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«La Divina Commedia» raccontata ai bambini da Corina Anton
L'anno 2021 sta volgendo al termine e con esso le celebrazioni dedicate al settimo centenario della morte del sommo poeta, padre della lingua e della letteratura italiana, Dante Alighieri. La nostra rivista ha segnalato più volte l'evento. Questa volta, però, intende presentare una forma di celebrazione molto speciale avvenuta di recente in Romania. Prima di presentarla ai nostri lettori, vorrei ringraziare tutti gli italianisti romeni che hanno contribuito a rendere visibile l'evento dantesco anche nel nostro Paese: l'ampio commento alla Divina Commedia di Alexandru Laszlo (Lectura lui Dante. Infernul. Purgatoriul. Paradisul, Cartier, Chișinău 2021) insignito del Premio Speciale dell'Unione degli Scrittori di Romania, il ciclo di conferenze dantesche tenute da grandi specialisti italiani, organizzato in streaming dal dipartimento di italiano dell'Università di Cluj, il concorso di grafica per adolescenti e bambini realizzato dalla Galleria Basilio di Bucarest, il prossimo colloquio internazionale Dante organizzato dall'Accademia di Romania in Roma (11-12 ottobre 2021) e le due pubblicazioni meno comuni della casa editrice Humanitas di Bucarest: l’una, sotto stampa, su cui i nostri lettori saranno presto informati (Galileo Galilei, Due lezioni sull'inferno di Dante) e Dante raccontato ai bambini da Corina Anton (Dante – La Divina Commedia raccontata ai bambini da Corina Anton. Illustrazioni di Mihail Coșulețu, Humanitas junior, 2021). È di questo contributo alle celebrazioni dantesche che intendo parlare qui perché esso differisce non solo da tutti gli altri sopra citati (dovuti a specialisti e rivolti a un pubblico adulto colto) ma anche dall’insieme dell’editoria romena.
Il libro per ragazzi, fondamentale per la formazione dei futuri adulti, continua a essere - nel nostro Paese e ovunque - la cenerentola della critica letteraria. Quante riviste letterarie serie hanno rubriche dedicate a questo genere o con che frequenza ospitano nelle proprie pagine cronache e analisi a esso dedicate? A differenza dei libri per adulti, i libri per ragazzi sono indissolubilmente legati, da un lato, all'età del destinatario, e dall'altro all'involucro visivo del testo: sono due condizionamenti che mettono a disagio il critico, che dovrebbe avere, oltre alla sua formazione consueta, un’altra in psicologia e pedagogia infantile e un'altra ancora nelle arti visive. Questi impedimenti, cui, con tutta probabilità, si aggiunge un'ingiustificata visione dall'alto, spiegano, forse, la mancanza di appetito della critica per questo genere e spiegano, di sicuro, la mancanza di strumenti critici seri e accreditati per soppesare il valore, il successo o il fallimento delle varie pubblicazioni. Per questo motivo, la presentazione che propongo di seguito si basa sulle mie osservazioni fondate sull'intuizione piuttosto che sulla competenza e, ovviamente, sull'empatia che le ha generate.
