie sale tematiche, una dedicata interamente alla Poesia, nonché un Caffè Letterario)  presentava quest’anno una novità: questa volta non si è scelto di ospitare un Paese, come è accaduto fino all’anno scorso, ma una lingua, lo spagnolo. Cosa che, a ragion veduta, è risultata essere una soluzione intelligente e onnicomprensiva, perché lingua di espressione, in un sol colpo, di un universo culturale: quello dei tanti Paesi ispanici sparsi sul globo.
La Romania con il suo stand si è presentata puntualmente a questo Salone 2019 per l’11° anno di fila – e la rivista Orizzonti Culturali Italo-romeni figurava con il proprio logo, per il settimo anno consecutivo (dal 2013), fra i media partner – e per l’occasione anch’essa si è affacciata a questo appuntamento con una novità: se finora era stato l’ICR di Venezia, ovvero l’IRRCU, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, a farsi carico dell’organizzazione dello stand romeno (sempre in collaborazione con l’altro importante partner istituzionale, il Cennac – Centro Nazionale del Libro), quest’anno ha unito le proprie forze con l’ICR di Roma – l’Accademia di Romania in Roma –, una sinergia senz’altro proficua e dinamica che ha così allargato le forze in campo, forse con il rischio di… ingolfare il congegno rappresentativo anche se alla fine, come al solito, entrambi gli attori, in questa collaborazione in tandem, hanno intrapreso e svolto con efficienza, dedizione e professionalità impeccabili la propria preziosa missione.

Gli spazi espositivi che hanno accolto i numerosi eventi letterari proposti dalla Romania lungo la cinque giorni fieristica torinese recavano il motto «Romania – La cultura Romena – Cultura Europea». Le sei stelle che lo contornavano richiamavano le stelle della bandiera della Comunità Europea, a significare quindi, anche visivamente, questo richiamo ai valori europei e al posto che la Romania occupa in questo spazio oggi sotto attacco politicamente da deleteri populismi e sovranismi fomentati da ideologie disgregatrici.   

Veniamo, quindi, a illustrare sommariamente il ricco e ghiotto menu di eventi, 21 in tutto, che ha visto la partecipazione di circa 45 invitati fra autori, esperti, critici e traduttori che si sono succeduti nella Sala Romania dello stand, un menu diviso fra novità editoriali fresche di stampa, uscite cioè nei primi mesi del 2019 o giusto a ridosso del Salone, o pubblicate nel corso del 2018: per la narrativa e la poesia si possono perciò citare Il Levante di Mircea Cărtărescu, edito da Voland, nella traduzione di Bruno Mazzoni, sua mirabile «voce» italiana, come di tutte le altre traduzioni delle opere di Mircea Cărtărescu uscite presso la stessa casa editrice; i due romanzi di Eugen Uricaru, La sottomissione, tradotto da Irma Carannante per Mimesis Edizioni, e Vladia, edito da Besa Editrice – e la raccolta di poesie di Ion Pop, Elegie all’offensiva, pubblicata dalla neonata e promettente editrice milanese Criterion, affidata all’attenta resa italiana di Irma Carannante, la quale è anche autrice dell’introduzione; il capolavoro interbellico di George Călinescu, L’enigma di Otilia, nella traduzione di Alessio Colarizi Graziani e Laura Vincze, edito da Lithos Editrice, con la prefazione a cura di Bruno Mazzoni; infine, per completare il ventaglio delle presentazioni delle proposte  letterarie, menzioniamo Elena Liliana Popescu con le sue poesie raccolte in Inno all’esistenza, Rediviva Edizioni; Geo Vasile, Inna. Vita e opere. 50+1 poesie, Aracne Editrice; Aura Christi con due raccolte poetiche, Il genio del cuore, Rediviva Edizioni,e Orbita del dio, Aracne Editrice; Igor Bergler con il suo thriller fanta-storico La Bibbia perduta, Baldini+Castoldi; Gherasim Luca, capofila del surrealismo romeno, con L’inventore dell’amore, Criterion Editrice, e Nicolae Dabija con Compito per domani, Graphe.it Edizioni.

