«Premio di poesia Schlesak-Valacca» 2022: esposizione opere pittoriche

A partire dal 17 settembre 2022, il Museo di Arte contemporanea «CAM» di Casoria (NA) esporrà in anteprima nazionale le sei opere pittoriche (olio su tela 40x50) realizzate da artisti di livello internazionale e liberamente ispirate alla poetica dello scrittore di origine romena Dieter Schlesak (1934-2019) e della saggista e poetessa ligure Vivetta Valacca (1954-2020).
L’esposizione dei quadri rientra all’interno del prestigioso progetto del Premio di poesia edita «Dieter Schlesak e Vivetta Valacca» 2022, organizzato dall’Associazione Culturale «La Fonte delle Muse» di Afragola (NA), in collaborazione con il Museo CAM e il supporto di numerosi partner, tra cui la rivista Orizzonti Culturali Italo-romeni e la rivista IR-Inspirație Românească. Tali opere, donate dagli artisti selezionati, saranno consegnate ai vincitori del Premio durante la cerimonia di premiazione che avverrà il 24 settembre 2022.
Gli artisti coinvolti in questa importante iniziativa sono: Prisco De Vivo (Italia), Claudia Mandi (Romania), Serena Nono (Italia), Sergio Riviera (Italia), Gennaro Scarpetta (Italia), Luminiţa Ţăranu (Romania).

«Sono molto soddisfatto del lavoro compiuto – commenta Antonio Manfredi, Direttore del Museo CAM –. Tutti gli artisti hanno dimostrato profonda sensibilità e originalità nell’esecuzione dei lavori e hanno creato opere uniche, raffinate e di grande valore, ciascuno secondo il proprio inconfondibile stile. Il connubio tra arte e poesia risulta sempre proficuo sul piano estetico e di grande importanza da un punto di vista culturale. Pertanto, ai sei artisti sento di rivolgere un plauso per il loro encomiabile contributo per la valorizzazione della bellezza».
Dello stesso entusiastico parere anche il commento di Gennaro Castaldo, presidente dell’Associazione Culturale «La Fonte delle Muse»: «Il Premio di poesia dedicato a Dieter Schlesak e Vivetta Valacca è per noi una grande occasione di dialogo e di confronto interculturale, che abbraccia diverse discipline. Siamo felici di aver portato avanti quest’iniziativa, con la collaborazione di artisti stimati, che hanno condiviso in pieno i nostri valori e sposato il nostro progetto».

In ciò che segue la nostra rivista vi presenta gli artisti in una serie di interviste a cura di Vincenzo Fiore. 



Prisco De Vivo

Potrebbe descriverci brevemente il suo percorso artistico, indicandoci le coordinate del suo stile e le principali esposizioni delle sue opere?

Il mio discorso artistico ha trattato in maniera singolare l’inquietudine umana e si è sviluppato in una dimensione estremamente concettuale. Le figure tristi e alienate nell’impasto di cenere-pittura di Riemersioni dalla cenere (1994) hanno preannunciato la mia sofferta ricerca espressiva, che si è delineata nel tempo in modo ciclico. Fra le mie tante mostre e partecipazioni più rappresentative posso menzionare: Art-Brussels ’99, ad Arte Bologna (2000), Colori e forme del terzo millennio a Lugano (2001), al Festival d’Otranto (Aspetti della giovane arte italiana) Otranto (Lecce) 2000, Galerie Carré Doré,Monte Carlo, Monaco (2016), Mac3 – Museo d’arte contemporanea, Caserta (2016), Istituto Francese Grenoble, Napoli (2016), Fondazione Berardelli, Brescia (2021).

Perché ha scelto di aderire al progetto intorno al Premio poesia Dieter Schlesak e Vivetta Valacca?

Ritengo che sia un premio molto prestigioso. Inoltre, amo la Poesia! Credo che iniziative e manifestazioni intellettualmente libere e cultrici della bellezza, come questa, vadano sostenute in ogni modo.

È la prima volta che una sua opera nasce dal confronto con la poesia? Esistono dei limiti al confronto fra le diverse arti?

