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L’Italia al IX Festival Internazionale di Poesia di Bucarest (FIPB)
La IX edizione del già tradizionale Festival Internazionale di Poesia di Bucarest, svolta fra il 14 e il 20 maggio 2018, ha avuto un’ampiezza e una diffusione che rende ormai tale evento bucarestino il più importante festival letterario romeno. Nato nel 2010 con la volontà di elevarsi ai più alti standard culturali promossi dall’Europa Unita, questo festival bucarestino è riuscito a imporsi in breve tempo anche a livello internazionale, a affermare la preminenza della poesia nelle culture e nelle lingue odierne, a far sentire la voce vera dei poeti. Organizzata dal Museo Nazionale della Letteratura Romena di Bucarest insieme alla Municipalità, alla Biblioteca Centrale Universitaria «Carlo I» e all’Istituto Culturale Romeno, in co-produzione con Radio Romania Culturale, e finanziata dal Ministero della Cultura romeno, la recente edizione è stata appoggiata da una lunga e importante serie di prestigiose istituzioni culturali (teatri, librerie, università, ambasciate, unioni di creazione romene e straniere, clubs, caffé letterari e critici, varie associazioni), e da numerosissimi partner media (canali radio e tv, riviste culturali, quotidiani, agenzie di stampa ecc.) che le hanno assicurato un’alta visibilità e una larga diffusione. Già nelle dimensioni quest’ultima edizione ha superato tutte le precedenti. Ma le sue caratteristiche più marcate sono state, a nostra opinione, la diversità e il decentramento.
La diversità è scaturita dalla varietà dei partecipanti, del pubblico e degli eventi. Il gruppo dei partecipanti ha riunito, oltre ai numerosissimi poeti romeni di ogni generazione e al fior fiore della critica, dell’editoria e delle lettere romene, ben 48 invitati stranieri, fra scrittori, editori e traduttori di più continenti. I paesi che hanno fatto sentire la voce dei loro poeti al pubblico romeno sono stati ben 26 ed è un onore e un piacere elencarli qui: Belgio, Brasile, Canada, la Repubblica Cecca, Colombia, Cuba, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Honduras, Inghilterra, Italia, Letonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Messico, Moldavia, Palestina, Perù, Polonia, Portogallo, Spagna, SUA, Taiwan. In quanto al pubblico, oltre ai lettori amanti di poesia accorsi spontaneamente, esso ha coinvolto, tramite programmi mirati, molte altre persone, di varie età, di vari interessi e propensioni. In quanto alla diversità degli eventi, basta elencarli: letture pubbliche, conferenze, tavole rotonde, dibattiti, performances, recital di jazz, concerti, visite ai musei, presentazioni e lanci di libri, mostre e fiere del libro, laboratori, incontri conviviali nel giardino: tutto con l’intento chiaro e l’esito positivo di cancellare le frontiere fra le arti, fra le modalità di comunicazione e di trasmissione della poesia e di superare le barriere linguistiche, generazionali e comportamentali.
Il decentramento è stata una strategia mirante a far arrivare la poesia a un pubblico quanto più vario e in tutte le parti della città. Perciò, oltre ai luoghi deputati, ossia le due belle sedi del Museo Nazionale della Letteratura Romena e l’imponente aula magna della Biblioteca Centrale Universitaria «Carlo I», i vari eventi si sono svolti pure nelle principali librerie della città, negli ambienti non-convenzionali, più giovani, rilassati e bohème, dei caffé letterari (Apollo 111 e Tramvaiul 26), e – grazie al progetto FIPB = POETRY – FACE TO FACE, la più intelligente e lungimirante iniziativa del festival – in più licei della capitale romena. Lì, nei licei, poeti romeni e stranieri hanno recitato i loro poemi, hanno parlato di poesia e delle sorti della poesia nel mondo di oggi con i ragazzi di oggi, hanno sentito le loro opinioni e le loro prime poesie: un’interazione che segnerà sicuramente questi giovani, li aprirà alla poesia, li incoraggerà a produrne e a sentirne l’importanza nel nostro mondo fin troppo impoetico.
Novità assoluta di questa edizione, a detta degli organizzatori, è stata la partecipazione, come invitati d’onore, di alcuni grandi narratori romeni e stranieri, fra cui non si può non ricordare il grande scrittore portoghese António Lobo Antunes, insignito della più alta distinzione del Festival, oppure Marco Lucchesi, presidente dell’Accademia del Brasile, personalità poliedrica (scrittore, poeta, traduttore, critico, che parla e scrive in numerosissime lingue e che sembra saper tutto di tutto), persona squisita e modesta. Questa novità ha dato occasione a dibattiti sul rapporto poesia-prosa, sulle sorti della letteratura, nel suo insieme, nel mondo ordierno, sullo specifico delle traduzioni nei due campi.