Comincio dall'aspetto del libro: cartonato, formato amichevole (a mezza strada tra i libri illustrati per i piccoli e i grandi libri da colorare), né grosso né sottile, con caratteri né grandi, come nei libri per i più piccoli, né piccoli, come quelli dei libri per adulti – quindi un formato che suggerisce di per sé una certa fascia d'età: il ragazzo che legge già da solo, ma che continua a desiderare la lettura e il commento dei genitori. L'aspetto però è coronato dall'illustrazione: l'eccellente idea della casa editrice di realizzare un'edizione illustrata è stata accolta con intelligenza e creatività dall'artista Mihail Coșulețu. Va ricordato che La Divina Commedia è uno dei libri del patrimonio europeo più frequentemente e riccamente illustrati, a partire dai primi manoscritti del XIII secolo fino ai giorni nostri. La spiegazione sta proprio all'interno del testo: l'immaginazione di Dante è prevalentemente visiva, molto suggestiva ed estremamente precisa; il viaggio attraverso i tre regni, direi, richiede di per sé di essere visualizzato. Per questo miniaturisti, illustratori prestigiosi, pittori e grafici di prim'ordine di innumerevoli paesi ed epoche (e in Italia non pochi autori di fumetti) hanno affrontato con passione il testo dantesco. Mihail Coșulețu ha dovuto quindi confrontarsi, da un lato, con una tradizione estremamente ricca e varia, dall'altro, con un testo che non era quello dantesco autentico, ma una sua rielaborazione con un obiettivo ben preciso: far conoscere a un bambino un capolavoro universale. La scelta dell'artista – se mi posso permettere un apprezzamento – è stata meravigliosa: ovvero selezionare episodi fondamentali, renderne l'essenza attraverso la forza del colore, privilegiare lo spazio e l'atmosfera piuttosto che i personaggi, suggerire l'idea del viaggio e della progressione. Ma a parte le tavole illustrate che scandiscono la narrazione, l'artista ha avuto altre due splendide trovate: accompagnare l'introduzione, in fondo alla pagina, con un fine disegno a penna, che suggerisse il viaggio che il piccolo lettore sta per iniziare insieme a Dante; e trattare la lettera incipitaria di ogni capitolo in modo simile e nello stesso tempo dissimile dai manoscritti medievali: simile, perché la lettera diventa una piccola illustrazione, dissimile, perché il trattamento non è applicato solo alla prima lettera ma alle prime tre che così suggeriscono tre passi giocherelloni verso la nuova strada che inizia lì.
Ma torniamo alla sostanza del libro, al testo. I nostri lettori dovrebbero sapere che l'idea di raccontare ai bambini i grandi capolavori della letteratura universale non è nuova nel mondo e non è nuova nemmeno nel nostro Paese. Conosco personalmente le versioni firmate da Mihail Drumeș o Ana Ilaș per la casa editrice Orizonturi o la collana «Libri immortali» della casa editrice Curtea Veche. C'è però una differenza essenziale tra il racconto di Corina Anton e queste versioni: rispetto a quelle di Orizzonti, la differenza deriva dalla densità di idee della narrazione dantesca che richiede una capacità di selezione, di sintesi e di spiegazione difficile per chiunque non sia uno specialista di Dante e del Medioevo come invece è Corina Anton; rispetto alle versioni della raccolta «Libri immortali», scritte da grandi scrittori stranieri, la differenza è che queste sono rivolte ai bambini del proprio Paese, che quindi hanno un certo bagaglio di conoscenze che i narratori presumono siano conosciute e che a un bambino non italiano mancano completamente. Voglio dire che la sfida affrontata da Corina Anton era grande anche perché non poteva utilizzare nessun modello preesistente: il testo di Corina Anton è dovuto esclusivamente alla sua profonda conoscenza del testo dantesco, all'eccezionale intelligenza con cui lo trasmette ai bambini e alla sensibilità materna con cui si rivolge al lettore. Cerco di dettagliare queste qualità del testo di questo meraviglioso libro.
Raccontare La Divina Commedia è facile ed è difficile: è facile perché è il racconto di un viaggio descritto con molta chiarezza; è difficile perché quel viaggio è pieno di una moltitudine di significati e di una moltitudine di informazioni che non possono essere ignorate, che richiedono una selezione estremamente saggia e che possono essere solo in piccola parte soggettive. Anche se viene raccontata a un bambino, la storia non può essere ridotta alla trama, perché allora non si capirebbe la differenza tra La Divina Commedia e un romanzo fantasy. Il problema creato dal lettore-ragazzo è quello di scegliere cosa gli si deve trasmettere oltre agli episodi principali del viaggio e come glieli si deve trasmettere perché il racconto sia a suo beneficio – perché La Divina Commedia è stata concepita da Dante come un libro edificante (e così è), che vuole migliorare il lettore in quanto essere umano. Oltre a questo, se il lettore è un ragazzo non italiano, questi, per comprendere la trama, deve conoscere il contesto in cui nasce il poema, contesto permanentemente presente nel poema stesso. Perciò il racconto di Corina Anton inizia con un'introduzione che delinea questo contesto: com'era il mondo in cui nacque il poema, chi era Dante, quali episodi della sua vita e quali opere facilitano la comprensione dei significati e dello scopo del poema, qual è la struttura del poema, quali sono i grandi temi che propone e perché si chiama così. Ma fin dall'introduzione vediamo che il racconto è pensato come un dialogo permanente tra il narratore e il lettore-ragazzo invitato a lasciarsi trasportare nel viaggio accanto a Dante e invitato a confrontare costantemente il mondo in cui entra, cioè il Medioevo, con il suo, a giudicare sempre ciò che distingue questi due mondi, ma anche ciò che li rende simili.
