|
|
A Roma, «Columna mutãtio - La Spirale» dell'artista Luminița Țăranu
Columna mutãtio – La Spirale è un’installazione monumentale di arte contemporanea, ideata dall’artista Luminiţa Țăranu, ispirata alla Colonna di Traiano. Parte artistica contemporanea della grande mostra di archeologia Dacia. L’ultima frontiera della romanità, ospitata dal Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano in Roma dal 21 novembre 2023 al 21 aprile 2024, l’opera è esposta nel Chiostro piccolo della Certosa di Santa Maria degli Angeli.
La mostra è organizzata dall'Ambasciata di Romania in Italia, in collaborazione con il Museo di Storia Nazionale della Romania, il Ministero della Cultura romeno, il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero della Difesa Nazionale, l'Istituto Culturale Romeno di Bucarest attraverso l'Accademia di Romania in Roma e il Ministero della Cultura italiano. Si tratta della più grande e importante mostra romena organizzata fuori dai confini della Romania negli ultimi 25 anni, curata dal Museo Nazionale di Storia della Romania e dal Museo Nazionale Romeno.
Il messaggio che l’artista intende trasmettere è la mutazione di significato che avviene nel volgersi della storia, considerando l'opera come un sentito omaggio alla memoria di quel passato rivissuto nel presente, nel dialogo tra il valore storico, artistico e archeologico della Colonna Traiana e il nostro mondo contemporaneo. Nata per celebrare la conquista della Dacia da parte dei Romani, la Colonna Traiana è diventata nel tempo il simbolo dell’inscindibile legame storico tra l’Italia e la Romania; se nel passato evocava le due guerre portate dall’Imperatore Traiano contro Decebalo, Re dei Daci, oggi il capolavoro romano è anche testimonianza visiva con implicazioni identitarie nella formazione del popolo romeno e simbolo dei rapporti di amicizia e collaborazione tra i due paesi, acquisendo per questo una forte valenza multiculturale.
La sua interpretazione trae ispirazione dalla dinamica compositiva di Apollodoro di Damasco – il progettista della Colonna Traiana, dal contenuto narrativo veridico del suo fregio, dai suoi calchi e soprattutto dal mondo Romano, dal mondo Dace e dalla spiritualità del mondo pre-dacico, rispondendo in chiave contemporanea al contenuto della mostra di archeologia Dacia. L’ultima frontiera della romanità, organizzata dall’Ambasciata di Romania in Italia e dal Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano e in collaborazione con MNIR di Bucarest.
Scrive Alessandro Masi, storico e critico di arte moderna e contemporanea, nel catalogo pubblicato da Gangemi Editori: «La collocazione dell’opera nel Chiostro piccolo della Certosa di Santa Maria degli Angeli, c.d. Ludovisi, delle Terme di Diocleziano intende stabilire una connessione visiva con la preziosa collezione Romana ricca di statue e reperti arcaici dal V secolo a.c. del Santuario degli Arvali, creando interferenze sinergiche in un campo seminato da frammenti di memoria storica, fortemente evocativi. La cromaticità dell’installazione diventa un punto di energia che richiama la vitalità del mondo Romano, invece i simboli neri presenti sul lato interno evocano il mondo neolitico pre-dacico, omaggiando la storia dell’antica Dacia e il suo popolo».
La chiave della sua lettura sulla Colonna di Traiano, che l’ha portata al concetto di Columna mutãtio qualeconclusione contemporanea, riguarda la perdita nel tempo della funzione originaria del monumento di omaggiare l’Imperatore Traiano attraverso la più importante delle sue conquiste – la Dacia, e quella di monumento funerario. Oggi il capolavoro di arte e architettura è fonte di informazioni storiche, come un reperto archeologico conservato e custodito in un museo,che ci permette di indagare il nostro passato ma anche di ricostruire attraverso l’immaginazione, scenari futuri. Da cui l’impostazione orizzontale dell’installazione Columna mutătio - La Spirale che non allude a un ‘ribaltamento’ fisico o virtuale del monumento di grande potenza fisica ed evocativa, ma lo interpreta come oggetto musealizzato, metafora del concetto secondo il quale la storia scorre inorizzontale.
Luminiţa Țăranu afferma: «Siamo attratti dal nostro passato, come da un enigma che, una volta svelato, rinforza la conoscenza della nostra identità, rendendoci più ricchi e più sicuri. L’indelebile antico legame storico recepito attraverso l’attuale amichevole dialogo culturale tra il mio paese di nascita, la Romania e il mio paese di adozione, l’Italia, ha avuto un grande fascino sulla mia sensibilità. L’interazione tra la memoria soggettiva come memoria personale e la memoria oggettiva come memoria storica e culturale avviene attraverso la materia, o meglio, attraverso la memoria riportata dalla materia archeologica, cui interpretazione è da molti anni al centro della mia ricerca artistica, tessendo quel filo connettivo tra l’antico e il contemporaneo che riconosce il tempo come vincitore assoluto».