Non esistono limiti al confronto, tra la poesia e la pittura c’è solo unità. Devo ammettere però che sono ormai anni che mi ispiro alla poesia con il mio discorso visivo, ho illustrato perfino libri di poesia, Ricordo ad esempio Come una nave, plaquette pubblicata dalle edizioni L’Arca Felice per il poeta Maurizio Cucchi. Ma ho lavorato anche su Anna Achmatova e Kafka. È in uscito un mio lavoro edito da Gutenberg edizioni, che è la summa di un lavoro pittorico e illustrativo sul poeta romanziere, dal titolo Kafkalto.

La sua opera si intitola Anime. Come è nata l’idea di questo lavoro?

Anime nasce da un’esigenza, quella di dare un’identità ai «colori dello spirito»; quella separazione leggera e impercettibile fra il materiale e l’immateriale; Anime è il dare forma a quella linea di separazione con il mistero dell’informe. Colori come il blu cobalto e il turchese ciano si contaminano armoniosamente insieme.


Prisco De Vivo, Anime



Claudia Mandi

Potrebbe descriverci brevemente il suo percorso artistico, indicandoci le coordinate del suo stile e le principali esposizioni delle sue opere?

Sono laureata in pittura e in beni culturali presso l’Università dell’Ovest di Timișoara in Romania. Amo in particolar modo l’antichità romana e il barocco, due stili che hanno influito molto sui miei interessi teorici e sullo sviluppo del mio cammino. La mia visione artistica è stata influenzata proprio da questi due periodi. Inoltre. Ho ricevuto due borse di studi in Italia (a Roma e a Venezia) e queste due importanti esperienze hanno influito molto sul mio stile. Ho realizzato più di venti mostre personali. Otto di queste mostre sono state realizzate proprio in Italia: a Roma, alla Galleria Marrani, al Teatro dei Dioscuri, al Complesso del Palazzo del Quirinale, all’Accademia di Romania, inoltre, al Museo Etnografico di Palau in Sardegna, presso la sede del Giornale Finanziario «Il Denaro» a Napoli, presso l’Istituto di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.

Perché ha scelto di aderire al progetto intorno al Premio poesia ««Dieter Schlesak e Vivetta Valacca»?

Perché leggo e amo la poesia. Ogni tanto, scopro poeti e scrittori che mi fanno emozionare e «volare» con l’immaginazione. Durante il periodo in cui ho svolto la mia borsa di studi a Venezia, la mia più grande scoperta è stata il poeta russo Iosif Brodskij.

È la prima volta che una sua opera nasce dal confronto con la poesia? Esistono dei limiti al confronto fra le diverse arti?

Non è prima volta. Sono appassionata di letteratura e di poesia e le mie opere sono state utilizzate spesso come copertine o illustrazioni di libri, anche di libri di poesia. La letteratura costituisce da sempre il mio prezioso «bacino» da cui attingo immagini e idee per i miei quadri. La letteratura mi ha influenzato sin da giovane. Apprezzo gli scrittori e i poeti come apprezzo i pittori e gli scultori. Certo, la pittura ha un forte impatto da un punto di vista visivo, mentre la poesia può raggiungere un numero più ampio di persone. Ma alla base di queste due forme d’arte abbiamo la stessa dimensione: quella dei sentimenti e delle emozioni.

La sua opera si intitola Antichità immaginata. Come è nata l’idea di questo lavoro?

Perché sono innamorata dell’antichità greco-romana. Ho realizzato una seria di quadri con questo sfondo blu, con questi personaggi antichi. Il blu è il colore del cielo e del mare. I movimenti dei personaggi, anche le proporzioni delle figure, sono tipici dell’arte romana. Io amo rappresentare altri spazi, altre epoche passate.


Claudia Mandi, Antichità immaginata



Serena Nono


Potrebbe descriverci brevemente il suo percorso artistico, indicandoci le coordinate del suo stile e le principali esposizioni delle sue opere?


