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In onore di Lorenzo Renzi. Celebrazione degli ottanta anni dell’insigne studioso
Una vera e propria «festa» di compleanno con gli amici di sempre, i colleghi e gli allievi. Più che un convegno, le due giornate dal titolo Come cambia il mondo. Storie di lingue, testi e uomini in onore di Lorenzo Renzi sono state una celebrazione degli ottanta anni dell’insigne studioso, coinvolgente e sentita.
Tenutosi il 16 e il 17 gennaio scorsi presso Palazzo Maldura, sede del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università di Padova, questo importante appuntamento ha visto la partecipazione di studiosi di prim’ordine impegnati in una serie di interventi di grande interesse scientifico. Nelle intenzioni degli organizzatori, ogni contributo è da considerarsi come un approfondimento di un determinato settore di ricerca di cui Lorenzo Renzi si è occupato nel corso della sua lunga carriera, mostrando in modo tangibile, ancora una volta, la grande varietà di temi che ne ha contraddistinto l’attività.
Del resto, ad ulteriore testimonianza di tale ricchezza di interessi, non possiamo non dare conto della larga partecipazione di enti e istituzioni che hanno patrocinato l’iniziativa: oltre all’Università di Padova, tra gli altri, ricordiamo l’Accademia della Crusca, l’Accademia Olimpica, l’Accademia Galileiana, il Circolo Linguistico Filologico Padova e, per il mondo della romenistica, l’Associazione Italiana di Romenistica e la Società di Studi Romeni «Miron Costin» dell’Università di Padova.
Dato il carattere di festoso anniversario, non è mancata anche una celebrazione più personale del magistero di Lorenzo Renzi da parte degli allievi-organizzatori, Alvise Andreose, Alvaro Barbieri e Dan Octavian Cepraga. Il loro intervento iniziale ha offerto al pubblico una serie di affettuose testimonianze, spesso molto toccanti, che hanno ricostruito non solo la figura dello studioso e del maestro, ma anche quella dell’uomo. Inoltre, dagli stessi organizzatori sono stati letti al pubblico tributi e parole accorate da parte degli assenti, che, tuttavia, hanno voluto testimoniare e sottolineare sodalizi e amicizie anche decennali: non ultimo il messaggio del Presidente dell’Accademia Romena, lo storico Ioan Aurel Pop.
Foltissimo il pubblico di studenti, amici, colleghi e semplici curiosi a dimostrazione della stima e dell’ammirazione che circondano il festeggiato.
Come già accennato, il convegno ha sviluppato tutte le maggiori direttrici di ricerca condotte nel corso della sua carriera da Lorenzo Renzi. Così, per l’ambito delle letterature gallo-romanze medievali, Pietro Beltrami (Università di Pisa) si è soffermato su questioni di metrica antico-francese (Come leggere l’octosyllabe). Per quanto riguarda la letteratura italiana medievale, invece, Roberto Antonelli (Università La Sapienza) ha presentato un percorso sulle figure dantesche di Paolo e Francesca, tema caro a Renzi che lo ha recentemente riproposto in una seduta del Circolo Filologico Linguistico Padovano.
Non sono mancati contributi legati agli studi proustiani e il rapporto tra il grande scrittore francese e la Germania, su cui si è soffermato Mario Mancini (Università di Bologna) o sull’italiano antico, affrontati nel suo intervento da Martin Maiden (Università di Oxford – Trinity College). A questi si aggiunge la manualistica dedicata alla filologia romanza, evocata da Martin Glessner (Università di Zurigo), altro ambito scientifico entro cui Lorenzo Renzi ha pubblicato lavori notevoli.
Alla rievocazione degli anni padovani è stato dedicato l’intervento della linguista Paola Benincà (Università di Padova), mentre le conclusioni sono state affidate a Giampaolo Salvi (Università «Eötvös Loránd» di Budapest), che ha fatto il punto sull’attività linguistica del nostro.
In questo contesto di interessi così disparati, ha avuto modo di essere celebrata anche la «vocazione» romena, una costante della carriera di Lorenzo Renzi. Il suo profondo legame con la Romania è stato ampiamente testimoniato nel corso delle due giornate: ad esempio, il suo ruolo di importante studioso della letteratura popolare romena è stato sottolineato da Ion Cuceu (Università «Babeş-Bolyai» di Cluj-Napoca), che ha ripercorso le innovazioni renziane sul tema mioritico. Il romenista Roberto Scagno (Università di Padova) ha rievocato il periodo bucarestino e il rapporto stretto con la Romania, la cultura romena e le città di Bucarest e Cluj, dove Lorenzo Renzi ha insegnato.
Nel corso delle testimonianze dei colleghi e degli allievi è stata nominata più volte l’amicizia con il grande linguista romeno Alexandru Niculescu, linguista e amico di una vita, esule in Europa occidentale a partire dagli anni Settanta. Particolarmente commovente la lettera con cui l’anziano Niculescu, da Parigi, ha voluto tributare la propria stima e amicizia nei confronti di Renzi, testimoniando, inoltre, il legame profondo verso la città di Padova e la sua università.
