Il primo Premio Pavese per la poesia: Antonella Anedda Angioy

In diverse occasioni ho avuto l'opportunità di parlare ai lettori della nostra rivista dei premi letterari italiani. Questa volta parlerò di un premio prestigioso ma poco conosciuto in Romania, il Premio Cesare Pavese, e di un’importante novità introdotta a partire dall'edizione del 2021. Per prima cosa, però, voglio ricordare alcune caratteristiche dei premi letterari italiani che possono servire a noi, romeni, come esempio e monito.
In Italia i premi letterari sono innumerevoli: a parte alcuni ritenuti di valore nazionale, gli altri sono generalmente organizzati e assegnati dalle innumerevoli città o cittadine in cui sono nati vari scrittori italiani, più o meno celebri. Il ruolo di questi premi è complesso e importante tanto per la memoria letteraria della nazione quanto per la vita culturale e l’identità delle comunità locali. Cioè, da un lato, periodicamente essi riportano alla ribalta scrittori che altrimenti potrebbero finire nel dimenticatoio, dall'altro, mobilitano l'intera comunità locale attorno a un evento culturale, e questo ne rafforza la coesione, alimenta il suo orgoglio di appartenenza a quel gruppo e a quel luogo, la mette in contatto – attraverso le giurie, gli scrittori, i critici e i giornalisti che accorrono all’evento – con illustri rappresentanti della cultura nazionale odierna, inserendola nell'effervescenza culturale del momento. In questo modo anche località apparentemente marginali acquisiscono il marchio della cultura e si affermano a livello nazionale e persino internazionale. Inoltre, la località, segnata dalla memoria di quello scrittore, rimodella la sua identità e lavora ininterrottamente per ridefinirla. Un esempio: cosa significherebbe oggi la città di Recanati se Leopardi non vi fosse nato, se i recanatesi non vi avessero istituito un importante centro internazionale di studi leopardiani, se non avessero organizzato periodicamente il famoso convegno internazionale, se ogni anno scolaresche da tutta Italia non facessero visita alla biblioteca dove si formò il genio della poesia romantica italiana? E sì, penso che i romeni possano imparare da questo sistema italiano per fare un uso migliore dei loro talenti locali e rafforzare (spesso anche forgiare) un'identità culturale locale di cui si possa andare orgogliosi.

Il destino della piccola Recanati è condiviso anche da Santo Stefano Belbo, comune di meno di 4000 abitanti, sperduto tra le colline piemontesi, perché lì nacque Cesare Pavese (1908-1950) e perché i suoi abitanti (non so come si potrebbe derivare dal nome del comune quello dei suoi abitanti, così che li chiamerò, più semplicemente, Pavesiani) diedero vita a un'importante fondazione culturale e a un premio letterario degno di nota. Il Premio «Cesare Pavese», istituito nel 1984, viene assegnato ogni anno, di norma ad agosto – nel 2021, a causa della pandemia, a novembre – proprio nella casa natale dello scrittore. Il premio, patrocinato dalla Fondazione Cesare Pavese e sostenuto dal Comune, dalla Regione Piemonte, da numerose fondazioni ed enti privati, è rivolto a tutti gli autori che meglio incarnano un aspetto della poliedrica personalità del grande scrittore; il premio si articola in cinque sezioni, ognuna delle quali rappresenta uno dei campi in cui eccelleva Pavese: prosa, saggio, traduzione, editoria e, dal 2021, anche poesia. Questa recente novità ha destato in me un particolare interesse, sia perché l'aspettavo da tempo (tutti conosciamo le bellissime poesie di Pavese…) ma tardava a realizzarsi, sia perché il primo premio di poesia è stato assegnato ad una poetessa inclusa anche nella nostra antologia, pubblicata nel 2020 nella collana bilingue Biblioteca Italiana della casa editrice Humanitas, Poesia presente / Poezia italiană de astăzi, ovvero Antonella Anedda (nome completo: Antonella Anedda Angioy). Ma prima di parlare brevemente di questa poetessa che ormai si sta affermando sempre di più a livello nazionale e internazionale, credo valga la pena soffermarci ancora un po’ sul Premio Pavese nonché sulla presenza di Pavese in Romania.

