Il lato resiliente della religione

Si è svolta a Pisa, dal 30 agosto al 3 settembre, la diciottesima Conferenza Annuale dell'Associazione Europea per lo Studio delle Religioni (EASR), organizzata dalla SISR (Società Italiana di Storia delle Religioni) in collaborazione con l’Università di Pisa. La EASR è affiliata all’Associazione internazionale per la storia delle religioni (IAHR), fondata nel 1950, e comprende le associazioni nazionali europee. La EASR è un’entità regionale ufficialmente riconosciuta della IAHR e la conferenza annuale della EASR è al contempo conferenza regionale della IAHR. In Italia, altre due conferenze EASR-IAHR sono state ospitate nel 1990, a Roma, e nel 2009, a Messina. La Romania ha ospitato finora l’edizione del 2006, a Bucarest.
Il tema del convegno quest’anno è stato Resilient Religion. Il concetto di resilienza, che ha uno spettro di applicabilità molto ampio e un grande potenziale euristico, è molto attuale anche nell’ambito delle scienze umane. Inoltre, è molto utile per interpretare i fenomeni che segnano la storia contemporanea: il passaggio dell'esperienza religiosa dalla sfera pubblica a quella privata, nelle società occidentali, oppure la tendenza all'autoisolamento e al distanziamento sociale, nel contesto della pandemia causata dal virus Covid-19.
La conferenza ha avuto diverse sessioni parallele, che hanno riunito – in presenza e da remoto – studiosi di vari Paesi europei specialisti in ambiti autonomi della storia delle religioni o in rappresentanza di discipline affini. Hanno partecipato più di settecento convegnisti, di cui più di duecento in presenza e cinquecento a distanza (online). Le sessioni delle relazioni sono state raggruppate seguendo criteri sia storico-diacronici (ad esempio, il cristianesimo nelle sue macroaree o l’evoluzione del concetto di religione nel mondo antico greco-romano), sia ermeneutico-sincronici, in cui, al di là della cornice temporale e culturale, l’oggetto della ricerca è costituito da  strutture con un potenziale significato teleologico, di segno opposto alla riduzione dell’esperienza religiosa alle sue manifestazioni storiche o culturalmente condizionate.
Durante la cerimonia di apertura, tenutasi il 30 agosto, sono intervenuti i professori Tim Jensen (presidente IAHR), Kim Knott (presidente EASR), Giulia Sfameni Gasparro (presidente SISR), Chiara Ombretta Tommasi (docente all’Università di Pisa e principale organizzatrice dell’evento). La lezione inaugurale è stata tenuta da una veterana degli studi religiosi, la prof.ssa Eileen Barker (London School of Economics), che è stata presentata al pubblico dal famoso sociologo italiano dei movimenti e delle sette religiose contemporanee, Massimo Introvigne.
I panel del congresso, troppo numerosi per essere elencati qui, sono stati strutturati secondo alcuni grandi assi tematici: la religione nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente; Roma antica; tarda antichità e cristianesimo delle origini; ebraismo, tarda antichità, medioevo ed epoca moderna; Islam; Oriente; cristianesimo ortodosso ed Europa centrale e orientale; esoterismo / neopaganesimo / New Age; arte, media e spiritualità; questioni contemporanee; spazializzazione; teoria ed educazione; ermeneutica e storia.
In questo breve ragguaglio, vorrei soffermarmi solo sul panel intitolato «La resilienza della/e scienza/e delle religioni tra ermeneutica e storia», di cui ho seguito il lavoro durante i quattro giorni di lavori (30 agosto - 2 settembre). Il panel è stato organizzato dai professori Giovanni Casadio (Università di Salerno, uno dei maggiori specialisti italiani in storia delle religioni, ottimo conoscitore, tra l’altro, dell’opera di M. Eliade, ma anche di quella di Ioan Petru Culianu) e Giuseppe Maiello (Università di Praga, specializzato nello studio delle forme New Age del neopaganesimo nell’Europa centrale e orientale). Il panel è stato strutturato su alcuni assi principali, raccolti attorno al concetto di resilienza, rientrando così nel tema generale del congresso. Una prima direzione è stata quella metodologica, concernente il modo in cui il dibattito tra storicismo e fenomenologia ha condizionato e continua a condizionare lo sviluppo della disciplina chiamata storia delle religioni. Questo punto di partenza è stato affrontato nelle relazioni presentate da Giovanni Casadio (The Resilience of Religion between History and Hermeneutics), Paolo Trianni (Storia delle religioni e teologia. Un’inimicizia da superare con una comune resilienza), Davide S. Amore (Ibn Khaldūn’s Work Between Hermeneutics and History), Sonia Giusti (Viaggio nell’antropologia storicistica: alla ricerca del «paradigma»),  Maria Lucia Sancassano (La resilienza e altro: oltre l’etimologia), Marco Bighin (Ermeneutica, fenomenologia e ontologia: una retrospettiva), Giovanni Sorge (The Psychic Inflation of Transhumanism in a (Post-)Jungian Perspective), Ludovica Boi (L’ermeneutica di Giorgio Colli), Lorenzo Di Chiara (Johann Jakob Bachofen e la Konservative Revolution), Márcia Maria Enéas Costa (La resilienza come fattore essenziale nell'opera ermeneutica dello storico delle religioni), Augusto Cosentino (La Angusta porta et arta via della storia delle religioni), Daniela Dumbravă (About Open Hermeneutics or André Scrima’s «éclatement de la parole ‘en moi’»), Giulio Dalla Grana (Catholic Heterodoxy in Italy. The Case of Towianism).