Sono una pittrice figurativa, dipingo e espongo dagli anni ’90, ho studiato a Londra alla Kingston University, Fine arts, nel dipartimento di scultura, diplomandomi nel 1987. Tra le mie mostre voglio ricordare: Preghiera, silenzio, alla Mole Vanvitelliana, Ancona; Figure, Palazzo Sarcinelli a Conegliano, Memoria e attesa; Museo della Porziuncola, Assisi; Ritratti, Museo di Palazzo Poggi, Bologna e la partecipazione alla 54° Biennale di arti visive di Venezia, Padiglione Italia. Nel 2019 e 2020 Senza poesia, con Nicola Golea, nelle sedi veneziana e milanese di Emergency, sul tema dell’immigrazione. Nel 2006 ho cominciato a girare e a montare dei film, documentari e fiction, ad oggi ne ho realizzati otto tra cui Via della croce (66° Mostra del cinema di Venezia), Venezia salva (70° Mostra del cinema di Venezia) I film di famiglia (14° Biografilm Festival Bologna).

Perché ha scelto di aderire al progetto intorno al Premio poesia «Dieter Schlesak e Vivetta Valacca»?

L’ideatore del progetto, Antonio Di Gennaro, mi ha proposto di partecipare e subito mi è parsa una splendida iniziativa a cui aderire!

È la prima volta che una sua opera nasce dal confronto con la poesia? Esistono dei limiti al confronto fra le diverse arti?

Ho lavorato molte volte con scrittori, tra i quali: Hanif Kureishi, Daniele Del Giudice, Mario Fortunato, Giovanni Montanaro, coniugando pittura e scrittura. Credo che la relazione tra immagine e parola possa essere davvero molto fruttuosa e foriera di creatività. La parola infatti può stare prima e dopo la pittura, prima: ispirandone le immagini e dopo: descrivendo o aggiungendo senso alle stesse immagini. A volte invece si parte con una relazione di scambio, di intenzioni tra scrittore e pittore e ne escono opere complementari.

La sua opera si intitola Come gabbiani. Come è nata l’idea di questo lavoro?

Il quadro è nato dalla lettura della poesia omonima Come gabbiani. Della poesia mi piaceva il «Noi» che si confonde con i gabbiani, che perde fisicità, e che diventa un volo. Oltretutto il paesaggio marino è uno dei temi ricorrenti nella mia pittura.


Serena Nono, Come gabbiani



Sergio Riviera


Potrebbe descriverci brevemente il suo percorso artistico, indicandoci le coordinate del suo stile e le principali esposizioni delle sue opere?


L’arte per me è sempre stata una cara compagna di viaggio, il mio modo più autentico per comunicare le mie emozioni profonde, la mia «anima». Il mio stile predilige i paesaggi naturali. Sono paesaggi che immagino e che dipingo con colori forti. Sono paesaggi in cui si sprigiona una luminosità abbagliante. Vi è sempre un’esplosione cromatica che sfocia in una visione onirica. Ho sempre partecipato a moltissimi concorsi di pittura, dove ho ricevuto premi e riconoscimenti e ho realizzato numerose esposizioni, sia collettive che personali. Ricordo, ad esempio, alcune mie mostre molto importanti alla Biennale internazionale dell’arte contemporanea a Firenze.

Perché ha scelto di aderire al progetto intorno al Premio poesia «Dieter Schlesak e Vivetta Valacca»?

Ho avuto l’occasione di conoscere recentemente Antonio Di Gennaro, ed è subito nata un’amicizia sincera, schietta. Lui mi ha parlato di questa importante iniziativa e non ho esitato un secondo ad accettare di partecipare con un mio dipinto.

È la prima volta che una sua opera nasce dal confronto con la poesia? Esistono dei limiti al confronto fra le diverse arti?

La maggior parte della mia produzione pittorica è, per così dire, cosparsa di poesia. Non mi interessa riprendere fotograficamente un paesaggio, un volto, un oggetto. La pittura per me non è mera tecnica. L’arte è, al contrario, concetto sublimato: osservare il mondo con occhio poetico e tradurre il tutto con il pennello. Quando termino un quadro è motivo di grande emozione interiore, è come una «catarsi». Trasformare le emozioni in immagini è lo scopo dell’arte.

La sua opera si intitola Nel mare profondo come il cielo. Come è nata l’idea di questo lavoro?

Si tratta di un’opposizione «mare-cielo», in cui il volo dei gabbiani trasporta verso l’alto una grande nuvola. È come se i gabbiani straripassero dall’immagine, andassero oltre i bordi che li contengono. Se si osserva bene, inoltre, si scorge la parola «Amore» nell’immagine. Il senso del dipinto va cercato qui e l’ispirazione è nata tutta da una delle poesie di Dieter Schlesak e Vivetta Valacca.


