Il fenomeno ART SAFARI alla settima edizione

Nato come un festival non convenzionale dell’arte, Art Safari offriva nel 2014 per quattro giorni consecutivi ai bucarestini, in padiglioni sistemati ad hoc in una piazza al centro della città, più di mille capolavori di artisti affermati e non, contemporanei e non, al fine di aprire l’arte al grande pubblico non solo in quanto mostra ma anche, e soprattutto, in quanto luogo di dibattito sull’arte, sul mercato e sulla circolazione delle opere d’arte, in quanto luogo di incontro fra artisti, critici di vari paesi e visitatori, di presentazioni di libri e di album, di interferenze fra arti visive e musica. Nelle successive edizioni il fenomeno ha perso qualcosa della spontaneità e della freschezza iniziali, acquistando caratteristiche di una certa stabilità e una lieve tendenza a istituzionalizzarsi.
Infatti, le ultime edizioni hanno avuto una durata più lunga e una configurazione alquanto stabile: una mostra retrospettiva di un grande maestro della pittura romena, una o più mostre tematiche di arte romena contemporanea, uno spazio dedicato a un paese o un artista straniero, un altro riservato ai ragazzi – per mostre o/e laboratori –, qua e là piccoli spazi commerciali per i libri d’arte e per l’artigianato artistico. I dibattiti, gli incontri, la vitalità dell’evento sono stati invece relegati in luoghi meno accessibili, cosicché per il visitatore non professionista – target principale dell’evento – sono addirittura scomparsi. Il pericolo di musealizzazione dell’evento è stato tuttavia evitato grazie a un fattore esterno essenziale: l’Art Safari, appoggiato da varie istituzioni e ambasciate, si svolge sotto il patrocinio del CNR Unesco e del Comune di Bucarest che dà anche un aiuto sostanzioso per l’allestimento degli spazi offerti ogni anno per questa grandiosa mostra temporanea. Così, ogni anno la curiosità con cui è atteso l’evento è dovuta non solo al contenuto proposto dai curatori ma anche al posto scelto e all’ingegnosità dell’allestimento. Ed è proprio da questa ingegnosità che voglio iniziare la presentazione di questa settima edizione, svoltasi fra l’11 e il 27 settembre del 2020.

Rimandato da maggio a settembre a causa del coronavirus, l’evento di quest’anno si svolge in due spazi, diversamente interessanti: quello principale è un’ex-banca commerciale, in una delle più importanti arterie del centro-città (Calea Victoriei), costruita intorno a un atrio colossale circondato da ballatoi in cui si aprono, su quattro piani, gli spazi espositivi; l’atrio ha come sfondo la spettacolare tappezzeria dell’artista israeliano Gili Avissar, multicolore e affascinante, che cambia forma e profondità man mano che si fa il giro dell’atrio. Il secondo spazio, ancora più inconsueto, è ospitato nel più grande centro commerciale di Bucarest (AFI Cotroceni), nell’enorme cortile coperto, dall’aspetto rupestre, che d’inverno diventa una pista di pattinaggio su ghiaccio, mentre d’estate (e nel settembre dorato di quest’anno) è occupato da ristorantini accoglienti e bar. Fra questi un recinto generoso, introdotto da un grande disco (9 metri di diametro) raffigurante i 12 segni zodiacali, opera dell’artista romeno, ormai celebre, Obie Platon, racchiudeva una serie di scomparti, ciascuno occupato da opere di vario genere (scultura, arte tessile, pittura, installazioni ecc.) realizzate da artisti giovanissimi e raggruppate per affinità di materia, di colore, di atmosfera. Grande magia di colori, materiali e composizioni nel settore dedicato al design tessile (in massima parte lavori di master della più recente generazione, coordinati dalla professoressa Daniela Frumușanu), e grande effetto delle sculture in legno e gesso di Costin Ioniță. Esperienza sorprendente, estremamente varia e piacevole, questa visita al satellite Art Safari di AFI Cotroceni! Ma la trovata di questo spazio ha, secondo me, il grande merito di far uscire l’arte dagli spazi a essa dedicati per portarla in mezzo alla quotidianità dei bucarestini, per inserirla nella temporalità delle loro compere settimanale, per renderla una piacevole occasione – e, chissà, in un prossimo futuro, anche una necessità – che si affianca in modo naturale al tran-tran della vita collettiva.

Ma ritorniamo alla mostra principale. Essa è articolata in quattro grandi sezioni, cui si aggiungono inaspettatamente camere-sorpresa, con installazioni o giochi di luce di grande effetto, laboratori per ragazzi ma anche piccoli e attraenti spazi commerciali dove si possono trovare raffinate proposte di design artigianale, forniture per pittura e disegno, libri d’arte ecc. Le quattro grandi sezioni sono: un’ampia retrospettiva dedicata a uno dei grandi pittori romeni del Novecento, Georghe Petrașcu. Credevo di conoscere bene i quadri di Petrașcu, i colori pastosi e la scarsa luminosità che non mi avevano mai conquistata. Ma ora a vederne tanti insieme, nella loro immediatezza materica, nella loro forza di realtà presente che può esulare dall’interpretazione, mi hanno entusiasmata. E ho capito meglio quale possa essere il valore e il ruolo di una retrospettiva e trovo azzeccato il titolo di questa, Gheorghe Petrașcu. Il fascino della realtà. Per i nostri lettori italiani, non posso tralasciare l’amore e l’insistenza con cui Petrașcu ha dipinto Venezia e la presenza di Venezia in questa sezione dell’Art Safari.