Concludendo questo breve rendiconto sull’insieme del FIPB è doveroso sottolineare quanto sia incoraggiante una tale apertura internazionale, una tale qualità di partecipanti e di interventi, quanta speranza un tale festival infonde sul futuro della cultura in genere e della poesia in particolare. Perché i sentimenti che esso ha destato e si lascia dietro sono la speranza e la fiducia.
Al Festival l’Italia è stata rappresentata da tre personalità che illustravano bene i suoi principali campi di interesse: in quanto traduttore e mediatore culturale, Bruno Mazzoni – grande romenista, insigne traduttore della letteratura romena in italiano, critico e saggista, amico e collaboratore con la maggior parte degli specialisti romeni nel campo delle lettere. Ben conosciuto in Romania come esperto di letteratura e cultura romene (nonché italiane) Mazzoni, come era da aspettarsi, è stato invitato a vari dibattiti, trasmessi da televisioni e radio, sulle tendenze, le difficoltà e le speranze che caratterizzano la letteratura nel mondo globalizzato di oggi, su progetti passati e futuri per la diffusione internazionale delle voci poetiche nazionali, sul concetto di valore artistico ecc.
In quanto editore di poesia, Valter Raffaelli, direttore della casa editrice omonima di Rimini. Raffaelli Edizioni è una casa editrice orientata, come poche in Europa, in maggior parte verso la lirica, così che il numero dei volumi di poesia, soprattutto contemporanea, tanto italiana quanto straniera, apparsi finora superano quello di più grosse case editrici italiane messe insieme. L’esordio della poesia romena nelle edizioni Raffaelli l’ha fatto proprio quest’anno il volume di poesie di Dinu Flămând, Ombre e falesie, tradotto da chi scrive, bello anche grazie alle ispirate illustrazioni di Savina Tarsitano e all’elegantissima veste tipografica. Raffinato intenditore di poesia e aperto alle voci che vengono da qualsiasi parte del mondo, Raffaelli, dotato del fiuto specifico del buon editore, dichiarava, dopo aver ascoltato tanti poeti leggendo in tante lingue i loro versi – probabilmente la parte più emozionante e autenticamente poetica del festival – che l’interpretazione data dai poeti alla propria poesia manda importanti segnali a un editore e che lui, già da ora, ne ha tratto una prima selezione per le sue future pubblicazioni. Particolarmente interessante è stato il dibattito, organizzato nell’amichevole ambiente del giardino-caffé Verona della libreria Cărturești, fra Bruno Mazzoni e Valter Raffaelli. Moderato da Silviu Angelescu, noto critico e teorico romeno, il dialogo ha messo in risalto alcuni tratti della poesia contemporanea, italiana e romena, ma non solo: l’«insularizzazione» (termine usato da Raffaelli) dei poeti, la tendenza, per ragioni commerciali, delle grandi case editrici di emarginare la poesia lasciando spazio solo ai pochi nomi classici ormai imbalsamati, il rifugio della poesia in piccole case editrici di scarsa potenza commerciale, e, di conseguenza l’importanza di festivals come questo per dare visibilità alla poesia e coraggio e senso di appartenenza ai poeti.
In veste di poeta, invece, benché anch’egli editore (Edizioni Fili d’Aquilone e la rivista omonima), mediatore culturale (in quanto con il suo gruppo «I libri in testa» organizza letture e incontri letterari) e traduttore dallo spagnolo, Alessio Brandolini. Brandolini, autore di volumi di poesia vincitori di importanti premi letterari (Premio Montale, nel 1992, Premio Alfonso Gatto nel 2002, per ricordarne solo due), tradotto in diverse lingue su riviste di vari paesi, e con due antologie poetiche pubblicate nell’America Latina, ha letto alcune delle sue più belle poesie nella grande aula della Biblioteca Centrale Universitaria, la sera del 17 maggio scorso, dedicata alla poesia internazionale.
Concludendo questa rapida carrellata, un primo risultato globale di questa edizione del Festival è senza dubbio la conoscenza personale e il confronto diretto dei creatori di poesia di varie parti del mondo fra di loro e con i traduttori, editori, istituzioni culturali; e per la Romania, la visibilità dell’impressionante numero di poeti nazionali e l’apertura, mai realizzata prima, del pubblico lettore alla poesia. Ma ritornando alla presenza italiana nel quadro del Festival, il più promettente esito di tutte le sue manifestazioni, nonché dei vari incontri conviviali, è il disegno di alcuni speranzosi progetti futuri: realizzare, con il supporto delle istituzioni romene e italiane responsabili della collaborazione culturale, un’antologia della poesia italiana di oggi in romeno, e viceversa, un’antologia della poesia romena di oggi in italiano. Perché poeti, traduttori, editori vi sono ormai pronti ed entusiasti.
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Valter Raffaelli |
Con gli studenti liceali |
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Bruno Mazzoni |
Alessio Brandolini
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Smaranda Bratu Elian
(giugno 2018, anno VIII)
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