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Prossimamente anche in italiano i «Rencontres avec Léon Chestov» di Benjamin Fondane
Nel 1982 apparivano in Francia i Rencontres avec Léon Chestov di Benjamin Fondane presso Plasma, un testo che riuniva i colloqui e gli scambi epistolari con il filosofo russo emigrato in Francia (1866-1938). Fondane avrebbe consegnato il manoscritto inedito a Victoria Ocampo, a Parigi, prima della guerra, la sera del 18 giugno 1939; un periodo in cui egli le confidava i suoi timori di dover abbandonare il proprio domicilio senza poter portare con sé i propri scritti. Quando Victoria Ocampo aprirà il pacco affidatole, dopo la morte di Fondane il 2 ottobre del 1994 a Birkenau, essa vi troverà le istruzioni per una futura pubblicazione. Il poeta vi aveva inoltre aggiunto: «È il bene più prezioso che io possegga». Michel Carassou rispetterà scrupolosamente le sue indicazioni, allorché pubblicherà il testo nel 1982. Egli vi aggiungerà in appendice due studi di Fondane su Šestov (A propos du livre de Léon Chestov Kierkegaard et la philosophie existentielle e Chestov et la lutte contre les évidences) – entrambi pubblicati nel 1937-1938, poco prima che il filosofo russo venisse a mancare il 20 novembre 1938 – e alcuni documenti sulla storia del manoscritto.
Lo stesso titolo dell’introduzione (Lungo le rive del fiume Ilisso), molto personale, che Fondane scrive per il volume, parla in effetti della straordinaria amicizia filosofica che lo avrebbe fatto convertire alla filosofia della tragedia di Šestov; ma soprattutto dei limiti su ciò che un discepolo può trasmettere del pensiero paradossale di un maestro, paragonando la sua relazione col maestro con quella tra Porfirio e Plotino. Šestov poteva forse avere dei discepoli? Il titolo: Sur les rives de l’Ilissus – Lettres et conversations de Léon Chestov che Fondane adotterà per l’insieme del libro, si riferisce alle rive del fiume Ilisso vicino ad Atene, dove ha luogo il dialogo tra Fedro e Socrate sull’amicizia e la dialettica, e riflette l’amicizia appassionata che univa Fondane a Šestov. Šestov non era forse un nuovo Socrate? Il giovane poeta non era forse paragonabile al giovane Fedro esaltato dal discorso di Lisia? Questi incontri non sono forse un esempio eccezionale di una paideia filosofica che trasforma profondamente un’esistenza? Può anche darsi che Fondane fosse altresì sensibile all’appello della perdizione nella scrittura quale venne definito nella seconda parte del Fedro, sottolineando così, indirettamente, che il dialogo trascritto in questi Rencontres riportava la parola vivente di Lev Šestov.
Sappiamo che Benjamin Fondane (1898-1944), giovane poeta e critico romeno di origine ebrea emigrato a Parigi alla fine del 1923, dopo aver sfiorato le avanguardie, adotterà la filosofia esistenziale di Lev Šestov, che avrebbe incontrato nel 1924 a casa di Jules de Gaultier. È nel corso di questi dialoghi, iniziati tra il 1926 e il 1929, che ha luogo la lunga metamorfosi del poeta in filosofo. Da principio timido e senza esperienza, il giovane uomo esita a seguire la filosofia della tragedia del maestro, ma presto recupererà il tempo perduto dopo aver subito lo shock causato della morte del suo amico Armand Pascal – evento che lo porterà a scrivere la poesia Ulysse (1933). Per sua stessa ammissione, è l’esperienza dell’infelicità (malheure) a unirlo intimamente alla ricerca di Šestov. Da quel momento in poi la scrittura poetica e la ricerca filosofica si congiungeranno tra loro, come attestano le poesie contenute nel Mal des fantômes, la sua opera poetica completa, dedicate a Lev Šestov. D’ora in poi i suoi scritti di estetica (Faux Traité d’esthétique, 1938), la sua poesia, il suo teatro, i suoi saggi filosofici (La Conscience malheureuse, 1936) saranno impregnati nella ricerca appassionata della filosofia esistenziale. Il giovane poeta non attuerà una semplice volgarizzazione del pensiero di Lev Šestov, ma lo amplierà con un’interpretazione delle opere di Rimbaud e di Baudelaire, creando una nuova poetica. Questi dialoghi ci consentono inoltre di seguire le reazioni di Fondane e Šestov ai fascismi, all’avvento di Hitler e all’emergere dei totalitarismi, dimostrando così tutta l’attualità del loro pensiero. A questo proposito, segnaliamo che le edizioni Le Bruit du temps hanno appena pubblicato in Francia, molto opportunamente, Qu’est-ce que le Bolchevisme? a cura di Ramona Fotiade, un testo che riunisce gli scritti politici inediti de Lev Šestov.