Dopo la meravigliosa introduzione, che scorre sul disegno a penna di Mihail Coșulețu, entriamo nell'Inferno. Qui i ragazzi scoprono la configurazione e l'atmosfera di questo mondo e la corrispondenza tra queste due e i peccati commessi dai condannati, scoprono cose essenziali su e dagli episodi più significativi e sui personaggi emblematici della cantica; ma al di là di ciò che scoprono, i ragazzi imparano che: l'universo fisico e morale di Dante è ordinato e forse si chiedono come sarà il nostro; apprendono che il male e il bene hanno gradi e sfumature; che la punizione deve essere sempre commisurata al danno arrecato; imparano che il peccato più grande è usare consapevolmente la propria mente per danneggiare un altro; e imparano che è giusto giudicare secondo le loro azioni anche le persone cui si è affezionati. Anche il Purgatorio, regno di coloro che si sono pentiti, è presentato nelle tappe e nei personaggi significativi, ma qui il piccolo lettore comincia a conoscere il pensiero che sta alla base dell'ordine suaccennato: il libero arbitrio e la responsabilità per le proprie scelte, come l’amicizia e l’amore non diminuiscono se donati, come, in modo insolito per noi, il Medioevo interpreta l'età pagana o il legame tra anima e corpo. Il Paradiso, regno dei felici perché nella vita hanno fatto del bene agli altri, stupisce il piccolo lettore con la configurazione del cosmo medievale, con la differenza medievale tra la conoscenza acquisita per via della ragione e quella acquisita per via della fede, e gli insegna quale deve essere il comportamento derivato dalla conoscenza e quanto i modelli umani possano essere utili.
Ma la forza formativa (e la bellezza) del racconto sta nella chiarezza e nella cordialità dello stile, nell'accessibilità del linguaggio e, soprattutto, nello straordinario talento di comunicare con il lettore. E a questo proposito ho individuato tre strategie che vi si alternano: il coinvolgimento empatico (ad esempio, in una descrizione, scivolando dalla presentazione neutra in terza persona, a una seconda persona, a un tu presente in quel paesaggio); l'interrogazione rivolta direttamente al lettore seguita da risposte edificanti (ad esempio, dall'amore per la natura di San Francesco nasce la discussione su come il piccolo lettore si prende lui stesso cura della natura); e la terza, la domanda aperta, cioè quella che non suggerisce una risposta ma la sollecita immediatamente al lettore (ad esempio, dopo aver presentato, nel Paradiso, l'importanza dei modelli umani, la domanda «Tu, piccolo lettore, hai un modello?»).
Ho presentato qui un abbozzo di analisi di un testo che invece vive di calore, di naturalezza e di insegnamenti alti. E poiché si rivolge ai ragazzi, perché cerca di incamminarli per la via diritta e giusta – come ha provato Dante con i lettori del suo tempo – credo ancora che fra tutti gli omaggi resi quest'anno al grande Fiorentino in Romania, e forse non solo, questo sia uno dei più belli, più importanti e più duraturi.
Inferno - Illustrazione 1
Purgatorio - Illustrazione 1
Purgatorio - Illustrazione 3
Paradiso - Illustrazione 1
Paradiso - Illustrazione 3
Smaranda Bratu Elian
(n. 9, settembre 2021, anno XI)
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