Sergio Riviera, Nel mare profondo come il cielo



Gennaro Scarpetta


Potrebbe descriverci brevemente il suo percorso artistico, indicandoci le coordinate del suo stile e le principali esposizioni delle sue opere?


La mia pittura guarda e si ispira all’espressionismo dell’Europa del nord e alla metafisica italiana. Durante i miei studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli ho avuto la fortuna di incontrare dei maestri che mi hanno guidato nella crescita e nella mia ricerca artistica. La mia pittura mi ha fatto viaggiare molto, e in effetti continua a farlo, ho avuto la possibilità di esporre il mio lavoro in vari paesi europei, come la Francia, la Polonia, il Belgio dove vivo attualmente. Ovviamente ho realizzato varie mostre in Italia, la mia terra d’ispirazione.

Perché ha scelto di aderire al progetto intorno al Premio poesia «Dieter Schlesak e Vivetta Valacca»?

La mia partecipazione al premio di poesia è nata grazie alla decennale amicizia con Antonio Di Gennaro, ideatore e direttore artistico del premio, che ha chiesto il mio contributo per il progetto. Ovviamente, gli ho risposto subito di sì, avendo collaborato tante volte, avendo discusso tante volte di filosofia, poesia, arte, cinema…

È la prima volta che una sua opera nasce dal confronto con la poesia? Esistono dei limiti al confronto fra le diverse arti?

Non è la prima volta che una mia opera nasca dai versi di un testo poetico. Spesso, anzi direi sempre il punto di partenza, di fronte a una tela bianca, sono dei versi. Una poesia, una canzone, una frase che passa tra la gente, che vedi tra le cose. Non esiste forse, a mio parere, un limite tra le diverse arti. Esiste un’interazione e un intreccio nella creazione, come di conseguenza un modo diverso di esprimere il lavoro artistico e un modo diverso di toccare le corde delle emozioni, nelle varie forme artistiche.

La sua opera si intitola Sul verd’acqua spento del mare. Come è nata l’idea di questo lavoro?

Sul verd’acqua spento del mare è un’immagine, uno stato dell’anima, tra le barche bianche che diventano di carta. Tra le poesie di Dieter Schlesak e Vivetta Valacca tante erano le fonti di ispirazione per un’opera pittorica. L’immagine di questo mare verde ha preso tutto lo spazio e la scelta è stata obbligata. Il quadro nato da questa poesia è una pittura leggera, di macchie e sfumature di un mare verde, blu e giallo, «onda vibrante di luce» che bagnano e sollevano le barche bianche, «il resto è solo apparenza».


Gennaro Scarpetta, Sul verd’acqua spento del mare





Luminiţa Țăranu


Potrebbe descriverci brevemente il suo percorso artistico, indicandoci le coordinate del suo stile e le principali esposizioni delle sue opere?

Nata a Lugoj, Romania, mi sono laureata all’Accademia di Belle Arti di Bucarest nel 1985. Titolo equipollente rilasciato dall’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1993. Nel 1987 ho ottenuto la Borsa Nazionale dell’UAP della Romania. Dal 1987 vivo e lavoro in Italia.
Il filo conduttore del mio lavoro è la metamorfosi come metodo di lavoro e di ricerca, sia in forma grafica e pittorica che nella costruzione di installazioni mega-oggettuali, digitali, e performance. Partendo dalle tavole anatomiche, ho lavorato sul concetto del tempo come memoria soggettiva: Trittico, Centro di arte sperimentale L. Di Sarro, Roma, 1988; il rapporto postclassico tra il corpo umano e il corpo umano opera d’arte: Doppio4Verso, Museo Scuderie Aldobrandini, Frascati (RM) e «Metamorfosi – Percorsi» al museo MAGI’900, Pieve di Cento (BO), 2002; le evocazioni mentali e materiche; l’inserimento di restauro che attribuisce alla mia opera la dimensione del tempo: ARTAE a Ferrara, Milano e Roma, 1991; la crisi ambientale, il rapporto uomo-natura, la multiculturalità: COWMAN of the world, progetto selezionato alla manifestazione inaugurale del MUSE di Trento, 2013; il tempo come memoria oggettiva attraverso l’interpretazione della materia archeologica e laconnessione tra l’antico e il contemporaneo: Columna mutātio - Itineraria picta, 2013/2014; Columna mutãtio – LA SPIRALE, 2017/2018, Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali, Roma. METAMORFOSI - ITINERARIA PICTA. Fregio - Project room, IRCRU Venezia, 2021; METAMORFOSI, Ambasciata di Romania in Italia, aperta in occasione della Notte dei Musei a Roma, 2022.