Come altri famosi premi letterari italiani, il Premio Pavese è in continua evoluzione: dal 2020 è in vigore il premio Pavese Scuole, un concorso pensato per avvicinare i giovani all'opera pavesiana e in genere alla lettura; la cerimonia di premiazione è tradizionalmente accompagnata da una serie di eventi e incontri sui temi della letteratura, dell'arte e dell'imprenditoria culturale; e dal 2001 al premio è stato affiancato un grande e vivacissimo festival di musica, arte, teatro e letteratura che, nella sua ultima edizione, onorata da insigni personalità culturali, si è ispirato, partendo dai Dialoghi con Leucò, al modo in cui Pavese ha rielaborato miti e luoghi.
Riguardo alla presenza di Pavese in Romania, ricordo che l'opera pavesiana è stata quasi interamente tradotta in romeno, e tradotta assai bene. A ciò si aggiunga il fatto che in Romania abbiamo un’italianista, grande cultrice di Pavese, insigne traduttrice dell’opera pavesiana, la quale, per di più, ha fondato e dirige la casa editrice e la libreria Pavesiana che è anche un vivace centro culturale: Mara Chirițescu, da anni impegnata a offrire ai bucarestini un contatto permanente con le opere di Pavese e dei suoi contemporanei. Chapeau!

Tornando al premio Pavese di poesia: la giuria di questa edizione inaugurale, presieduta dal grande filologo e critico letterario Carlo Ossola, ha premiato Antonella Anedda-Angioy, poetessa, traduttrice, saggista già affermata. Anedda, nata a Roma in una famiglia di origini sarde e corse, ha studiato storia dell'arte a Roma, poi a Venezia e Oxford, ha collaborato a vari quotidiani e riviste firmando articoli di critica letteraria e critica d'arte ma anche poesie, ha insegnato e insegna varie materie attinenti alla letteratura presso università italiane e straniere, è membro di diverse giurie letterarie. Il suo esordio poetico risale al 1992 con il volume Residenze invernali, cui sono seguite altre raccolte poetiche, saggistiche (alle quali sono stati conferiti importanti riconoscimenti come il Premio Montale per la Poesia e il Premio Puskin per il Saggio) e narrative. Anedda è anche traduttrice di testi classici e contemporanei di diversi paesi e da varie lingue. Tra i numerosi riconoscimenti nazionali (oltre 10 premi nazionali di poesia) e internazionali è da segnalare anche il titolo di doctor honoris causa conferitole dall'Università della Sorbona Paris IV. Si può capire, dunque, che il premio recentemente assegnatole a Santo Stefano Belbo non fa altro che confermare una reputazione ormai affermata e riconosciuta. Prova ne è pure il fatto che, un mese prima dell’assegnazione di quest’ultimo premio, l’autorevole rivista romena di poesia contemporanea «Poesis International» già pubblicava una selezione di poesie del suo ultimo volume, Historia (Einaudi 2018) nella bella traduzione di Dana Barangea.

La motivazione resa nota sul sito del premio Pavese è alquanto criptica; ne cito alcuni passi: «La poesia di Antonella Anedda raccoglie, ausculta, prolunga in respiro “il soffio delle cose”: le restituisce a creaturalità», oppure «È una parola che disvela e si disvela all’acme, nel punto in cui destino e responsabilità sono all’ultimo agone» o «La poesia di Antonella Anedda è kosmos (distesa di universo) perché la sua parola è eticamente tesa oltre la pronuncia, oltre colui che dà timbro a una parola che appartiene al mondo» ecc. Temo che la spiegazione non sia facile da capirsi. La mia perplessità non intende però essere ironica: perché Anedda scrive una poesia nello spirito degli ultimi tempi, una poesia che in genere non si lascia descrivere, non si può parafrasare, una poesia che, senza essere criptica, nella sua chiarezza è profondamente soggettiva sprigionando nondimeno illuminazioni talvolta conturbanti; una poesia fatta di frammenti, di dettagli, una poesia che, nutrita di percezioni ma anche di miti personali, parla di solitudine, di precarietà, di perdite e di morte, ma soprattutto parla di parole, del loro universo ambiguo e della loro forza. Temo però che la mia seppur breve presentazione non sia più chiarificatrice delle giustificazioni che hanno accompagnato l’assegnazione del premio. Credo perciò sia più saggio invitare i lettori italiani a cercare da soli le sue poesie (tante sono già in rete): la poesia di Anedda si rivolge infatti a ognuno in prima persona, e siccome è una poesia profondamente onesta, spetta a ciascuno di noi scoprire come farla propria.



Smaranda Bratu Elian

(n. 1, gennaio 2022, anno XII)