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Le relazioni tra la Romania di Nicolae Ceauşescu e l’Italia nel volume di Ida Libera Valicenti
Con L’Italia nella politica estera della Romania di Ceauşescu (Nuova Cultura, Roma 2019), Ida Libera Valicenti firma un imponente volume per lunghezza e profondità di indagine, di grande importanza per la comprensione dei rapporti politici e diplomatici tra Italia e Romania in un lasso di tempo che va dal 1965 al 1989. Come anche sottolineato da Giuliano Caroli, professore ordinario di Relazioni Internazionali presso la «Niccolò Cusano» di Roma, nella sua prefazione, Valicenti «ha svolto un enorme lavoro negli Archivi romeni, in particolare in quello di Stato e in quello del Ministero egli Affari Esteri, studiando documenti di diversa natura, non solo quelli relativi alle visite di Stato ma anche quelli relativi alle numerose interviste che i giornalisti italiani fecero a Ceauşescu, divenuto anche Capo dello Stato».
Attualmente ricercatrice presso l’ICUB, centro di studi avanzati dell’Università di Bucarest, e con un passato da ricercatrice in Romania presso vari enti – cosa che l’hanno portata a una perfetta conoscenza linguistica, essenziale per poter studiare le fonti archivistiche primarie –, Valicenti ha sviluppato il suo lavoro secondo molteplici linee di analisi, in tre macro-parti che coincidono a: 1. «Le relazioni tra Italia e Romania nei primi anni del governo Ceauşescu (1965-1969)»; 2. «Le relazioni tra Italia e Romania negli anni di piombo (1970-1979)»; 3. «Le relazioni tra Italia e Romania negli anni dell’implosione comunista (1980-1989)».
Valicenti è sempre attenta a due elementi: in primo luogo la contestualizzazione storica, che rappresenta la prima ossatura delle varie sezioni; quindi procede con un’attenta analisi dei documenti da lei ricercati presso gli Archivi romeni. La forza del volume è esattamente in questo ponderato equilibrio tra la contestualizzazione e l’uso di fonti primarie. Queste rappresentano l’elemento di assoluta novità, poiché la studiosa per prima ha potuto visionare fascicoli e documentazione sino ad ora secretati. Si ha così una indagine rigorosa e precisa dei rapporti tra i vari partiti italiani e il Partito Comunista Romeno, rapporti sviluppati in specifici capitoli che prendono in considerazione – nella periodizzazione in tre parti sopra descritta – ovviamente il Partito Comunista Italiano, la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, il Partito Liberale. A questo si affianca il carteggio con esponenti di primo piano della politica italiana quali Giorgio La Pira, Giulio Andreotti o Bettino Craxi.
Non si tratta quindi di una semplice indagine dei rapporti tra governo romeno e italiano, ma, come visto, è un’analisi sulle relazioni con ogni singola realtà politica e partitica italiana. Questa prospettiva dà, di per sé, una profondità di indagine evidente e fornisce elementi importanti per ricostruire i rapporti tra i due paesi per quasi venticinque anni. Tuttavia Valicenti, come già fatto notare da Caroli, non si ferma ai partiti, ma allarga il campo di indagine al ruolo della stampa italiana nella «narrazione», descrizione e percezione di Nicolae Ceauşescu. Ecco quindi che Valicenti lavora sui resoconti del maggio 1969 da parte del «Corriere della Sera” diretto da Giovanni Spadolini, analizza i contributi di Giuseppe Boffa per «L’Unità», di Giancarlo Vigorelli, di Valerio Pellizzari per «L’Europeo», o l’intervista di Renato Catucci per la RAI. E ancora le interviste, negli anni ’80, di Ettore Petta per il «Corriere della Sera» e di Arturo Pellegrini per «Il Popolo», sino al ritratto di Ugo Ragozzino sull’umanesimo politico di Ceauşescu per «La Gazzetta del Mattino».
Vi è quindi una chiara complessità di indagine nel lavoro di Valicenti, che trova un altro elemento di merito nelle appendici. Se la bibliografia ragionata – e suddivisa come avviene negli studi di politologia e relazioni internazionali in fonti primarie e secondarie – è di ampio respiro, di ancor maggior pregio sono i documenti originali che riproduce sotto forma di appendici fotografiche alla fine di ognuna delle tre parti del libro: tra queste, quelle a conclusione della Parte I «Conversazioni tra il Segretario del PCR Nicolae Ceauşescu e il Ministro degli Affari Esteri Amintore Fanfani. Eforie Nord, 10 agosto 1967» e della Parte III «Conversazioni tra il Segretario del PCR Nicolae Ceauşescu e il Presidente della Camera dei Deputati Nilde Iotti. Bucarest, 6 marzo 1981».
Frutto di un lavoro di ricerca pluriennale, L’Italia nella politica estera della Romania di Ceauşescu è, in conclusione, un volume di grande importanza per delineare i rapporti tra Italia e Romania e allo stesso tempo per ricostruire parte della storia di Romania della seconda metà del XX secolo.
Armando Rotondi
(n. 12, dicembre 2019, anno IX)
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