Una menzione particolare va fatta alle relazioni che hanno avuto come punto di riferimento il pensiero di Mircea Eliade, i cui metodi e concetti sono ancora vivi nello spazio culturale italiano, e non solo. Il rinvio all’opera di Eliade non è casuale, ma si deve, tra l’altro, all’esistenza di corsi universitari di storia delle religioni (alcuni di vecchia data, altri più recenti) in diverse città italiane, e al fatto che le opere eliadiane hanno avuto da tempo riverberi e sostenitori. Nelle università pubbliche italiane, la religione è stata studiata da un punto di vista laico e con mezzi scientifici, fin dall'inizio del Novecento, per cui in questo periodo si sono succedute diverse generazioni di specialisti di religioni più o meno lontane dal punto di vista temporalmente o culturalmente. Le idee di Eliade vengono così a inserirsi in un dialogo più ampio, che comprende non solo i grandi nomi della Scuola italiana di storia delle religioni (R. Pettazzoni, A. Brelich, E. de Martino, U. Bianchi, D. Sabbatucci ecc.), ma anche i rappresentanti diretti o indiretti di altre discipline accademiche, come gli studi demoetnoantropologici o asiatici. Tra i lavori presentati, i seguenti si riferivano indirettamente all'opera di Eliade come storico delle religioni: Luca Siniscalco (The Concealment of Religion in the Postmodern Age. Covid-19 as Case Study), Roberto Revello (A Hermeneutics with Suspicion: The Reception of Henry Corbin in the Roman School), Domenico Accorinti (Resilience and Consilience in the Science of Religion(s)).
Va inoltre segnalata la sessione di relazioni sul contributo di I.P. Culianu all’ambito della storia delle religioni, una riprova del fatto che i suoi lavori risultano ancora utili per un approccio ermeneutico che si propone di comprendere l’esperienza religiosa in un paradigma «laico» e transdisciplinare. A trent’anni dalla sua tragica scomparsa, a Pisa sono state presentate le seguenti relazioni: Sorin Antohi (Beyond Hermeneutics, After History, Out of this World: Ioan Petru Culianu’s Mind Games), Horia Corneliu Cicortaș (Sacri brividi. A quarant’anni da Religione e accrescimento del potere di I.P. Culianu) e Arianna Migliorini (The Power of Imagination. Giordano Bruno, Ioan Petru Culianu and the Resilience of Religion).
La presenza degli studiosi romeni – e in generale dei paesi dell’Europa centro-orientale – a questa Conferenza è stata significativa, e il loro interventi hanno coperto aree tematiche molto diverse, che rispecchiano gli interessi scientifici e la specializzazione dei singoli relatori. Oltre ai già menzionati Antohi, Cicortaș e Dumbravă, hanno partecipato, insieme allo scrivente (The Sources of Hermeneutics in the Work of Mircea Eliade and its Relations With the Phenomenological Direction in the History of Religions), i seguenti relatori romeni: Bogdan Tătaru Cazaban (direttore dell'Istituto di Storia delle Religioni, Accademia Romena) – Hospitalité et résilience dans l’hérmeneutique religieuses d’André Scrima, Mihaela Timuș (Istituto di Storia delle Religioni, Accademia Romena) che ha tenuto una conferenza come Keynote Speaker, intitolato Conservatism and Adaptability. Zoroastrianism facing the Challenges after the Arab Conquest of Iran (7th-10th c. AD), Anca Manolescu (New Europe College, Building Resilience by Peacemakers Professing Muslim and Christian Religion in the Times of Civil War in Lebanon (1975-1990)), Laurențiu Tănase (Facoltà di Teologia Ortodossa, Bucarest, “Masked” Tensions: The Tense Relationship between State and Church during the Pandemic in Romania), Jan Nicolae (Univ. 1 dicembre 1918, Alba Iulia, The “Burning Bush” after the Burning Bush: The Sermons of Fr. André Scrima in Lebanon – the Liturgical Words that Edify an Irenic Community), Ana Petrache (Univ. Angelicum, Roma, Tell Me a Story, Stop the War!), Ioan Alexandru Tofan (Institutul de Istoria Religiilor, Accademia Romena, Mircea Eliade and André Scrima. Spiritual Experience and Method in the Study of Religion), Ana Raluca Alecu (SNPA București, Religious and Anti-Gender Rhetoric in Present-Day Romania: A Story of Resilience and Adaptation). A loro volta, Árpád Kulcsár e Ferencz Szilágyi dell'Università Partium di Oradea hanno tenuto comunicazioni sulle denominazioni protestanti nel nord-ovest della Romania. Da notare che alla Conferenza di Pisa hanno partecipato anche studiosi stranieri, ma affiliati ad istituzioni romene, come ad esempio Philippe Blasen (Istituto di storia «A.D. Xenopol», Iași), con la relazione The Catholic Church in Romania between its Apostolic Mission and the State’s Antisemitic Regulations (1940-1944). Infine, come spesso accade negli eventi scientifici internazionali, c’è da segnalare una categoria, numericamente esigua, di quanti sono emigrati fin da giovanissimi dalla Romania integrandosi appieno nelle comunità scientifiche all’estero, ma la cui attività, quando non riguarda tematiche romene, è meno conosciuta in Romania e nella diaspora.
La prossima conferenza annuale dell'EASR si svolgerà nel 2022 presso l'Università di Cork, in Irlanda, su Religions and States of Freedom (Religioni e Stati di libertà). Dettagli e programma della Conferenza di Pisa sono consultabili qui: https://www.easr2021.org/



Gabriel Badea

(n. 11, novembre 2021, anno XI)