«Inoubliable après-midi! A peine étais-je arrivé, Chestov préparait le thé, et, je ne sais comment, les premières banalités échangées, les événements du jour exfoliés, le crépuscule nous trouvait en pleine marée, en plein dialogue philosophique. Dialogue? Je me flatte! C’était un monologue, un soliloque, j’étais à peine présent, un véritable dialogue de l’âme avec elle-même». (Fondane) In effetti, con Šestov affrontare il problema fondamentale, «il più importante» di Plotino – il quale ha come obiettivo di liberarci «dall’incubo della realtà visibile» e chiama in causa i rapporti dell’uomo con Dio – è richiesta di solitudine: «una ricerca che non si fa in comune, dove non esiste né maestro né discepolo, e dove l’uomo, dopo il venire meno delle evidenze, rimane in attesa ‘delle rivelazioni della morte’».
I Rencontres evocano con discreta emozione questo risveglio filosofico, la pazienza e il silenzio del maestro, come anche le confidenze, le letture dei manoscritti, fino alla morte del filosofo russo che, al momento, era ancora in possesso delle sue piene facoltà e che avrebbe pubblicato, da ultimo, il suo Kierkegaard e la filosofia esistenziale.
Nel paesaggio della filosofia esistenziale degli anni Trenta, il pensiero del maestro russo si distingue nettamente dalle opere degli altri filosofi dell’esistenza, come Jean Wahl, Gabriel Marcel, Maritain, Heidegger, Lévinas, o anche da Camus e da Sartre. Fondane, che ha sfiorato il dadaismo, apprezzava in Šestov il filosofo «ironico, cinico e immoralista» la cui «tensione verso libertà è tale, che questa confina con l’anarchia», ovvero era «un Voltaire del negativo», secondo la definizione che Fondane adotta nella sua introduzione ai Rencontres.
Proprio come l’opera di Cioran, l’opera di Šestov chiama in causa e mette pericolo colui che tenta di vivere e far sue queste domande. Invece di una consolazione e una pacificazione, l’atto filosofico diventa dunque un rischio che colloca il soggetto nello sprofondamento di ogni certezza. I dialoghi nel testo di Fondane evocano le polemiche e i rapporti che Šestov intrattiene con Buber, Heidegger, Maritain, Husserl, Jean Wahl, Gilson, Berdiaeff, Bespaloff, ecc., nel contesto politico degli anni Trenta in cui si affermavano i totalitarismi, ma, soprattutto, permettevano anche di seguire dall’interno i progressi delle opere degli stessi Fondane e Šestov. Ne esce un ritratto intimo e familiare di due uomini uniti dalla stessa ricerca e da un’amicizia ugualmente corrisposta. I Rencontres avec Léon Chestov rappresentano l’unica testimonianza personale – una vera confessione – scritta da Fondane su questa amicizia filosofica d’eccezione. Il suo arresto a Parigi, il 7 marzo del 1944, e successivamente la sua deportazione a Drancy e in seguito ad Auschwitz, interromperanno brutalmente il corso delle sue opere. Il suo Baudelaire et l’expérience du gouffre (pubblicato presso Seghers nel 1947) era ancora inedito.
La serie di traduzioni delle opere di Benjamin Fondane portata avanti da Luca Orlandini ha già offerto al lettore italiano il Baudelaire e l’esperienza dell’abisso (Aragno, Torino, novembre 2103), il Falso Trattato d’estetica (Mucchi, Modena, novembre 2014), e ora anche La coscienza infelice (attualmente in pubblicazione). Così, dobbiamo felicitarci, oggi, della traduzione e prossima pubblicazione, sempre da parte di Orlandini (come curatore e traduttore), dei Rencontres avec Léon Chestov in italiano; di un testo che permetterà al lettore di conoscere in un modo più intimo e umano l’Opera di un autore la cui importanza è oggi incontestabile.
Olivier Salazar Ferrer
Traduzione italiana di Luca Orlandini
(n. 11, novembre 2015, anno V)
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