Perché ha scelto di aderire al progetto intorno al Premio poesia «Dieter Schlesak e Vivetta Valacca»?

Ho saputo del Premio di poesia «Dieter Schlesak e Vivetta Valacca» da Antonio Di Gennaro e mi ha convinto la motivazione puramente culturale che ha portato alla sua istituzione, la qualità della creazione dei due grandi poeti uniti in amore attraverso la lirica, la peculiarità del loro dialogo di grande valore poetico e l’aspetto internazionale del Premio, considerando che Dieter Schlesak era di origine romena, quindi mio connazionale, la cui opera mi entusiasma e apprezzo tantissimo.

È la prima volta che una sua opera nasce dal confronto con la poesia? Esistono dei limiti al confronto fra le diverse arti?

La prima bellissima esperienza risale all’ultimo anno di Accademia, quando ho creato attraverso la litografia la serie di illustrazioni per il libro L’onore perduto di Katharina Blum, di Heinrich Böll. Più tardi ho illustrato due libri di poesie della poetessa e scrittrice Georgeta Iliescu, realizzando anche delle copertine per alcuni suoi romanzi.
Le esperienze che mi hanno arricchito spiritualmente sono state le due mostre alle quali sono stata invitata dallo storico e il critico d’arte Giorgio Di Genova, organizzate dalla Fondazione Casa di Dante Alighieri in Abruzzo, Torre de’ Passeri, progetto incredibile che ha conosciuto 48 edizioni: Le donne nel Paradiso di Dante, 2013, e Dante e l’Antica Roma nella Divina Commedia, 2017, Palazzo Aurum – Pescara, con cataloghi pubblicati da Ianieri Edizioni. Per realizzare le opere, ho studiato immergendomi nel mondo della Divina Commedia. Il mio è stato un lavoro di ricerca e poi di ispirazione, e sono sicura che soltanto attraverso l’immersione nella conoscenza si può interpretare visivamente il mondo dell’opera poetica.

La sua opera si intitola L’Abbraccio. Come è nata l’idea di questo lavoro?

L’opera è frutto della mia ricerca sulla lirica del dialogo tra i due poeti, tra la voce maschile e la voce femminile come autentico inno all’Amore. Ho creato una composizione verticale composta da due parti distinte ma compenetranti: la parte destra fa riferimento all’espressione poetica di Dieter Schlesak (scrittura in tondo) e la parte sinistra all’espressione poetica di Vivetta Valacca (scrittura in corsivo). L’immagine inizia, in alto, con la suggestione di un abbraccio (mio tuo corpo), sostenuta a destra dalla curvatura spazio-temporale. È popolata da elementi che disegnano la struttura del loro mondo poetico e che ho scelto anche per la carica concettuale, molto vicina al mio linguaggio visivo grafico-pittorico. Per le liriche di Dieter Schlesak, caratterizzate dal distacco filosofico verso il mondo e la concretezza della sua struttura: il «corpo segno» nel paesaggio, la dominante del colore ROSSO, gli atomi come elementi basilari dell’esistenza fisica materica: «segno d’ombra» e «contorni», «antichi sentimenti» e il «mondo nuovo». Per le liriche di Vivetta Valacca ho riportato il suo linguaggio fluido, attraverso la dominante calda, gialli sfumati e fusi. Lei racconta l’amore attraverso il sentire, come dedizione assoluta, come apertura e fusione infinita dell’amore nella luce, la materia è liquida: «Sono come un albero dal cuore di linfa», «…il mio /corpo foglio bianco/e tuo». La scrittura fa parte del mio linguaggio pittorico; in questo caso le parole che ho utilizzato sono parte segnica della composizione, diventando al loro turno immagine: parola, corpo segno, Ma chi conosce la Luce / è l’Amore.


Luminiţa Ţăranu, L'abbraccio



(n. 9, settembre 2022, anno XII)