Nutritissima la mole di libri dedicati alla personalità e al pensiero filosofico di Emil Cioran e agli studi storico-religiosi di Mircea Eliade, che mai come quest’anno hanno accaparrato positivamente l’attenzione del folto pubblico attento e interessato, accorso ad ascoltare gli interventi dei maggiori esperti e studiosi italiani dei due grandi pensatori romeni, come Roberto Scagno, Antonio Di Gennaro, Horia Corneliu Circortaș, curatori anche di alcuni dei volumi che qui elenchiamo: su Emil Cioran si è parlato in margine al suo Breviario dei vinti, Voland; a L’insonnia dello spirito. Lettere a Petre Țuțea (1936-1941), volume curato da Antonio Di Gennaro, Mimesis Edizioni; a Dio e il nulla. La religiosità atea di Emil Cioran, Mimesis Edizioni, volume che raccoglie i contributi presentati al convegno con lo stesso titolo svoltosi a Napoli nel 2017, e a Emil Cioran. La filosofia come de-fascinazione e la scrittura come terapia, di Vincenzo Fiore, Nulla Die Editore; Mircea Eliade è stato invece al centro delle presentazioni di due suoi studi, veri e propri classici della storia delle religioni: Il mito dell’eterno ritorno (nuova edizione) e Occultismo, stregoneria e mode culturali – Saggi di religioni comparate, editi entrambi da Lindau, cui si affianca Patañjali  e lo yoga, pubblicato dalle Edizioni Mediterranee, sul maestro spirituale Patañjali, vissuto probabilmente tra il I secolo a.C. e nel V secolo d.C., colui al quale si deve il primo trattato sistematico di yoga. 

Sempre in ambito filosofico è stato presentato anche il saggio di Constantin Noica, Congedo da Goethe, tradotto e curato da Davide Zaffi per l’editore Rubbettino, su cui hanno parlato Roberto Scagno e Giancarlo Baffo, studioso di filosofia tedesca e dell’Est e Centroeuropea, traduttore della Trilogia della cultura di Lucian Blaga.

Terminiamo con le ultime due proposte di saggistica presentate allo stand della Romania cominciando con la traduzione del poderoso saggio, quasi novecento pagine, di Andrei Oișteanu, L’immagine dell’ebreo. Stereotipi antisemiti nella cultura romena e dell’Europa centro-orientale, curato da Corneliu Horia Cicortaș e Francesco Testa, e pubblicato dall’editore Belforte, storica casa editrice livornese specializzata in cultura ebraica; rimanendo in tema di pregiudizi e stereotipi nei confronti del «diverso», a questo libro si accosta senz’altro per l’argomento trattato il libro di Valeriu Nicolae, La mia esagerata famiglia rom, Rubbettino Editore, in cui l’autore, scrittore, giornalista e attivista per i diritti dei rom parla, usando uno stile accattivante sospeso fra umorismo e denuncia sociale, dei pregiudizi duri a morire nei confronti degli «zingari», in Romania come altrove nel mondo.    

A dimostrazione del fatto che in questa edizione del Salone si è data un’immagine a 360° della Romania, viene a dare l’ultima pennellata a questo vasto affresco di proposte editoriali sulla cultura romena il libro di Mario Casella, Oltre Dracula. Un cammino invernale nei Carpazi, uscito per i tipi della Ediciclo, in cui l’autore racconta la lunga camminata per raggiungere le nevi dei Carpazi durata quattro mesi, partita dalla capitale slovacca, Bratislava, e giunta fino alle Porte di Ferro, sul confine tra Romania e Serbia.

In conclusione, anche in questo 11° appuntamento con il Salone del libro di Torino, lo stand della Romania non ha deluso le aspettative, raccogliendo attorno a sé e mettendo in risalto quale vetrina privilegiata il meglio della cultura scritta romena che il mondo editoriale italiano ha saputo elaborare e proporre al pubblico tra il 2018 e questi primi cinque mesi del 2019: il resto e altro ancora lo si potrà scoprire e assaporare con piacere nell’edizione del 2020.

PS: chicca finale: la scrittrice romena Andreea Luminița Dragomir, di Oradea e da undici anni in Italia, è la vincitrice del Premio Speciale Slow Food-Terra Madre nell’ambito della XIV edizione del Concorso Lingua Madre e il suo racconto Un lascito sarà pubblicato nell’antologia Lingua Madre Duemiladiciannove – Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27), che sarà pubblicata il prossimo autunno.




Mauro Barindi
(n. 6, giugno 2019, anno IX)