Alessandro Masi scrive: «…I suoi spazi dipinti si nutrono di un tempo che non è quello cronologico, ma analogico. Il suo concetto di Kronos è racchiuso nel battito della memoria argomentativa, quella più prossima ai confini dell’immaginario archetipico, laddove la fantasia si unisce alle strutture antropologiche del visivo. In altre parole, è come se l’artista conoscesse la fonte di tutte le ombre platoniche e le facesse riemergere una ad una da quella mitica caverna che è il Mito. In tal modo, mito e rito, spazio e memoria, storia e leggenda, pieno e vuoto, segno e disegno vanno ricomponendosi come in un grande mosaico frammentato dove le verità vanno ricercate più nella coscienza di chi guarda che nella realtà dell’assurdo visibile e tragico quotidiano».
Completamente in alluminio, l’opera è composta da un nastro largo 90 cm (circa 3 piedi romani) e lungo 34,05 m e si sviluppa su una lunghezza di circa 12,50 m, con un diametro di 1,40 m. Il rapporto proporzionale tra l’installazione e il monumento romano è di 1/3. Invece il rapporto di ‘fisicità’ con il suo ‘peso’ materico è informale, creando un’opera ‘leggera’ ispirata anche all’essenzialità dei calchi della Colonna Traiana.
L’artista ripropone il concetto di serialità, già presente nell’arte rappresentativa Romana, concetto presente anche nell’arte moderna e contemporanea, raggiungendo questa espressione attraverso la ripetizione ritmica delle icone protagoniste e scegliendo come tecnica la pittura serigrafica a strati, attraverso la stampa serigrafica a mano, sia per la parte interna che per la parte esterna dell’installazione; tecnica che le ha permesso, oltre la stesura definita del disegno, di creare l’effetto di impronta dovuto allo spessore materico dei colori acrilici/vinilici, come tracce di un’immagine sospesa nel tempo.
Luminiţa Ţăranu con Maurizio Vitielllo, critico d’arte e sociologo
Columna mutatio-LA SPIRALE, dettaglio, Terme di Diocleziano, Roma
Columna mutatio-LA SPIRALE, dettaglio, Terme di Diocleziano, Roma
Luminiţa Ţăranu è nata a Lugoj, Romania, nel 1960. Si è diplomata nel 1985 all’Accademia di Belle Arti “Nicolae Grigorescu” di Bucarest con Octav Grigorescu. Titolo equivalente rilasciato dall’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1993. Nel 1987, ha vinto la Borsa Nazionale dell’Unione degli Artisti Plastici della Romania per disegno, incisione e lithografie. Dal 1987 vive e lavora in Italia.
Il filo conduttore del suo percorso artistico è la “metamorfosi” che diventa anche metodo di lavoro e di ricerca sia in forma grafica e pittorica, sia nella costruzione delle istallazioni megaoggettuali, digitali e performance. Partendo dall’idea che il suo lavoro riflette un “attraversamento” geografico e temporale in costante trasformazione evolutiva e dialettica, l’artista lavora sul concetto del tempo attraverso la memoria soggettiva e la memoria oggettiva, sul filo connettivo tra l’antico e il contemporaneo, interpretando la materia archeologica, da anni al centro della sua ricerca.
Ha realizzato numerose mostre personali in musei pubblici e privati, partecipando a altrettante mostre collettive in musei, spazi pubblici e gallerie, in Italia e all’estero.
A luglio 2013, il suo progetto COWMAN of the world, centrato sull’attuale problema della crisi ambientale, sul recupero dell’equilibrio dei valori e sul concetto della multiculturalità, è stato selezionato a partecipare alla manifestazione inaugurale del nuovo museo delle scienze MUSE di Trento. Ha lavorato su temi come: le tavole anatomiche che propongono il rapporto uomo - natura (le lithografie con le Metamorfosi e i disegni con Le Mucche); le installazioni megaoggettuali (Superslides e Megabox); il rapporto postclassico tra il corpo umano dal punto di vista anatomico e il corpo umano come opera d'arte (“Installazione pittorica sul corpo umano”); le strutture; le evocazioni mentali e materiche che fanno riferimento al valore evocativo del corpo umano e al rapporto tra il valore spirituale storico-simbolico e il valore evocativo delle materie che lo raffigurano; l’inserimento di restauro, cheattribuisce alla sua opera la dimensione astratta del tempo attraverso un atto controllato di distruzione parziale e il suo recupero attraverso il trattamento delle lacune-mancanza: alla qualità spaziale della sua opera si somma la qualità temporale, un immaginario rovesciamento nel tempo.
Oltre i premi assegnati in Italia, nel 2018 le è stato assegnato il Premio di Eccellenza del Governo Romeno «100 per il Centenario» (10 personalità romene in Italia), per l'attività artistica svolta in Italia e nel mondo.
(n. 12, dicembre 2023, anno XIII)
|
|