Lo stesso allievo Cepraga ha ricordato i legami tra Renzi e il mondo dell’esilio, mostrando anche un altro aspetto forse meno noto, ma di altissimo spessore civile dell’uomo e dello studioso: il suo legame con l’esilio democratico romeno e il suo sostegno nei confronti di chi è fuggito dalla barbarie totalitaria. Un impegno che si è unito al convinto sostegno della cultura romena all’estero al punto da farla riscoprire a chi, a causa dell’esilio, aveva perso i contatti con la madrepatria.
Intellettuale che ha saputo unire curiosità e semplicità, studioso in grado di spiegare concetti complessi con stile cristallino e ricercato, maestro che ha saputo formare allievi con interessi e personalità profondamente diverse tra loro, alla fine dei lavori, Lorenzo Renzi ha voluto lanciare un messaggio ottimista verso il futuro, soprattutto ai giovani, mostrando ancora una volta la sua vocazione a una ricerca sempre rivolta all’esterno, alla comunicazione. Il mondo cambia, ma la curiosità di un occhio che sa indagare con fiducia e sa unire il molteplice è la garanzia di un’attualità costante. La mulţi ani, domnule Profesor!
Federico Donatiello
Pubblichiamo di seguito il testo della lettera che il prof. Alexandru Niculescu ha voluto trasmettere al suo amico di una vita, Lorenzo Renzi.
Caro mio Cino,
questa è la lettera di un novantenne ad un giovane ottantenne. Ringrazio gli organizzatori per avermi permesso di essere – anche solo per iscritto – presente a questa festa.
Caro Cino, che tu l’abbia voluto o no, tu hai accompagnato (e «patrocinato») la mia vita e la mia attività professionale dal 1963, fino alla fine del mio periplo italiano, nel 2002. Quando ci siamo conosciuti a Vienna nel Romanisches Institut eri un giovane ricercatore universitario di 25 anni… Però tu, a Vienna, mi hai insegnato i valori dell’Occidente: la libertà di pensiero e di azione me li hai inculcati tu a me, un uomo dell’Est comunista (avevo allora 35 anni).
Sei stato colui che mi ha aperto le porte dell’Università di Padova. Tu, tramite Carlo Tagliavini e il grande, indimenticabile Gianfranco Folena avete fatto sì che diventassi «professore incaricato» presso la prestigiosa e plurisecolare Universitas patavina.
Gli anni 1965-1971 che abbiamo passato accanto e insieme sono stati i più felici della mia vita – professionale e anche umana. Ho conosciuto la tua famiglia (che mi ha accolto a braccia aperte) – il colonnello Augusto Renzi e la buona e delicata signora Maria – e ho conosciuto, soprattutto, la splendida galleria dei collaboratori di Folena – che immagino siano stati maestri di molti dei partecipanti a questo convegno: Alberto Limentani, valente filologo romanzo; Pier Vincenzo Mengaldo, autorevole storico della lingua e italianista; Marisa Milani, fine studiosa di tradizioni popolari e della letteratura pavana; Giambattista Pellegrini, uno dei più grandi glottologi che l’Italia abbia avuto, ed altri ancora. Abbiamo avuto l’onore di essere ospiti frequenti della nobile famiglia del conte Novello Papafava, con la quale anche oggi mantengo un legame di amicizia sincera, in particolare con la professoressa Donata Papafava. I ricordi sono molti, per me: ricordo, tra gli altri, la professoressa Daniela Goldin, la professoressa Anna Maria Del Cengio, il professor Alberto Mioni. Tu e Padova eravate per me il mondo, la mia «patria paradisiaca», come ho scritto sempre: la mia Padova in aeterno. Dove ti trovi tu oggi, Cino, la tua cara Laura, le tue figlie Giulia e Francesca, la seconda ancora più cosmopolita di te e di me.
Tutto questo lo devo a te, caro mio Cino. Come non pensare anche al fatto che la mia esperienza professorale è cominciata con te? Il 13 gennaio 1986 – il giorno del tuo compleanno! – mi hai annunciato telefonicamente il risultato del concorso per la cattedra di romeno all’Università di Udine. Sono stato nominato un anno dopo, nel 1987. Come, grazie a te, era iniziato il mio insegnamento in Italia nel 1965, così l’ho potuto concludere, sempre in Italia, nel 2002.
Questi ricordi e queste riflessioni sparse vengono da un «vecchione», un professore in pensione da molti anni che la maggior parte di voi non ha mai né conosciuto né ascoltato. Eppure anch’io uomo fui, accanto a te e ad altri valenti studiosi… Le temps passe! Se potremo ancora incontrarci de visu – o se tra noi ci sarà sempre una comunicazione continua – non ha più importanza. A novant’anni passati, io porto dentro di me l’immagine affettuosa, perenne di un amico italiano, Lorenzo Renzi, professore, collega, ma – di più – duca, maestro, segnore. L’immagine di questo amico si confonde con quella di Padova, per sempre la città «del mio cuore», che però non rivedrò più. Caro Cino, buon proseguimento nella vita matura – ad multos et felices annos. La mulţi ani!
Alexandru Niculescu
(febbraio 2019, anno IX)
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