Tincuța Marin, Where the Sun Sleeps, all'Oratorio dei Crociferi di Venezia

Nel periodo 15 aprile - 12 maggio 2024, l'Oratorio dei Crociferi di Venezia ospita un’installazione evocativa realizzata dall’artista romena Tincuța Marin, dal titolo Where the Sun Sleeps (Dove il sole dorme). È un progetto prodotto dalla Galleria Jecza in collaborazione con la Fondazione Triade, Stephenson art e Ellen de Bruijne Projects. Il testo introduttivo, che qui pubblichiamo, è a firma di Adina Drinceanu e tradotto da Matteo Bertele
L’Oratorio dei Crociferi è sede del più importante ciclo di pitture rinascimentali di Palma il Giovane. Queste tele, che raccontano la storia dell’Ordine dalla sua fondazione all’inizio del XII secolo a sostegno delle Crociate fino alla sua trasformazione in un’opera liturgica e caritatevole, costituiscono il contesto ideale per l’installazione di Marin.
Eseguito tra il 1583 e il 1592, il ciclo di Palma è uno dei pochi tesori dell’arte veneziana del XVI secolo in grado di competere con i lavori di Tintoretto realizzati per la Scuola Grande di San Rocco.

In questo ambiente, dove la storia incontra la contemplazione spirituale e l’arte guarda l’arte, l’installazione di Marin emerge con vigore da una stratificazione di trame storiche e stilistiche. Per l’occasione, la parte centrale dell’Oratorio è racchiusa da quattro tele di grandi dimensioni che formano un quadrilatero sostenuto da quattro figure in bronzo: l’installazione di Marin crea così uno spazio inviolabile all’interno di uno spazio già di per sé sacro. La postura ieratica e gli arti allungati delle sculture rimandano alla tradizione mistica delle divinità protettrici erette a protezione degli antichi santuari e oggetto di una timorosa riverenza, come le cariatidi, silenziose guardiane del tempo. I dipinti nascono da un’articolata stratificazione di forme e figure ritratte di profilo, alcune distinte, altre sfuocate o sovrapposte, che creano un senso di molteplici profondità.
Come un alchimista, Marin si appropria dei codici pittorici della ritrattistica egizia di faraoni e divinità, per poi riconfigurarli in nature morte di impianto modernista. L’artista è affascinata da Nut, la dea del cielo, delle stelle, del cosmo, delle madri, dell’astronomia e dell’universo. L’arco simbolico di Nut sulla terra, un gesto potente che incarna il rinnovamento e la protezione, ritorna in tutte le opere di Marin. Nelle sue composizioni, le forme geometriche e il gioco di luci e ombre ricordano sia la profondità narrativa degli affreschi romani che il simbolismo cosmico dei templi egizi, invocando un palinsesto parietale in cui le storie recenti sovrascrivono quelle precedenti. Il modo in cui Marin combina colori e forme riprende gli affreschi di Pompei, colmi di immagini vibranti che emergono dall’intonaco, mentre i blu e i rossi richiamano alla memoria i lapislazzuli e le corniole, spesso utilizzate nell’arte degli antichi egizi.
Con la solerzia di una compositrice, Marin orchestra cromie e iconografie per evocare diversi stati d’animo, attingendo da frammenti di antiche credenze e coniugando il metafisico con il tangibile. Il suo lavoro riecheggia in maniera nitida nello splendore delle tele di Palma il Giovane e nella solennità spirituale dello spazio. Where the Sun Sleeps nasce dalla convergenza di passato e presente per proiettarsi negli spazi storici dell’Oratorio. Tincuța Marin crea così un collage anacronistico, come una Wunderkammer traboccante di eclettici artefatti provenienti da diverse epoche, qui riproposti per dare voce a nuove narrazioni. Divinità egizie, riferimenti medioevali e modernisti sono qui convocati per la loro valenza non tanto simbolica, quanto lessicale, creando un ricco linguaggio pittorico che danza al limite della fantasmagoria. 





















Photo credits - Marius Poput per la Galleria Jecza

(n. 5, maggio 2024 anno XIV)