Una seconda sezione comprende – cosa inconsueta – un’altra mostra d’autore mascherata da mostra tematica, quella dedicata a Sabin Bălașa e intitolata Azzurro. Bălașa (1932-2008), pittore ma anche creatore cinematografico e scrittore, personalità artistica di spicco, riconosciuta e apprezzata a livello mondiale, ossessionata dall’ideale di attuare un nuovo Rinascimento dell’arte, ha fuso in una visione propria, di azzurra serenità e gessosa immobilità, suggestioni che provengono dal simbolismo, dal surrealismo e dalla pittura metafisica di De Chirico. Le sue pitture monumentali (per varie istituzioni di cultura romene, università, il Palazzo del Parlamento ecc.) sono rappresentate nella mostra da alcune gigantografie, dove, più che nel resto dei quadri, predomina quell’azzurro chiaro, luminoso e uniforme, e le sue donne serene e astratte, su quelle creature equine come di gesso, slanciate in un movimento bloccato. L’universo di Bălașa è uno completamente suo, parallelo a quello reale, il che forse fa perdonare la facilità con cui l’artista si è adattato a qualsiasi tematica, persino a quelle richieste politicamente.

La terza sezione – La Scuola di Bucarest – presenta, secondo me, in modo poco convincente e poco articolato, un misero numero di opere di giovani artisti in via di formazione, scelte fra i migliori lavori d’esame. La quarta sezione, presentata con fasto e con troppa insistenza, è The Art of Behaving Badly, firmata dal gruppo Guerrilla Girls. Essa consiste in pochi manifesti di grandi dimensioni, opere di quel movimento del tardo femminismo ma di grande virulenza, nato a New York nel 1985, e attivo ancora oggi negli USA. La produzione artistica del gruppo consiste, oltre ai manifesti, in billboards, stickers, flashmob e varie performance, e milita con coraggio e aggressività contro le ineguaglianze di ogni tipo, ma soprattutto contro quelle di genere. I pochi manifesti presenti alla mostra, di dubbia qualità artistica, esprimono soprattutto la protesta contro la scarsa presenza delle donne nei musei, nelle mostre contemporanee, nella gestione degli affari con l’arte, nella pubblicità artistica. Senza voler sminuire il ruolo fondamentale del movimento femminista nella trasformazione democratica del mondo contemporaneo, non posso non osservare che l’attuale edizione Art Safari dichiara, ingiustamente, che la presenza di questa sezione è uno dei principali pregi dell’evento e ne parla come di «una mostra-fenomeno del celebre gruppo Guerrilla Girls, che dopo la loro presenza al MoMA, al Tate Modern, al Centre Pompidou, alla Biennale di Venezia, al Van Gogh Museum, all’Art Basel e una carriera di quattro decenni, viene in Romania all’Art Safari». Ho citato dal sito dell’Art Safari perché queste stesse parole dimostrano, da una parte, come la lotta delle Girls per l’affermazione dell’arte femminile e femminista è stata subito adoperata e, dunque, annullata dal mercato internazionale dell’arte, e che i quattro decenni menzionati propongono alla Romania un’arte che è tutt’altro che di avanguardia, anzi, è ormai storia. Senza aggiungere poi che i manifesti presentati nella mostra sono contraddetti dalla stessa realizzazione dell’evento artistico romeno, dovuto in gran parte all’iniziativa delle donne, curato in maggioranza da donne e diretto da una donna, la direttrice che ha scritto le parole citate.  È triste constatare che un evento artistico di grande portata e di generosa visione non possa liberarsi di quel pizzico di servilismo da terzo mondo, familiare ai romeni di trenta anni fa.   
Eppure non è questa la conclusione che voglio trasmettere ai nostri lettori bensì la seguente: la settima edizione Art Safari, che in vari modi ha dovuto lottare anch’essa con il coronavirus, è riuscita a prendere vita, a raccogliere opere di valore, a presentarle con intelligenza e fantasia, a diversificarsi e ad attirare un numero importante di visitatori. In un momento in cui la stessa sopravvivenza è diventata un merito, reinventarsi per far sopravvivere l’arte e ridestare l’interesse del pubblico merita tanto di cappello.




Art Safari Victoria Tower



L'illusionismo di Gili Avissar



Gili Avissar



Della serie di Venezie di Georghe Pătrașcu




Della serie di Venezie di Georghe Pătrașcu

 


Della serie di Venezie di Georghe Pătrașcu

 


Sabin Bălaşa

 


Sabin Bălaşa

 


Sabin Bălaşa

 


Sabin Bălaşa

 


Sabin Bălaşa

 


Guerrilla Girls



Guerrilla Girls



Guerrilla Girls

 


Ana Bănică



Freedom Column



Bianca Georgescu



Padiglione AFI FUN ART (Art Safari)



Padiglione AFI FUN ART (Art Safari)



Padiglione AFI FUN ART (Art Safari)



Padiglione AFI FUN ART (Art Safari)



Padiglione AFI FUN ART (Art Safari)



Padiglione AFI FUN ART (Art Safari)



Padiglione AFI FUN ART (Art Safari)



Padiglione AFI FUN ART (Art Safari)



La parete dei visitatori. Disegno collettivo




Presentazione e foto di Smaranda Bratu Elian

(n. 10, ottobre 2020, anno X)




Il sito di Art Safari: www.artsafari.ro