«La scultura nella collezione Herczeg», una sintesi tra arte figurativa e non-figurativa

Come suggerisce il titolo, la mostra aperta al pubblico dal 14 marzo al 30 aprile 2019 al Museo Nazionale del Banato di Timisoara presenta sculture caratterizzate da approcci differenti, siano essi di natura formale o concettuale. Si tratta di una selezione che illustra perfettamente in che direzione Delia e Andrei Herczeg si muovono anche come collezionisti. Il momento in cui una collezione privata viene mostrata al pubblico rappresenta un fermo immagine di un lungo processo, in cui la relazione tra collezionista e artisti è ormai ben consolidata. Dar vita ad una collezione è fondamentale per l’evoluzione dell’arte contemporanea e per mettere in scena l’arte viva e dinamica.

Tra gli artisti presenti alla mostra vi sono nomi di spicco della scultura romena (Péter Jecza, Aurel Vlad, Gheorge Zărnescu, Ioan Nemțoi, Silviu Oravitzan, Alexandru Pasat, Ștefan Călărășanu), artisti della generazione 2000, già noti (Bogdan Rața, Vlad Berte), ma anche artisti molto giovani, artisti emergenti, soprattutto timiscioregni (Cătălin Bătrânu, Ciprian Lupșa, Eugeniu Țibuleac, Dona Arnakis e Nicolas Leș). Anche le loro preoccupazioni sono diverse, va sottolineata la totale mancanza di qualsiasi tentativo di uniformazione e la perseveranza nel sondare eventuali vie d’uscita o soluzioni pratiche per ognuno.

Il merito della collezione Herczeg sta, dunque, nel riflettere una situazione attualissima per ciò che riguarda la scultura timiscioregna. La presenza di una nuova generazione, che cerca le proprie forme di espressione, è un segno tangibile. Questi giovani scultori sono messi in relazione sia con la scuola di scultura che li ha formati, che con i nomi celebri della scultura contemporanea romena. Possono essere facilmente identificati elementi di continuità, soluzioni plastiche e tecniche innovative, ma anche un certo allontanamento dal linguaggio specifico della scultura tradizionale.

Le opere dello scultore Péter Jecza (Acustica, 1968 e Vicinanza, 1974) rientrano in quel percorso creativo che si prefigge di sondare la relazione tra superficie, volume e luce. La definizione di spazio e materialità scultorea, fluidamente modellata, si disputano il predominio nell’ambito della composizione ottenuta con un sottile gioco di pieno e vuoto. La relazione tra superfici e luce ha la stessa importanza nel bassorilievo di Silviu Oravitzan. La sua arte informale deriva da ricerche spirituali, dal desiderio continuo di trasformare la materia in splendore divino. La superficie modulare, fragmentata geometricamente e impreziosita da foglie d’oro, vuole essere espressione metafisica, icona adattata alla contemporaneità. Nelle opere suggestivamente chiamate Cattolico (2011) e Ortodosso (2011), Ștefan Călărășanu si serve anche delle proprietà della materia in senso simbolico per mettere in relazione caratteristiche come l’umiltà e la preziosità, l’arcaico e il moderno.

Le tre opere firmate Gheorghe Zărnescu si inscrivono in registri tematici e processuali diversi. La bruciatura è utilizzata sia come metodo di finitura, conferendo effetti vibranti alle superfici, sia in senso simbolico. Ritroviamo questo procedimento nel caso di composizioni astratte, puramente formali (Quadrato bianco, 2005), ma anche in figure antropomorfe, trasposte successivamente in bronzo (Uomo del sole, 2005). Ioan Nemțoi predilige il vetro per creare i suoi oggetti. La suggestione figurativa è molto vaga, sia nel Busto (2006) di vetro trasparente che nelle creazioni cilindriche attorcigliate di vetro rosso (Energia, 2001). L’arte figurativa di Aurel Vlad significa sondare l’interiorità umana. La composizione e la modellazione sono subordinate a una narrazione metaforica in cui l’emozione, l’inquietudine e il dramma acquisiscono un ruolo privilegiato. La figura umana, brutalmente modellata, spesso contorta, è al tempo stesso trattenuta da materia e purificata.

Per Tamás Attila le suggestioni antropomorfe ottengono consistenza dai contrasti tra rotondità e angoli retti, tra superfici lisce e quelle non lavorate. Nel caso di Bogdan Rața, il paradosso del figurativo si riallaccia al motivo della ricontestualizzazione, della riproduzione o dell’associazione di frammenti anatomici aderenti alla realtà. Le nuove entità di ibridi di umano (Ecce homo, 2008, Lonely, 2011), realizzate da materiali nuovi, industriali, rappresentano trasposizioni visive di situazioni e condizioni stringenti con cui si confronta l’individuo nella società contemporanea. Le ultime ricerche plastiche di Bogdan Rața affrontano il figurativo in maniera diversa. Il volume quasi scompare, la figura umana (A.D. (Scorciatoie), 2018) è ridotta al bidimensionale, intesa come audaci scorciatoie, in relazione con lo spazio che occupa. In Vlad Berte la condizione dell’uomo contemporaneo è resa complessa dall’approccio puramente concettuale. La trascrizione di un codice informatico su una piastra di granito (Il Segreto della Felicità è ..., 2012) proviene dall’esperienza dell’ermetismo, dell’impossibilità di penetrare i sensi della felicità.

Il richiamo alla tecnologia computerizzata si ha anche nelle opere di Alexandru Burlacu (Stick, 2017). La trasposizione che riproduce in bronzo un libro rappresenta per Tajó un gesto che accumula le energie di una preoccupazione costante dell’artista. Il libro oggetto, il libro bello e pronto, il libro come elemento di arti performative, il libro integrato nella forma d’arte Land art sono alcuni degli approcci proposti dall’artista. Nel ciclo Insonnie, Alexandru Pasat ricorre alla suggestione visiva dell’oggetto quotidiano – in questo caso il cuscino – come appannaggio di situazioni o condizioni con le quali l’uomo si confronta. L’opera di Kocsis Rudolf (Vaso, 2016) fa parte della serie Vitis, che valorizza gli elementi specifici del processo di vinificazione. Il giapponese Yoshin Ogata, unico artista straniero ospitato alla mostra, va alla ricerca della capacità della materia rigida di riflettere le proprietà degli altri stati di aggregazione.

La mostra sintetizza ciò che la scultura ha conquistato nella sua evoluzione dal moderno al contemporaneo. Il figurativismo mimetico o l’arte astratta, gli accenti dell’espressionismo o gli approcci relativi al concettualismo, creano una pura oscillazione tra arte figurativa e non-figurativa.


Peter Jecza, Apropiere



Peter Jecza, Acustica


Silviu Oravitzan, Basorelief

 

Ștefan Călărășanu, Catolic și Ortodox

 

Gheorghe Zărnescu, Pătratul alb

 

Gheorghe Zărnescu, Omul din soare

 

Ioan Nemțoi, Torsului

 

Aurel Vlad, Raiul

 

Tamás Attila, Finta

 

Bogdan Rață, Ecce homo

 

Bogdan Rață, Lonely

 

Bogdan Raţă, Raccourci

Vlad Berte, The Secret of Happiness is ..

 

Tajó, Cartea

 

Alexandru Pasat, Insomnia

 

Kocsis Rudolf, Vas

 



Maria Orosan-Telea
Traduzione di Elena Di Lernia
(n. 4, aprile 2019, anno VIII)